E' entrata nella corsa alla presidenza della Regione meno di un mese prima delle votazioni, sostituendo Claudio Fava a capo del progetto Libera Sicilia. Giovanna Marano, per 25 anni sindacalista Fiom Cgil, non crede che il pasticcio del cambio di residenza influenzerà il risultato di domenica 28 e accusa gli altri concorrenti alla poltrona di governatore: «Non si vogliono confrontare sulle idee»
Regionali, la rincorsa di Giovanna Marano «Il vero voto utile? E’ quello libero»
Si definisce una persona che «può spendersi perché è stata in ascolto dei problemi del lavoro e soprattutto ha toccato con mano che la Regione siciliana non ha saputo dare risposte». La vocazione sindacalista di Giovanna Marano, candidata di La Sinistra- Libera Sicilia e Idv, entrata in corsa lo scorso 27 settembre per sostituire Claudio Fava, è innegabile. Dopo 25 anni di militanza nella Fiom, sente di poter «spendere la propria esperienza per quello che è il tema centrale in un progetto di sviluppo da cui deve ripartire quest’isola» e cioè il lavoro. Eppure sono altri gli argomenti sui quali la candidata s’infervora maggiormente: il sostegno di Susanna Camusso a Mariella Maggio, candidata all’Ars nel listino di Rosario Crocetta – «Una scelta che trovo assolutamente discutibile», la definisce – e la morte della giovane Carmela Petrucci a Palermo, uccisa dall’ex fidanzato della sorella. Ma il punto di partenza rimane l’entrata sulla scena politica regionale a meno di un mese dalle elezioni.
Considera l’ingresso quasi rocambolesco in campagna elettorale uno svantaggio? Pensa che questo avrà un peso sul risultato finale?
«Penso che non abbia costituito un grosso problema. Era un progetto avviato, abbiamo lavorato moltissimo in queste tre settimane, ci siamo spesi moltissimo. Certo, entrare in corsa non è semplice. C’è una macchina organizzativa già preparata su un candidato».
Quindi questo non influirà sui risultati ottenuti fino al 27 settembre da Claudio Fava?
«Il progetto politico è uguale, non parliamo lingue diverse. Abbiamo solo delle esperienze diverse. La mia è più legata ai temi del lavoro, quella di Claudio Fava al tema dei diritti, della cultura della legalità, della lotta contro la mafia. Ma ci siamo integrati abbastanza bene nel corso di questi giorni. Sono convinta che non sarà un problema».
Come sta utilizzando il suo bagaglio di sindacalista della Fiom in questo percorso per lei nuovo?
«Quella è un’esperienza straordinaria in cui s’impara di tutto, soprattutto sui temi dello sviluppo della Sicilia. In questi anni ho visto passare davanti tante opportunità mancate: dalle industrie dell’isola che se ne sono andate, a una politica industriale mai affrontata pur avendo le risorse. Penso di non avere niente di meno di chi in questi anni invece ha scientemente distrutto quest’isola. Sono stata in una frontiera nella quale ho imparato molte cose, soprattutto quali possono essere gli interventi della buona politica per restituire una prospettiva di futuro».
Continuando sul tema sindacale, la Cgil dopo la sua candidatura sembra spaccata. In corsa con Crocetta ci sono già Concetta Raia, deputato dellArs uscente ed ex segretario confederale Cgil di Catania e Mariella Maggio, segretaria generale Cgil Sicilia che ha avuto il sostegno pubblico della Camusso. Si sente penalizzata?
«La mia candidatura dev’essere accolta dalla società siciliana. Chiedo il voto ai siciliani e alle siciliane, a prescindere dalle appartenenze. La cosa che mi ha colpito non sono queste candidature – a entrambe auguro tutto il bene del mondo – ma che Susanna Camusso, segretario generale, davanti a una sinistra spaccata abbia scelto di schierarsi. Quello sì che mi ha colpito, personalmente e politicamente. Una scelta che trovo assolutamente discutibile».
