Marco Zambuto e Toni Scilla restano assessori della Regione Siciliana. Non che ci fossero molti dubbi, ma adesso c’è anche l’ufficialità da parte della prima sezione del Tar della Sicilia a ribadire la legittimità delle nomine di Nello Musumeci per la sua giunta regionale. Rigettato il ricorso presentato dal Partito democratico, che si appellava alla presunta violazione della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e della Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne e in seconda battuta alla violazione, sempre presunta, della legge regionale che dal 2020 regola le nomine degli assessori, che recita: «Dopo la proclamazione il presidente nomina gli assessori, tra cui un vicepresidente, preponendoli ai singoli rami dell’amministrazione, assicurando che ogni genere sia rappresentato in misura non inferiore ad un terzo».
All’epoca delle due nomine, infatti, Zambuto e Scilla hanno preso il posto dei dimissionari Bernadette Grasso ed Edy Bandiera, con l’azzeramento di fatto di una rappresentanza femminile all’interno della giunta di governo. Un vuoto colmato poco dopo con la nomina di Daniela Baglieri come assessora all’Energia. Nel suo ricorso, il Partito democratico, per utilizzare le parole del documento, sosteneva che il «rapporto tra i generi debba essere assicurato non soltanto all’atto della prima nomina dopo il rinnovo elettorale, ma costantemente anche in occasione delle surroghe nell’organo che possono verificarsi durante la vita politico-amministrativa dell’ente».
Secondo il tribunale amministrativo, tuttavia, si tratta di «censure infondate», considerato che l’articolo tre della legge regionale del 2020, quello che appunto tratta della rappresentanza di genere, entra in vigore dalla 18esima legislatura, mentre quella di Musumeci è la 17esima. La proporzione sarebbe in ogni caso stata rispettata con la nomina di Baglieri, che ha garantito il rispetto del rapporto uno a tre nelle nuove nomine.
Infine, si legge nelle motivazioni della sentenza, «la scelta operata dall’attuale legislatore regionale di attuare finalmente il principio di parità nella composizione del Governo regionale con la legge n.26/2020 è certamente conforme a tutti i principi costituzionali; ma anche la scelta di differire l’applicazione dell’art. 3, comma l, della l.r. n. 26 del 2020 alla prossima legislatura appare ragionevole e coerente con detti principi, evitando di intervenire su un assetto politico-amministrativo già consolidato e formatosi sotto la attuale legislatura».
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