Regione, la scure del Governo sui dipendenti?

In queste ore, mentre tanti dipendenti regionali ‘ballano’ la samba della ‘rotazione’ imposta dal Governo di Rosario Crocetta piovono alcune domande: si va verso la modifica del contratto collettivo di lavoro dei dipendenti regionali? Verranno eliminate le clausole di garanzia? Si prospetta il demansionamento di almeno 900 dirigenti? C’è da mettere ne conto la mobilità e, perché no?, in prospettiva, anche i licenziamenti?

Ci si interroga sulle possibili linee di azione del Governo dell’Isola e dell’Aran regionale (Agenzia per la rappresentanza negoziale nelle pubbliche amministrazioni che, per ciò che riguarda la Sicilia, si occupa, per l’appunto, del contratto dei circa 18 mila dipendenti regionali).

Insomma, alla luce di tutto quello che sta succedendo non si esclude a priori un terremoto che potrebbe cambiare radicalmente il volto dell’amministrazione regionale.

L’aria che si respira negli uffici della Regione, insomma, è quella di una svolta radicale, annunciata, del resto, dalla ‘rotazione’ del personale della stessa Regione già avviato dal Governo con la ‘deportazione’ in massa (questa è la formula linguistica utilizzata da tanti dipendenti regionali) del personale dell’assessorato Territorio e Ambiente e dell’assessorato al Turismo. Una ‘scossa’ destinata a coinvolgere tutti i dipartimenti dell’amministrazione regionale.

Sono ore convulse, quelle che l’amministrazione regionale sta attraversando. C’è grande confusione negli uffici della Regione (molto di più di quanto ce n’è di solito). E c’è molto fermento tra il personale.

In un’atmosfera pesante – con il ruolo dei sindacati che sembra tutt’altro che chiaro (e che, in ogni caso, è piuttosto silenzioso rispetto agli eventi che si susseguono), ci si interroga sul ruolo che, in questa vicenda, potrebbe assumere l’avvocato Claudio Alongi, commissario regionale dell’Aran nominato dall’ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo, e confermato in questo ruolo dall’attuale governatore, Rosario Crocetta.

Il particolare, che non sfugge certo agli osservatori, è che Alongi è il marito di Patrizia Monterosso, nominata segretario generale della Presidenza della Regione da Lombardo (non senza polemiche, visto che, di solito, i segretari generali sono giuristi e non ‘filosofi’) e confermata, fino ad ora, dal presidente Crocetta (sembra per intercessione dell’onorevole Giuseppe Lumia, esponente di spicco del Pd).

Aria pesante, dicevamo. Resa tale da uno scenario finanziario che molti si ostinano a non voler vedere. Leggendo attentamente il Dpef regionale, ‘depurandolo’ dai magheggi contabili disseminati qua e là, si scopre che la Regione ‘viaggia’ con un indebitamento finanziario di circa 6 miliardi di euro (in pratica, debiti verso le banche). A questo si somma l’indebitamento di sistema – altri 6 miliardi di euro circa – ovvero i soldi che la stessa Regione deve (dovrebbe, in alcuni casi…) pagare ai propri enti strumentali (il solo Eas presenta un indebitamento pari a 500 milioni di euro), alle Aziende sanitarie provinciali (questa forse è la voce più consistente), alle Aziende ospedaliere e, naturalmente, ai fornitori, cioè alle imprese (che, non a caso, vengono pagate all’ultimo: quando vengono pagate…).

In questo macigno da 12 miliardi di euro circa non abbiamo conteggiato l’indebitamento degli Ato rifiuti (per lo più debiti dei Comuni verso i privati: bella la riforma della raccolta e del trattamento dei rifiuti dei primi anni del 2000: una riforma che sembra essere stata ‘confezionata’ su misura per i privati).

Di fatto, anche se nessuno lo dice, il deficit strutturale della Regione siciliana, ovvero la differenza tra le spese effettive sostenute ogni anno e le entrate effettive di ogni anno, conti alla mano, è pari a circa 3 miliardi di euro. Cifra che viene nascosta (o quasi) dai mancati pagamenti alle imprese, riducendo all’osso il funzionamento degli Enti strumentai (Eas) e artifizi vari.

L’unica cosa che non può essere tenuta nascosta è l’assenza del bilancio: siamo a metà febbraio 2013, secondo mese di esercizio provvisorio. Dopo le elezioni, previste il 24 febbraio, cadrà il ‘velo’ e si dovrà capire come mettere giù il bilancio 2013.

Si attendono, ovviamente, i soldi da Roma. Che non saranno tutti cash, ma (ammesso che Roma ‘sganci’) verranno legati a un piano di rientro. E, naturalmente, al contenimento delle spese.

In questo quadro si inserisce la probabile manovra sul personale della Regione. Con un altrettanto probabile abbassamento, anche drastico, dei costi dello stesso personale. Da qui l’ipotesi di una modifica del contratto collettivo. E delle clausole di garanzia. O la mobilità. E altro ancora.

 


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