Lei è l’unica donna tra i partiti maggiori in corsa per la presidenza della Regione. Come pensa di incentivare la presenza femminile nella politica siciliana?
«Vengo anche da un’esperienza e una pratica femminista. Mi sono sempre battuta perché ci possa essere nella società siciliana un riequilibrio della rappresentanza. Sono convinta che si possano fare tante cose per salvare quest’isola e che le donne siano state in questi anni un soggetto fondamentale per reggere davanti a uno stato sociale indebolito e un’occupazione femminile che ha i tassi più bassi d’Europa. Sicuramente i miei impegni vanno in quella direzione, lo dicono i programmi di Libera Sicilia. A partire dal fatto che sono l’unica che ha detto delle cose chiare sulla questione del femminicidio, tornato agli onori della cronaca in maniera molto violenta nella nostra Regione con l’omicidio dell’Uditore. Una mattanza che colpisce pesantemente la nostra realtà e che va combattuta con iniziative di prevenzione, ma anche intensificando le pene per chi pensa di attentare al corpo delle donne con la violenza».
La sua esperienza lavorativa inizia in campo ospedaliero. Come cambierebbe concretamente la sanità siciliana?
«Bisogna sostanzialmente ricostruirla, riconsegnandola a un’ispirazione di sanità pubblica che deve funzionare. Hanno risanato i conti facendo pagare i ticket, esternalizzando le strutture ospedaliere di eccellenza. Ci sono diverse di soluzioni: la prima fra tutte, scegliere direttori generali degni di questo nome, con un bando di evidenza pubblica con il quale si accertino davvero le competenze, le esperienze maturate e le capacità manageriali. Abbiamo tagliato tanti posti letto, non abbiamo una rete di emergenza efficiente però a Palermo abbiamo continuato a pagare per una siringa un costo e a Catania un altro. Questo non è stato un modo di rendere efficiente la spesa, è stato un modo di tagliare prestazioni, facendo pagare sulla pelle dei cittadini un taglio lineare che ha indebolito la risposta sanitaria sul territorio. Abbiamo risorse nostre da valorizzare, tante competenze professionali che ogni giorno in emergenza continuano a mantenere in piedi un sistema. Noi cambieremo assolutamente le regole del gioco, in direzione della trasparenza e della competenza comprovata di chi dovrà gestire la ricostruzione di un sistema sanitario funzionante».
Occupazione giovanile: dove si deve intervenire per incentivarla?
«Sul territorio, con le linee di micro-credito. Come hanno fatto tutti gli altri che hanno ottimizzato la spesa europea invece di disperderla».
Da più parti si nota come questa campagna elettorale sia sottotono, quasi marginale. Cosa ne pensa? Come la vive?
«Non è la campagna elettorale a essere marginale, è che gli altri candidati non si vogliono confrontare sulle idee. Non c’è stato nessuno confronto, nessuna sede vera, a cominciare da quella richiesta dagli operai dell’industria più grande e innovativa dell’isola, la St Microelectronics, che sta entrando in crisi e dove c’è un circuito di diecimila famiglie siciliane. Non si è presentato nessuno tranne me. Mi sarei aspettata almeno lì di incontrare gli altri candidati per discutere di quali idee e quali risposte dare ai siciliani. Purtroppo mi pare che il confronto si sposti su altre cose. Ad esempio il codice etico, che doveva essere un tema serio, non è stato affrontato».
E poi circola il tam tam del voto utile. Votare Crocetta contro la Destra.
«Utile a chi? A chi è rimasto prigioniero delle vecchie logiche? Il vero voto utile è il voto libero e responsabile dei siciliani. Quello che chiediamo nei prossimi giorni per fare cambiare musica alla politica che, mi sembra, abbia distrutto l’isola».
[Foto di Libera Sicilia]