Rendiconto 2017, il ragioniere generale risponde ai revisori La ricetta Basile: dal disallineamento alla riscossione crediti

Gli strascichi della bocciatura dei revisori dei conti, che si è abbattuta sul rendiconto del Comune di Palermo la scorsa settimana, ancora non sono stati del tutto metabolizzati. Le questioni relative ai tanti interrogativi posti sullo stato di salute delle casse di palazzo delle Aquile restano ancora molte, così come tante sono le voci che si inseguono tra chi vede nella relazione un presagio funesto e chi invita alla calma e non si dispera più di tanto. Nel gioco delle parti si inserisce anche la relazione del ragioniere generale del Comune, Bohuslav Paolo Basile, chiamato proprio dai revisori a rendere conto delle criticità riscontrate. Basile, in un lungo dossier di 82 pagine, tenta di dare corpo punto per punto alle perplessità espresse nella bocciatura del rendiconto, getta acqua sul fuoco dove può e mette nero su bianco gli sforzi in atto per tentare di dare una soluzioneproblemi che comunque sono innegabili.

Secondo il ragioniere generale, ad esempio, per far fronte al problema del fondo crediti di dubbia esigibilità, calcolato con il metodo semplificato (cosa che, vista la situazione critica dei conti del Comune, il collegio dei revisori non ha condiviso per «motivi prudenziali»), l’amministrazione avrebbe già da tempo iniziato ad accantonare delle somme «inferiori ma crescenti di anno in anno fino al 2019: in particolare 36 per cento per il 2015, 55 per cento per il 2016, 70 per cento per il 2017 e 85 per cento per il 2018». Spiegando inoltre che «il metodo semplificato consente di accantonare un importo formato dall’accantonamento dell’esercizio precedente più la quota ridotta accantonata nell’esercizio corrente al netto degli utilizzi per la cancellazione di residui attivi». Questo, insieme a una serie di altre operazioni, a precauzioni che ricalcano precedenti sentenze della corte dei Conti e all’invito a chiedere più tempo facendo fede a quanto sarebbe concesso alle amministrazioni locali dall’ultima legge di bilancio, per armonizzare il rendiconto. Anche se, scrive Basile, «l’unica soluzione di immediata efficacia è rappresentata da una riforma legislativa che consenta la riscossione della Tari attraverso il meccanismo della cosiddetta bolletta elettronica».

Per quanto riguarda invece un altro dei punti più scottanti della relazione dei revisori, cioè i crediti che il Comune è tenuto a saldare nei confronti delle società partecipate, tolto il caso di somme per un totale di poco meno di un milione e mezzo considerate «da stralciare» perché risalgono a un periodo antecedente alla trasformazione delle allora municipalizzate in spa, una pezza importante la mette il bilancio di previsione approvato dalla giunta lo scorso 4 ottobre. Basile infatti rassicura: «Dallo schema di rendiconto di gestione 2017 emerge un disallineamento complessivo pari a 70.718.741 euro. L’intero importo dei crediti da riconoscere senza copertura finanziarie, pari a 28.224.378 euro, unitamente all’importo dei crediti da riconoscere nei confronti di altri organismi partecipati a vario titolo, pari a 110.310 euro, per un importo complessivo di 28.334.719 euro, risulta già interamente accantonato nell’ambito dell’avanzo di amministrazione risultante dallo schema di rendiconto di gestione 2017. E rispetto alle partite non riconciliate, pari a 42.494.363 euro, risultano stanziate nel presente schema di bilancio di previsione triennale approvato dalla giunta comunale, risorse finanziarie per complessivi 42.494.363,59 euro».

«Adesso ci sono tutti gli elementi per approvare nel più breve tempo possibile il rendiconto del 2017 – canta vittoria il gruppo consiliare di Sinistra Comune – infatti la relazione del ragioniere generale del Comune chiarisce, in modo definitivo, lo stato di salute dei conti e definisce nel dettaglio gli interventi correttivi. L’importo dei crediti da riconoscere alle società partecipate senza copertura finanziaria risulta già interamente accantonato nell’ambito dell’avanzo di amministrazione e le partite di spesa non riconciliate risultano già stanziate nel bilancio di previsione 2018-2021». Il gruppo capitanato in consiglio da Giusto Catania pone l’accento anche sul miglioramento della capacità di riscossione, sul quale, spiegano «sono già state attuate misure che hanno consentito all’amministrazione di avviare un percorso per il superamento delle criticità. La propaganda delle opposizioni evidentemente non ha più argomenti per declinare le reiterate previsioni catastrofistiche sul futuro della città, speriamo che dimostrino senso di responsabilità evitando le prevedibili forme di ostruzionismo per rallentare l’approvazione dell’atto deliberativo. Questa modalità di interpretare il mandato serve solo per arrecare danno alla città». E alle parole dei colleghi di maggioranza fanno eco quelle di Dario Chinnici, capogruppo del Partito democratico in sala delle Lapidi. «La relazione firmata dal Ragioniere generale attesta l’equilibrio finanziario del Comune e lo stato di salute dei suoi conti: rimangono delle criticità su cui si sta già intervenendo, ma in generale il bilancio dell’ente è sano. Il Partito Democratico aveva chiesto rassicurazioni tecniche sul consuntivo 2017 che oggi sono finalmente arrivate e che consentiranno al consiglio comunale di affrontare serenamente il dibattito in aula». 

Di parere opposto, invece, le opposizioni, con Ugo Forello, capogruppo del Movimento 5 stelle e membro della commissione Bilancio, che invita a non abbassare l’attenzione sulla gravità delle criticità portate alla luce dai revisori dei conti. «La relazione dei revisori – dice – non fa altro che trarre risultati da diversi documenti e diverse verifiche: la relazione del Mef fatta lo scorso novembre dopo l’ispezione ministeriale, la deliberazione della Corte dei Conti, sezione controllo, con riferimento ai rendiconti 2015/16 e le precedenti relazioni degli stessi revisori. Atti in cui emergono sempre gravi criticità. Nel caso delle partecipate il disallineamento non è una cosa che può capitare, è una cosa che non deve esistere per legge e invece questo fenomeno dal 2014 a oggi è aumentato esponenzialmente». E preoccupazioni sono espresse anche sul fondo crediti di dubbia esigibilità, calcolato con il metodo semplificato. «Per legge – continua Forello – dal 2019 si dovrà applicare il criterio ordinario e c’è una differenza di circa 195 milioni di euro, questo significa che se non correremo ai ripari, quando si dovrà applicare questo metodo saremo falliti».


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