L'impresa della famiglia Leonardi, che vorrebbe realizzare il primo gassificatore nell'isola, lancia un avvertimento: lo spazio per abbancare sta per esaurirsi. Sullo sfondo c'è il progetto di ampliamento e la cronica lentezza del pubblico a trovare alternative
Rifiuti, la Sicula Trasporti dà l’ultimatum a Musumeci Senza ok a nuove vasche, cancelli chiusi a fine giugno
Da un’emergenza all’altra. Dal Covid-19 ai rifiuti il passo è davvero breve, almeno in Sicilia. Presto l’isola si ritroverà per l’ennesima volta a fare i conti con l’intrigato binomio formato da munnizza e discariche. L’allarme è contenuto in una nota, datata 11 maggio, con cui la società Sicula Trasporti della potente famiglia imprenditoriale dei Leonardi annuncia alla Regione, e al presidente Nello Musumeci, le ore contate per il conferimento dei rifiuti nell’impianto di Grotte San Giorgio, nel territorio di Lentini. L’inghippo sta tutto nel progressivo esaurimento delle vasche per il conferimento della più grande discarica dell’isola.
L’ultimatum dei Leonardi ha una data precisa da segnare nel calendario. «Dal 30 giugno – si legge nella nota dell’avvocato Bonaventura Lo Duca – non sarà più consentito il conferimento dei rifiuti pretrattati provenienti dai seguenti soggetti conferitori». Segue un elenco di 13 società. Tra queste quelle che si occupano della raccolta a Palermo, Trapani e Messina e Ragusa. Un totale di oltre duecento Comuni coinvolti nella perenne fase emergenziale che ogni mese scaricano a Grotte San Giorgio circa 58mila tonnellate.
«Il bacino della discarica dovrebbe essere destinato – continua il documento – prioritariamente ai rifiuti provenienti dall’ambito provinciale di appartenenza». Per i Leonardi l’emergenza, nonostante sembri un paradosso, potrebbe trasformarsi in una perdita economica. Il continuo afflusso di rifiuti già lavorati rallenta l’impianto di trattamento meccanico biologico interno e il successivo conferimento nella stessa discarica. «Sicula Trasporti sarà costretta a fermarsi oppure a conferire la spazzatura in altri siti, con buona probabilità fuori dal territorio regionale», sottolinea il legale.
Ma a fornire la soluzione al problema – appena tre giorni dalla nota che annuncia il countdown – è stata la stessa impresa. Come dire: la Sicula toglie, la Sicula dà. In realtà, non si tratta di una novità: i Leonardi hanno in mente di ampliare il proprio business e per questo, a fine 2019, hanno presentato un’istanza per la realizzazione di tre nuove vasche, per un totale di 4,5 milioni di metri cubi di capacità. Quantità che, stando agli attuali trend di conferimento, garantirebbe spazio per almeno altri sei anni. In alternativa, invece, l’orizzonte temporale si ridurrebbe decisamente: le proiezioni parlano di un esaurimento dello spazio nella vasca attualmente in uso a inizio marzo 2021. Dieci mesi in cui per la Sicilia si potrebbe presentare in maniera violenta l’emergenza munnizza e per la Sicula Trasporti lo spauracchio di vedere stoppati i profitti, non avendo più dove abbancare la spazzatura.
È per questo che dall’azienda nei mesi scorsi sono partiti solleciti e diffide affinché l’iter all’assessorato regionale all’Ambiente possa accelerare. «A tutt’oggi – si legge nella nota – nonostante il progetto sia stato dichiarato procedibile in data 13 dicembre 2019, e siano anche scaduti, da oltre due mesi, i termini per la presentazione delle osservazioni e richieste di integrazioni, la convocazione della prevista conferenza dei servizi è ancora di là da venire». A pesare nelle valutazione dei Leonardi è la consapevolezza che, ottenute le autorizzazioni, le nuove vasche dovranno essere costruite.
Dall’altra parte del tavolo c’è il governo Musumeci con la riforma dei rifiuti, basata su potenziamento della differenziata e dell‘impiantistica pubblica (discariche comprese), che dall’anno scorso non ha fatto passi avanti all’Ars. Una lentezza che si scontra non solo con la rapidità del privato a fiutare il profitto, ma anche con i volumi di spazzatura che ogni giorno vengono prodotti in Sicilia. Specialmente in quelle città in cui la differenziata resta al palo. In tal senso una menzione – per nulla d’onore – va al Comune di Catania. Ultima tra le grandi città in tema di differenziata e con una gara d’appalto settennale che non riesce a essere aggiudicata, per la scelta delle imprese di disertarla.
Nel caso il progetto di ampliamento dei Leonardi, che restano sempre in attesa di capire se riusciranno a essere i primi nell’isola a realizzare un gassificatore per bruciare i rifiuti urbani, si inceppasse, di piani b per la Regione Siciliana ce ne sarebbero. A partire, come detto, dal realizzare impianti pubblici. Un obiettivo sbandierato da Musumeci e dall’assessore regionale Pierobon, ma che nella concretezza dei fatti lungi dall’essere raggiunto: a individuare i luoghi in cui gli impianti andrebbero realizzati sono quelle Srr che il governo vorrebbe mettere in soffitta a vantaggio delle Ada. Acronimi dietro i quali ci sono tutti i limiti della politica a fare scelte impopolari, come quella di trovare spazi per costruire una discarica pubblica. «In provincia di Catania, per esempio, dove bisognerebbe farla? Chi è che la vuole? Pensi che c’è chi ha ipotizzato di farla poco fuori dal Parco dell’Etna», confida un dipendente dell’assessorato. Prospettive paradossali. Che qualcuno, dalle parti di Lentini, sarebbe pronto (e interessato) ad allontanare.