Difesa delle radici e dubbi su ciò che potrebbe riservare il futuro, i cittadini della zona appena fuori il centro di Messina chiedono al primo cittadino di rimettere in discussione la propria decisione. Oggi incontro con il vicesindaco
Residenti del Villaggio Bisconte contro lo sgombero «De Luca venga qui, le nostre non sono baracche»
«Le nostre radici sono a Bisconte e non vogliamo andar via dalle nostre case». È questo più o meno il messaggio che alcuni dei residenti del villaggio a soli due chilometri dal centro di Messina hanno inviato al sindaco Cateno De Luca. E hanno anche invitato il primo cittadino a recarsi di persona per vedere come sono le loro case. «Questo villaggio è nato negli anni ’20 – spiega Alessandro Geraci, consigliere della terza circoscrizione – si tratta di case costruite sotto Mussolini e assegnate dal Genio civile a ex profughi di guerra. Insieme alle case, prive di amianto perché non esisteva, veniva assegnato anche un terreno».
Attorno a quest’insediamento nel tempo sono sorte la chiesa e le prime attività. Asili, negozi e bar e questo abitato «è diventato un paesino. Accanto alle case assegnate dal Genio civile qualcuno ha costruito altre case, la cui gestione il Genio civile ha passato allo Iacp». Nel 1990 la legge 10 stanzia fondi per il risanamento della zona. Ma questo viene attuato in maniera parziale nel 2005. «Mezzo villaggio viene abbattuto e spostato nel nuovo palazzone poco distante dalle case che scontenta i residenti. L’area dove sorgevano – prosegue Geraci – le casette viene sbaraccata e da allora nulla si è mosso per il risanamento. Anzi è diventata una discarica abusiva a cielo aperto di eternit, tanto che è stata sequestrata. Ed è da 13 anni che è rimasta così». Ma proprio su quest’area doveva sorgere un parco urbano, con palazzine di soli tre piani. «Progetto che è ancora in essere e per il quale la Regione aveva messo a disposizione 20 milioni di euro – sottolinea Geraci- ma i progetti non sono stati presentati entro i termini previsti e da Palermo sono stati revocati i soldi».
Nel pomeriggio Geraci incontrerà il vicesindaco Salvatore Mondello per verificare che margini possano esservi per recuperare questi fondi. Nel frattempo però chi a Bisconte ci abita e ha anche investito dei soldi per rendere più bella e sicura la propria casa, non vuole andar via. «Non pensando che il risanamento andasse a buon fine in tanti hanno speso soldi. C’è un 80 per cento di residenti che vuole tenere la propria casa, il restante 20 la vorrebbe cambiare ma restando a Bisconte. Perché non vogliono abbandonare le loro radici». Il progetto che giace nei cassetti dello Iacp prevede 108 alloggi da realizzare a Bisconte e Catarratti. E qui potrebbero trovare posto gli attuali residenti sempre che si riescano a recuperare i 20 milioni sfumati e a realizzare il progetto del parco urbano con gli alloggi. Anche perché dopo decenni è stato finanziato il progetto di copertura del torrente di Bisconte e l’area, a pochi chilometri dal centro della città, diventa ancora più appetibile a possibili speculatori. Nel frattempo, in attesa che nei palazzi del Comune, si trovi la soluzione al loro destino, sulla pagina facebook Quelli che hanno le radici a Bisconte i residenti hanno iniziato a mostrare le proprie case al sindaco De Luca per convincerlo che le loro non sono baracche.