La notizia della sua morte avvenuta a gennaio, era arrivata solo lo scorso aprile, dopo tre anni di silenzio sulle sue sorti dopo il rapimento. Sul rientro a Palermo non si hanno ancora notizie. Gli amici non vogliono parlare: «Cos'altro c'è da aggiungere? - dicono - Non è stato già abbastanza oltraggioso che il governo abbia confessato dopo 4 mesi dalla sua morte?»
Rientrata in Italia la salma Giovanni Lo Porto La madre ora in viaggio per Roma, non era lì ad accoglierlo
Esattamente com’è morto, nel silenzio più assoluto, i resti di Giovanni Lo Porto, sono rientrati in Italia. L’annuncio arriva tramite una nota pubblicata oggi sul sito del Governo e recita: «Le spoglie del cooperante italiano Giovanni Lo Porto sono rientrate in Italia, coerentemente con gli impegni assunti dal Governo in sede parlamentare. A darne notizia alla famiglia, rinnovando il proprio cordoglio, è stato il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che ha seguito personalmente la vicenda. Il Governo ha operato affinché, dopo la sua tragica morte, fosse data a Lo Porto degna sepoltura, dando così un luogo del dolore alla famiglia, a quanti lo hanno conosciuto ed apprezzato per il suo limpido e straordinario impegno e agli italiani tutti. In memoria di Lo Porto e delle attività umanitarie da lui svolte saranno avviate iniziative di cooperazione nel campo dell’educazione e della formazione».
Giusy Felice, la madre di Giancarlo – così lo chiamavano amici e familiari – si trova adesso in viaggio, diretta a Roma. Non era lì ad accogliere il corpo del figlio quando è rientrato in patria. Non l’ha saputo per tempo.
Aveva 38 anni il cooperante, ed era stato rapito il 19 gennaio del 2012 in Pakistan, da allora non si erano più avute notizie sulle sue sorti, l’unica risposta che si otteneva dalla Farnesina era: «Come in altri casi, ci atterremo a una linea di massimo riserbo. L’unità di crisi del ministero degli Esteri ha attivato tutti i canali utili per seguire da vicino la vicenda e promuoverne la positiva soluzione».
Poi lo scorso 22 aprile, la tragica comunicazione della sua morte, da parte della Casa Bianca. Morte avvenuta mesi prima, nel mese di gennaio, nel silenzio più assoluto «per errore da un drone degli Stati Uniti e ha perso la vita anche un collega statunitense (Warren Weinstein, ndr)». Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, dopo la notizia diffusa dalla Casa Bianca, aveva ribadito che il governo era all’oscuro di tutto. Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, riferendo alla Camera aveva dichiarato: «Il presidente Obama ha informato il presidente del Consiglio Matteo Renzi nella tarda serata del 22 aprile scorso della morte di Giovanni Lo Porto e dell’altro ostaggio americano in un bombardamento effettuato a metà gennaio con velivoli a pilotaggio remoto. Tale informazione è stata fornita appena finalizzate le verifiche condotte da parte da statunitense. Verifiche che si sono protratte per tre mesi per la particolarissima natura del contesto. (…) Il governo italiano prende atto di queste affermazioni e dell’impegno alla massima trasparenza assunto ieri dal presidente degli Stati Uniti che ha informato di voler rende pubblica la tragica notizia il 23 aprile assumendosene piena responsabilità davanti al popolo americano e italiano»
Con Giancarlo quel 19 gennaio era stato rapito un altro cooperante olandese, Bernd Johannes di 45 anni. I due si trovavano a Multan, nella provincia centro-occidentale del Punjab, e stavano partecipando ad un progetto che prevedeva la costruzione di alloggi per famiglie rimaste senza casa a causa di una violenta alluvione avvenuta l’anno prima. L’organizzazione tedesca nella quale erano impegnati infatti si occupa di interventi nei paesi alluvionati. Poi su di loro è calato il buio. Si sa solo che nell’ottobre del 2014 Bernd Johanne fu liberato in una moschea alla periferia di Kabul e che aveva raccontato che già da un anno i sequestratori lo avevano separato da Giancarlo.
Gli amici non vogliono parlare: «Cos’altro c’è da aggiungere? – si limitano a dire – Non è stato già abbastanza oltraggioso che il governo abbia confessato dopo 4 mesi dalla sua morte? Eppure tutto è passato sotto il velo dell’indifferenza. Se fosse capitato in altri paese ci sarebbe stato lo scandalo per una cosa simile. E’ una vergogna tutto».
Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, si legge in una nota «E’ in costante contatto con i familiari di Giovanni Lo Porto e con l’unità di crisi della Farnesina, con cui ha concordato di mantenersi in contatto in vista del rientro a Palermo della salma e delle esequie che saranno possibili dopo l’autorizzazione delle Autorità competenti». Ma sul rientro dei resti di Giancarlo nella sua città, non ci sono ancora notizie.