Renzi a Lampedusa, ma non si pronuncia sul tema immigrazione

IL SEGRETARIO NAZIONALE DEL PD A LAMPEDUSA. MA NON PARLA DI IMMIGRAZIONE: INTANTO LA EX SENATRICE LEGHISTA ANGELA MARAVENTANO INSCENA UNA PROTESTA IN DIFESA DELLA BOSSI-FINI
di Mauro Seminara

A Lampedusa è andato in scena Matteo Renzi ma la visita del neoeletto segretario del PD è stata una sequenza di strette di mano senza alcuna opinione espressa sulla questione del “Cspa-Lager”. Da buon politico candidato alla guida del prossimo governo ha immediatamente colto l’occasione per beneficiare della visibilità che l’isola, suo malgrado, ha in questi giorni di accese polemiche. Se qualcuno si attendeva una opinione, anche solo personale, del “nuovo che avanza” sui centri di accoglienza è rimasto sicuramente deluso. Da grande comunicatore, il buon Matteo è riuscito a glissare qualunque domanda a cui non intendeva dare risposta. Nessun commento sulla gestione del caso operata da Angelino Alfano nè una “visione” sul possibile futuro delle politiche sui flussi migratori. Tra un “di questo preferisco non parlare” e un “sono venuto a Lampedusa proprio per capire a fondo la questione” il nuovo leader del Partito Democratico ha riscosso simpatia strappando consensi trasversali. A parte qualche “siete simbolo di valori di fratellanza e accoglienza” e complimenti simili, il silenzio in merito è regnato sovrano. Al suo fianco c’era Davide Faraone, il responsabile immigrazione della segreteria del Pd, ma questo non ha inciso sul silenzio stampa in materia di immigrazione clandestina o di Bossi-Fini.

Pur avendo dichiarato che non avrebbe visitato il Centro di Accoglienza e che non intendeva far confondere la sua visita con l’argomento che tiene banco sulle pagine dei giornali, Matteo Renzi si è recato al Centro di Accoglienza. Lo ha fatto dopo aver incontrato una piccola parte della popolazione isolana presso l’aula consiliare del Comune. Anche dopo la visita al Cspa di Contrada Imbriacola Renzi ha declinato ogni domanda su “impressioni a caldo”. Visita lampo per il rampante democratico che a tratti ricorda molto il primo Berlusconi, quello che sapeva rifuggire alle domande con simpatiche battute e che elargiva saluti, sorrisi e calorose strette di mano a chiunque. Una delle poche informazioni utili fornite dal segretario riguardava il categorico no che la sindaca Nicolini ha risposto alla proposta che il Pd le avrebbe fatto. Giusi Nicolini quindi avrebbe “rifiutato un posto nella Direzione Nazionale del Partito Democratico – parole di Matteo Renzi – mentre tutti spingevano e sgomitavano per farne parte.”

All’ingresso del centro di accoglienza, appena prima del corpo di guardia, ci sono tre bandiere: il Tricolore, la bandiera europea e quella della “Lampedusa Accoglienza” che però oggi era a mezz’asta. Un evidente segno di lutto per la cooperativa stroncata dal Ministro degli Interni. Mentre il segretario-sindaco visita la struttura, fuori dai cancelli, a beneficio dei tanti giornalisti presenti, va in scena un altro siparietto. Questo però va sul tragicomico. La ex Senatrice, ex Vicesindaco di Lampedusa e ex “passionaria”, la leghista Angela Maraventano, inscena un presunto sciopero della fame con annesso sit-in in solitaria. Poi, non considerata dalla stampa che era li tutta e solo per Matteo Renzi, inizia una pièce drammatica pretendendo di essere autorizzata ad accedere alla struttura. Ovviamente anche qui alcun seguito, eccetto qualche risata tra cameraman e giornalisti che assistevano alla scena. Il motivo della “protesta” di Angela Maraventano? Il centro di accoglienza di Lampedusa deve essere chiuso e la Bossi-Fini non si tocca. Qualcuno, tra gli astanti, mormorava a denti stretti un “si, chiudilo, così poi ci riempi l’isola come avete fatto nel 2011 tu e Maroni”. Ma questa è un altra storia.


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