Festival letterari, ma anche musicali, cinematografici, fotografici e culturali in senso ampio. Integrarli tra loro è l’obiettivo della Rete dei Festival, iniziativa nata alcune settimane fa e che mette insieme gli otto Comuni che costituiscono il sito patrimonio dell’Unesco Le città tardo barocche del Val di Noto: Caltagirone, Catania e Militello in Val di Catania […]
Foto della pagina Facebook Città di Caltagirone
Nel Val di Noto nasce la Rete dei Festival, il coordinatore: «Vogliamo integrare manifestazioni che creano valore sociale»
Festival letterari, ma anche musicali, cinematografici, fotografici e culturali in senso ampio. Integrarli tra loro è l’obiettivo della Rete dei Festival, iniziativa nata alcune settimane fa e che mette insieme gli otto Comuni che costituiscono il sito patrimonio dell’Unesco Le città tardo barocche del Val di Noto: Caltagirone, Catania e Militello in Val di Catania per quanto riguarda il Catanese, Noto e Palazzolo Acreide per il Siracusano, Ragusa, Modica e Scicli per la provincia di Ragusa. L’unità operativa del sito Unesco – formata dai sindaci degli otto Comuni e presieduta da quello di Caltagirone, Fabio Roccuzzo – si è riunita in assemblea e ha affidato la realizzazione e il coordinamento della Rete a Simone Dei Pieri, direttore del Catania Book Festival. «L’idea – dice Dei Pieri a MeridioNews – è coinvolgere festival che non fanno eventi o spettacoli isolati, ma realtà culturali che creano valore sul territorio e hanno ricadute positive per la comunità».
«Manifestazioni culturali con una progettualità che crea valore sociale», precisa Dei Pieri, che ricopre l’incarico di coordinatore della Rete dei Festival a titolo gratuito. Per esempio realtà che «oltre ai festival in sé, si occupino di progetti per l’infanzia o di borse di studio per persone in difficoltà». Fanno già parte della Rete i festival Sikelia e Bosco Colto di Caltagirone, Mast Fest di Scicli, Marzamemi Book Festival e lo stesso Catania Book Festival, ma pare che altre realtà abbiano già annunciato la volontà di entrare. Uno degli obiettivi di questa iniziativa è quello di «lavorare a un calendario comune – dice Dei Pieri – così da integrare e coordinare le programmazioni tra loro», anche per far sì che non si pestino i piedi a vicenda. Quello che capita, inoltre, è che «alcune manifestazioni si svolgano in città non proprio di passaggio, quindi quei festival possono essere schiacciati dai calendari nazionali e regionali».
Un altro obiettivo, forse più ambizioso, è «portare questo calendario integrato alle fiere internazionali del turismo proprio presentandosi come Rete dei Festival», aggiunge Dei Pieri. Praticamente «un’idea organica di festival da raccontare anche all’estero, perché la Sicilia non esporti solo la cucina e l’arancino». Dopo questa prima fase costitutiva, nei prossimi giorni la Rete si riunirà per una riunione tecnica «per mettere ulteriormente a punto obiettivi e strategie», si legge in una nota. «L’intenzione è di fare questo incontro a Catania – dice Dei Pieri – Il mio obiettivo però è quello di mettere tutti gli otto Comuni del sito Unesco sullo stesso piano». Nell’assemblea che ha eletto De Pieri all’unanimità erano assenti il sindaco di Palazzolo Acreide e quello di Catania.
«Quello relativo alla cultura è un processo strutturale, che passa soprattutto per il lavoro che si fa nei quartieri, Catania invece questa cosa l’ha un po’ snobbata». Secondo Dei Pieri, «dacché ho memoria io – quindi gli ultimi trent’anni – a Catania non c’è stata una strategia strutturata sulla cultura, e questo a prescindere dai colori politici. Mi sembra ci sia un forte disinteresse per la cultura». Se curata nel modo giusto, però, la Rete dei Festival può provare a invertire una tendenza: quella che in Sicilia vede la presenza di molti festival culturali che sembrano non comunicare l’uno con l’altro. «Se riusciamo a studiare una strategia fatta bene – conclude Dei Pieri – si può realizzare davvero qualcosa di interessante, anche con il coinvolgimento dei privati».