Rifiuti, Oikos risponde picche all’invito della Regione «Non possiamo ricevere altri rifiuti». Si cerca piano B

Il provvedimento tampone per far rientrare l’emergenza rifiuti in Sicilia rischia di non essere attuato così come pensato dalla Regione. Delle tre discariche a cui il governo Musumeci ha chiesto uno sforzo maggiore per compensare gli effetti della saturazione di quella di Lentini, potrebbero essere solo due a rispondere all’appello. Dopo Catanzaro Costruzioni, la società privata che gestisce la discarica di Siculiana, e la Srr Caltanissetta Sud, che si occupa di quella pubblica di Gela, la settimana è trascorsa in attesa che Oikos – proprietaria della discarica di Motta Sant’Anastasia – battesse un colpo. Ma la fumata finora è stata nera e così potrebbe rimanere, nonostante i ripetuti richiami del dipartimento regionale Rifiuti che ha ricordato che nell’ultima ordinanza firmata da Nello Musumeci sia specificato che le discariche sono vincolate ad andare incontro alle esigenze regionali. 

La società della famiglia Proto sottolinea però che l’opposizione all’aumento della quantità di rifiuti in ingresso non è dettata da mancanza di volontà ma da questioni logistiche. «Abbiamo rappresentato all’amministrazione pubblica che per ragioni tecniche già comunicate da circa un anno – fa sapere Oikos a MeridioNews – non siamo in grado di accogliere un ulteriore incremento degli abbancamenti. La Oikos riceve già circa 3900 tonnellate a settimana e tale quantitativo rappresenta da tempo il massimo sforzo gestionale che è stato possibile mettere in campo proprio per fare fronte ai recenti e reiterati inviti della Regione». 

Se le cose rimanessero così, i piani dell’assessora Daniela Baglieri e del dirigente generale Calogero Foti verrebbero messi in discussione: da Palermo, infatti, era stato disposto che Oikos, così come Catanzaro Costruzioni, ricevesse 2300 tonnellate in più a settimana per due mesi, mentre ammonta a 3400 tonnellate settimanali le quantità richieste a Gela. «Oikos ci ha detto che hanno necessità di effettuare dei lavori all’interno della discarica e che per il momento non possono ricevere ulteriori quantitativi», conferma Foti a MeridioNews. Nelle parole del dirigente sembra esserci la speranza di trovare un modo per riuscire a poter contare anche sulla discarica di Motta Sant’Anastasia. «Ci incontreremo per capire il da farsi», chiosa. Tra la Regione e Oikos, da un anno a questa parte, resta pendente anche la questione della possibile revocare dell’autorizzazione ambientale dopo il riesame disposto da Musumeci ed effettuato dalla commissione tecnico-specialistica. 

Intanto, anche questa mattina, i sindaci di mezza Sicilia incrociano le dita sperando di riuscire a entrare nell‘impianto di trattamento meccanico-biologico della Sicula Trasporti. Il passaggio è fondamentale prima che l’indifferenziata possa essere smaltita in discarica. Sul punto la società oggi amministrata dal tribunale di Catania, dopo il sequestro ai fratelli Leonardi, è stata chiara: i cancelli restano aperti fino al raggiunimento del quantitativo quotidiano gestibile. A tal proposito, stando a quanto risulta a MeridioNews, la Regione sarebbe intenzionata a verificare se i ritmi di Sicula possano essere in qualche modo accelerati. La società, dal canto suo, ha fatto presente di non essere in grado di recuperare l’arretrato accumulato nei giorni in cui il sistema si è bloccato.

Negli uffici regionali si cerca anche di capire nei prossimi mesi quale sarà la produzione di rifiuti in Sicilia. L’auspicio è di poter rivedere al ribasso il fabbisogno giornaliero. Una possibilità che deriva dalla conclusione della stagione turistica e dalla necessità di fare il punto sui livelli raggiunti nella raccolta differenziata. A livello regionale le ultime stime potrebbero superare il 45 per cento, grazie ai miglioramenti registrati a Messina. Altrove invece il quadro resta ancora deficitario, come a Catania dove la differenziata è ancorata a percentuali di poco sopra la doppia cifra. 

Il capoluogo etneo è quello che più risente della saturazione della discarica di Lentini. Da giorni i catanesi fanno i conti con cassonetti sempre pieni e microdiscariche in più punti della città. Non sono mancati i casi di incendi di cumuli di rifiuti. Ieri, per esempio, Dusty ed Energetikambiente sono riuscite a conferire a Sicula Trasporti soltanto 463 tonnellate, tra le 6 e le 8.15. Ovvero fino a che i cancelli di Lentini sono rimasti aperti. A restare in strada, invece, sono state più di cinquecento tonnellate. Ed è proprio per cercare di «garantire le condizioni minime di decoro ambientale» che ieri pomeriggio la Regione ha autorizzato un conferimento straordinario di 1500 tonnellate dal suolo catanese all’impianto di Bellolampo a Palermo. Il servizio partirà da oggi e andrà avanti fino a quando sarà raggiunta la capacità autorizzata. Catania paga ancora la mancata estensione all’intero territorio comunale della raccolta porta a porta, una gestione che dovrebbe essere implementata con l’avvio del contratto con le imprese che si sono aggiudicate l’appalto settennale per le parti nord e sud del capoluogo. Per la zona del centro, invece, bisognerà attendere una nuova gara, dopo che la precedente è andata deserta. 

Ma per quanto la città dell’elefante sia centrale nelle criticità regionali, in tutta la Sicilia c’è la necessità di ragionare su alternative praticabili a breve-medio termine, cioè finché l’isola non si doterà di sufficienti impianti di trattamento dei rifiuti. L’unica via percorribile sembra essere quella di smaltire la spazzatura fuori dai confini regionali, senza escludere l’ipotesi estero. Anche per questo la prossima settimana le 18 Srr potrebbero essere convocate dal dipartimento regionale per riferire sullo stato di avanzamento degli iter che dovrebbero portare all’affidamento del servizio di trasporto fuori dalla Sicilia. Le Srr sono gli enti a cui, stando all’attuale legge regionale, spetta la pianificazione del ciclo dei rifiuti all’interno dei singoli ambiti territoriali. Mesi fa, ognuna di esse ha indetto una manifestazione d’interesse per sondare il mercato, ma da allora passi avanti – a partire dall’indizione delle gare d’appalto – ne sono stati fatti molto pochi.


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