Torna da vincitore il segretario della Lega Nord e, nel primo appuntamento post voto, sceglie la città etnea per godersi il momento: «Da qui siamo partiti per questa scommessa folle». Vicino a lui, uno dei deputati neo eletti all'Ars, Tony Rizzotto, ex Mpa che dice: «Ho inuito che la lingua di Salvini piace a molti»
Regionali, Salvini lancia asse Musumeci-Zaia-Maroni «Qui a Catania più voti di tante città del Nord Italia»
Torna in Sicilia da vincitore Matteo Salvini, anche se si affretta a condividere i meriti. «Entriamo per la prima volta all’Assemblea regionale siciliana – comincia -. Vedo che qualcuno dice “ho vinto io”, io dico che ha vinto la Sicilia, ha vinto Musumeci. Se fosse mancata qualunque componente della coalizione, non ci sarebbe stata la maggioranza in consiglio regionale». Dei 36 deputati che sosterranno il neo eletto presidente, tre arrivano dalla lista Noi con Salvini-Fratelli d’Italia. Sono stati eletti a Palermo (Tony Rizzotto), Messina (Antonio Catalfamo) e Catania (Gaetano Galvagno). Ed è soprattutto nelle due province orientali dell’Isola che il partito di Salvini ha fatto il pieno di voti, trascinando la lista a superare la soglia di sbarramento del cinque per cento su base regionale, traguardo molto lontanto nelle altre zone. Nella provincia etnea ha ottenuto l’8,3 per cento delle preferenze, percentuale che cresce ancora nella sola città di Catania dove la lista raggiunge il 9,6 per cento.
«Perché questo exploit a Catania? Perché qui c’è un tessuto economico e sociale diverso, in cui siamo più presenti, e poi da qui è partita la prima scommessa folle, abbiamo aperto la prima sede. Se penso che a Motta Sant’Anastasia (il cui sindaco Anastasio Carrà è transitato nel recente passato con Noi Con Salvini ndr) abbiamo superato il 25 per cento, mentre nella mia Milano siamo alla metà, mi dovrei trasferire a Motta».
Stamattina, ad accoglierlo all’aeroporto Fontanarossa, c’era Nello Musumeci. «Presidente auguri», gli è andato incontro Salvini. Abbracci, sorrisi e un rapido confronto per un caffè al bar dello scalo. Da oggi si guarda anche alla formazione del governo regionale, in cui la lista di Salvini e Meloni conta di essere presente con almeno un assessore. «Non abbiamo l’affanno delle poltrone, ci saremo se sarà una giunta seria, senza impresentabili», sottolinea Angelo Attaguile, segretario del partito in Sicilia.
In conferenza stampa il leader ripercorre le parole d’ordine che hanno scandito il suo tour nell’Isola in campagne elettorale: «Sicurezza, agricoltura, formazione professionale e infrastrutture». E invita sindaci e amministratori a unirsi al suo partito. «Nelle prime ore dopo il voto – dice Salvini – sono arrivate richieste di adesione, interessamenti. L’appello lo faccio a tutti gli amministratori locali, ai sindaci, meglio se di liste civiche, che vogliono partecipare a questo progetto. Ma lo faccio adesso, non tra tre mesi quando saremo in piena campagna elettorale: chi vuole parli adesso o taccia per sempre, perché le conversioni a ridosso delle elezioni non mi piacciono».
Ad ascoltarlo, accanto a lui, c’è anche Antonino, detto Tony, Rizzotto, neo eletto all’Ars nella lista di Salvini a Palermo. È la seconda volta che occupa uno scranno a palazzo dei Normanni. La prima era stata nel 2006, quando rappresentava l’Mpa di Raffaele Lombardo (stessa formazione politica di Attaguile) e ottenne oltre ottomila preferenze. Cinque anni fa ci ha riprovato, nel partito dei Siciliani, rimanendo fuori. Stavolta, dopo aver abbracciato la causa salviniana, ce l’ha fatta. «Sono molto orgoglioso, ho creduto in questa candidatura nonostante qualche amico avesse perplessità, ho puntato su questa lista perché avevo intuito che la lingua di Salvini piaceva a molti». La prima battaglia da affrontare all’Ars? «Il potenziamento delle infrastrutture».
Salvini crede nell’asse tra Nord e Sud. «Musumeci sarà un buon compagno di Zaia, Maroni e Toti, gli altri governatori del centrodestra». Un’alleanza anche in difesa delle autonomie. «Il confronto sull’autonomia – continua il leader – si arricchisce di una regione fondamentale che sulla carta l’autonomia ce l’ha, ma che non l’ha mai saputa o voluta applicare. Bisognerà arrivare in fondo nell’applicazione di uno statuto che è un modello, purtroppo non applicato, a livello continentale. Credo sempre meno alla battaglia tra destra e sinistra, il confronto – conclude – è tra chi difende le comunità locali, i territori, le autonomie e chi svende tutto a Bruxelles, alle multinazionali e ai poteri forti».