Rifiuti, Cts boccia progetto di ampliamento della discarica di Lentini. Adesso la palla passa a Schifani

Nei giorni in cui a tutte le latitudini circolano le letterine per Babbo Natale, sui tavoli della Regione Siciliana resta ferma, da settimane, una missiva di tutt’altra natura. Riguarda il parere che la commissione tecnica-specialistica dell’assessorato al Territorio ha dato al progetto di ampliamento della discarica di Sicula Trasporti, a Lentini. Si tratta del riesame di una valutazione che l’organismo aveva già dato in primavera, dichiarando incompatibile dal punto di vista ambientale l’idea di sfruttare ulteriori 27 ettari di contrada Grotte San Giorgio per la costruzione di nuove vasche in cui tornare ad abbancare rifiuti indifferenziati. Negli ultimi mesi, i responsabili della società, che dal 2020 è guidata dagli amministratori giudiziari nominati dal tribunale, hanno provato a fare cambiare idea ai consulenti della Regione, senza però riuscirci: il nuovo parere della Cts, infatti, ha confermato il mancato superamento di numerose criticità e i rischi che deriverebbero da un ampliamento per quanto riguarda l’ambiente idrico, la qualità dei suoli ma anche dal punto di vista di fauna e flora. Tra i tanti paradossi che in Sicilia hanno caratterizzato la gestione dei rifiuti negli ultimi decenni, c’è infatti quello per cui una delle discariche più grandi e utilizzate si trova non distante dai siti sottoposti a tutela ambientale da parte dell’Unione europea. È il caso della zona speciale di conservazione Foce del fiume Simeto e lago Gorgnalunga e della zona di protezione speciale Biviere di Lentini, tratto del fiume Simeto e area antistante la foce

Ma questo non il solo punto debole del progetto di Sicula Trasporti, presentato alla Regione quando ancora ai vertici della società c’erano i fratelli Antonello e Salvatore Leonardi, poi arrestati e oggi a a giudizio nel processo Mazzetta Sicula. La commissione ha infatti rimarcato come la discarica, comprese le nuove aree che verrebbero utilizzate, ricada a meno di tre chilometri rispetto ai centri abitati di Fontanarossa, a Catania, e Bonvicino, una contrada che appartiene al territorio comunale di Lentini. La distanza è fondamentale, in quanto rappresenta il limite minimo per pensare di potere realizzare un sito di abbancamento in un’area che dal punto di vista catastale al momento risulta destinata a verde agricolo.

A non essere stata superata resta poi la questione concernente la compatibilità del progetto di Sicula con il piano d’ambito della Srr Siracusa, ovvero l’autorità che in provincia dovrebbe occuparsi della gestione dei rifiuti. In questo caso il riferimento della Cts va a quello che la normativa regionale in vigore, che doveva essere oggetto di una riforma rimasta poi in pancia al governo Musumeci, prevede che il ciclo dei rifiuti, anche per via del principio di prossimità per lo smaltimento previsto dalla Comunità europea, avvenga all’interno dell’ambito in cui ricade l’impianto. In parole più semplici, significa che in contrada Grotte San Giorgio dovrebbero finire soltanto i rifiuti prodotti nel Siracusano. Dal canto suo, invece, Sicula Trasporti ha presentato un progetto per quattro milioni e mezzo di metri cubi che, ai ritmi attuali di produzione di rifiuti nell’intera isola, potrebbero garantire un’autonomia di circa cinque anni. La società, per giustificare una capacità che andrebbe ben oltre il fabbisogno della Srr Siracusa, ha ricordato di avere stipulato un centinaio abbondante di convenzioni con Comuni siciliani e di essere stata individuata più volte dalla Regione come sito di smaltimento per la spazzatura proveniente anche da altre parti dell’isola. La spiegazione, tuttavia, non è servita a superare i rilievi della Cts, che ha rimarcato come la normativa dica tutt’altro in materia di pianificazione degli impiantistica. Il tema riporta l’attenzione sulle 18 Srr attualmente presenti in Sicilia e che in molti casi in questi anni si sono contraddistinte per un’inezia che ha portato al mancato aggiornamento dei singoli piani d’ambito al nuovo piano regionale dei rifiuti e, di conseguenza, all’impossibilità di potere ambire all’utilizzo dei fondi del Pnrr per realizzare nuovi impianti pubblici.

Incassato il no, a Sicula Trasporti, che da oltre un anno fa ricorso ad alti siti di smaltimento per conferire i rifiuti trattati dall’impianto di trattamento meccanico-biologico di proprietà, e che nei mesi scorsi ha annunciato di avvalersi anche di termovalorizzatori presenti all’estero, non resta che attendere cosa deciderà di fare la Regione. Nello specifico, Elena Pagana, l’assessora al Territorio del neonato governo Schifani. Infatti, i pareri della Cts non sono vincolanti e, per quanto in questi anni hanno rappresentato un punto di riferimento per le decisioni del governo, potrebbero comunque essere superati dall’organo politico. Sulla carta, quindi, Schifani e Pagana potrebbero decidere di discostarsi dalle valutazioni della Cts e autorizzare Sicula Trasporti.

Peraltro – a dispetto degli anni scorsi in cui il presidente Nello Musumeci più volte difese l’operato della commissione – i rapporti tra l’attuale governo e l’organismo presieduto dal professore Aurelio Angelini – sembrano essersi deteriorati. Prima in campagna elettorale e poi una volta arrivato a palazzo d’Orleans, il governatore ha ribadito la volontà di mettere mano alla Cts. «Abbiamo evidenziato le criticità di una struttura che va rivisitata, anzi rivoluzionata nell’interesse di tutto il sistema», ha dichiarato nei giorni scorsi Schifani. L’accusa è quella di avere fatto da tappo ai tanti progetti di impianti presentati alla Regione; tesi che più volte è stata smentita dai dati provenienti da indagini proposte da soggetti terzi ma che è stata sufficiente per spingere Angelini a presentare le dimissioni. Le stesse che da qualche tempo sono ferme, così come il parere sull’ampliamento della discarica di Lentini, sul tavolo dell’assessora Pagana. 


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