Per otto dei deputati eletti alle falde dell'Etna il parlamento di Palazzo dei Normanni non sarà una novità. Gli innesti arrivano dalle formazioni minori del centrodestra, sebbene non si possa parlare di neofiti della politica. Le uniche donne arrivano dal Movimento 5 stelle, riconfermate anch'esse
Regionali, i magnifici tredici da Catania all’Ars Compagnone debutta, confermato Barbagallo
Le sorprese non arrivano dai grandi partiti. Sono le formazioni assemblatesi a ridosso di queste Regionali che portano a Palazzo dei Normanni il maggior numero di esordienti: su 13 deputati che arriveranno a Palermo dalla provincia di Catania, ben otto su quegli scranni già sedevano durante la scorsa legislatura. Forza Italia riconferma il capogruppo Ars uscente Marco Falcone e l’ex sindaco di Belpasso Alfio Papale, per la delusione di Dario Daidone, che ci provava per la secondo volta ma a cui non è bastata l’ottima prova. A bocca asciutta anche nomi di particolare rilievo, come Riccardo Pellegrino, Elio Tagliaferro e Alessandro Porto. Due ritorni dovrebbero comporre il duo catanese del Pd a Palermo: il colosso della preferenza Luca Sammartino e l’ormai ex assessore regionale Anthony Barbagallo, vincitore del derby all’ultimo voto con Angelo Villari, della corrente sindacale del partito. I due dem si accomoderanno sugli scranni dell’opposizione.
Ben tre riconferme dovrebbero esserci anche in casa Movimento 5 stelle: dal Calatino il deputato Francesco Cappello, da Belpasso Gianina Ciancio, da Acireale Angela Foti. La debuttante potrebbe essere Jose Marano, donna forte pentastellata di Misterbianco. Tornando nel ridimensionato centrosinistra, la tensione si è sciolta solo a tarda sera anche al quartier generale di Sicilia futura, che riesce a riportare a Palermo il leader acese Nicola D’Agostino, sopravvissuto alla tagliola passata impietosa sul partito di Totò Cardinale anche nel resto della Sicilia.
Le novità vengono dai piccoli del centrodestra. Ma non può certo dirsi un Carneade della politica Pippo Compagnone: il senatore dovrà scegliere fra le file del gruppo di Denis Verdini a Palazzo Madama o fra l’accomodarsi – da esordiente – a Palazzo dei Normanni con i Popolari e autonomisti, l’ultima creatura elettorale di Raffaele Lombardo. Dietro di lui giunge Filippo Privitera, sindaco di Camporotondo Etneo, che si accontenta di stare davanti ad altri illustri non eletti come Salvo Giuffrida e Santo Primavera.
Abbasserà la media anagrafica Gaetano Galvagno, che si gode al fianco dei mentori Ignazio La Russa e Nino Strano il successo elettorale della lista Nello Musumeci presidente – sommatoria dei partiti Fratelli d’Italia e Noi con Salvini – e supera inaspettatamente i più accreditati Anastasio Carrà, sindaco di Motta Sant’Anastasia, e Carmelo Nicotra, consigliere a Catania. Esordiente, anch’esso senza primo pelo, sarà Giuseppe Zitelli, ex vicesindaco di Belpasso, ex consigliere provinciale che vola a Palermo per Diventerà bellissima. Nulla da fare per Angelo Sicali, fedelissimo del neopresidente Musumeci, e l’ex onorevole Pippo Arena. Esulta, infine, anche Giovanni Bulla, già vicesindaco di Adrano e assessore provinciale, eletto con il rinato Udc.
Fino all’ultimo, poi, la pattuglia catanese dei Cento passi per la Sicilia di Claudio Fava aveva sperato di centrare uno dei tredici seggi della provincia etnea. Arriverà invece da altre province la rappresentanza della sinistra radicale all’Ars – dove manca dai tempi di Cuffaro – per il rammarico di Valerio Marletta e Danilo Festa, i più quotati della lista rimasta, in provincia di Catania, al di sotto del cinque per cento. Restano fuori anche gli alfaniani di Alternativa popolare: la percentuale utile a eleggere deputati resta lontana e così, a Marco Forzese e Nuccio Condorelli, non bastano i buoni risultati personali per raggiungere la poltrona.