Rifiuti, l’accesso agli atti negato ai consiglieri «Questione di segretezza opposta dalla Dusty»

C’è una cosa su cui tutti sono d’accordo: la raccolta dei rifiuti a Catania non funziona. Di chi sia la colpa, però, non è chiaro: della ditta, la Dusty, spesso definita inadeguata? Dell’amministrazione attuale che non controlla abbastanza bene? Dell’amministrazione vecchia che ha predisposto un bando e un capitolato d’appalto inefficienti? Forse di tutt’e tre le cause messe insieme? Certo è, però, che il Consiglio comunale il suo lavoro di vigilanza non può farlo se non gli si danno i documenti che riguardano l’appalto. È questo uno dei temi che tengono banco durante la seduta straordinaria del senato cittadino che ha per oggetto proprio la questione della spazzatura in città. Una riunione richiesta dal consigliere cinquestelle Graziano Bonaccorsi e presto diventata un lungo elenco di inadempienze: cassonetti troppo pieni, spazzamento insufficiente, numeri sulla raccolta differenziata che si fanno sempre più piccoli, documentazione che viene richiesta ma non viene fornita, e poi quella faccenda – raccontata da MeridioNews – della sospensione delle sanzioni nei confronti di Dusty per i primi 20 giorni di appalto (cioè quelli che il Comune definisce «di avvio a regime»).

«Ho fatto richieste di accesso agli atti e mi è stato risposto, dopo varie insistenze, che avrei potuto solo visionare i documenti nelle stanze della direzione Ecologia», racconta l’esponente del Movimento 5 stelle Bonaccorsi. Testimonianza che arriva, uguale, da Salvo Peci, presidente della commissione consiliare che si occupa di Nettezza urbana. Un’esperienza, quella della possibilità di visionare i documenti solo sotto lo sguardo vigile dei dipendenti comunali, comune a chiunque finora abbia domandato di potere scoprire con quale offerta tecnica l’impresa catanese si sia presentata alla gara ponte. «La ditta ha opposto una questione di segretezza del  know how aziendale», replica l’assessore all’Ecologia Fabio Cantarella. Per spiegare meglio: per mostrare il progetto della Dusty, l’amministrazione comunale chiede il permesso alla Dusty. E, alla fine, l’unica cosa che consiglieri comunali, attivisti e giornalisti possono fare è leggere il faldone, senza averne copia. 

Così come non si è avuta copia del verbale della riunione durante la quale l’amministrazione e la Dusty hanno concordato i venti giorni per l’avvio a regime dell’appalto, durante i quali le sanzioni non sono state erogate. «Chiediamo il parere dell’avvocatura comunale», dice la pentastellata Lidia Adorno. «Senza avere visto il contratto non mi sento di rispondere – interviene l’avvocato Marco Petino – Le questioni vanno studiate nel merito». La questione della «prassi», dunque, è più complicata che una semplice questione di buonsenso, come dicevano negli uffici dell’Ecologia. Tanto più che nel capitolato d’appalto non ce n’è traccia. «Il diniego dei documenti è una cosa gravissima – attacca Sebastiano Anastasi, capogruppo di Grande Catania – Io voglio conoscere nel dettaglio i contraddittori avviati con la ditta, sapere chi sono i sorveglianti e chi, a sua volta, sorveglia loro, quali e quanti sono i mezzi in strada e di che tenore sono i nuovi numeri sulla raccolta differenziata. Non vorrei che fossimo scesi anche rispetto alla passata amministrazione». Una stoccata che registra un’alzata di sopracciglio da parte dell’ex sindaco e attuale consigliere comunale Enzo Bianco, seduto sugli scranni dell’opposizione ma senza dire una parola.

Uno dopo l’altro gli interventi si susseguono, non senza qualche confusione sul merito delle questioni. Daniele Bottino, capogruppo di Con Bianco per Catania, pur riconoscendo all’assessore Cantarella «una disponibilità e un impegno ventiquattr’ore su ventiquattro», domanda retorico: «È l’amministrazione sottomessa alla ditta o è la ditta che dovrebbe essere sottomessa alle regole dell’amministrazione?». In punta di fioretto entra anche Manfredi Zammataro, di Diventerà bellissima: «Viene da domandarsi se chi è stato parte della vecchia maggioranza abbia vissuto su Marte – dice, riferendosi agli eletti che siedono attorno all’ex primo cittadino – Sembra che per cinque anni siamo stati governati da uno Stato estero. Dove guardavano mentre l’intero ufficio Ecologia veniva smantellato dalla magistratura?». Ad ascoltarlo, però, manca proprio Enzo Bianco: silenzioso com’è arrivato, dopo avere salutato calorosamente la segretaria generale Antonella Liotta, l’ex sindaco va via alle 20.14. Un’ora e un quarto dopo l’apertura della seduta. Ma ce n’è anche per la maggioranza attuale: «Non è stata un’idea brillante – chiude Zammataro – impugnare l’ordinanza del presidente della Regione Nello Musumeci». Cioè la decisione che impone di arrivare al 30 per cento di differenziata, pena il commissariamento e l’invio, a proprie spese, dei rifiuti indifferenziati fuori dalla Sicilia. Una frecciatina neanche troppo velata, sintomo di una crepa che via via sia allarga tra il partito del presidente regionale e la giunta di Palazzo degli elefanti.


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