Referendum per legalizzare cannabis ostaggio dei Comuni Meglio Legale: «Impediscono la valida raccolta delle firme»

Eliminare il reato di coltivazione, rimuovere le pene detentive e cancellare la sanzione amministrativa del ritiro della patente. Sono i propositi del referendum per legalizzare la coltivazione e la vendita della cannabis. Per le associazioni è una corsa al cardiopalma per cercare di raggiungere le 500mila firme necessarie entro giovedì, ultimo giorno utile per la presentazione della richiesta. A due giorni dalla scadenza del termine per la consegna, però, la soglia minima di firme valide non è ancora stata raggiunta. «Abbiamo sfiorato circa 600mila firme ma di queste solo un terzo è valido – commenta a MeridioNews Antonella Soldo di Meglio Legale, una delle associazioni promotrici del referendum – a causa dell’inerzia di più di 1800 Comuni a livello nazionale che non hanno provveduto alla validazione delle firme». Di questi, 140 si trovano in Sicilia

Nelle intenzioni delle associazioni c’è quella di abrogare alcune disposizioni del Testo unico in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, entrato in vigore con il decreto del presidente della Repubblica 309 del 1990. Modifiche che non intaccano la disciplina dell’associazione finalizzata al traffico illecito degli stupefacenti, puntando alla semplice regolamentazione del mercato della cannabis, dalla coltivazione alla vendita. Una misura che potrebbe non solo portare guadagni allo Stato, ma dimezzare i proventi illeciti della criminalità organizzata.

«Purtroppo, l’atteggiamento di molte amministrazioni sta ostacolando la presentazione del referendum – commenta Soldo al nostro giornale – perché si stanno rifiutando di validare le firme. È assurdo che per i Comuni non sia un problema non provvedere a un obbligo di legge – rincara la dose – perché impedire la raccolta delle firme è una violazione della Costituzione». Per questo gli attivisti hanno annunciato uno sciopero della fame per ottenere una proroga del termine per la consegna definitiva all’ufficio centrale per il referendum, ovvero l’organo preposto a validare la conformità della richiesta

Sull’Isola l’elenco dei Comuni è lungo: sono 14 in provincia di Catania, 37 nel Palermitano, 47 nel Messinese, undici in provincia Agrigento e altrettanti nel Siracusano, dieci nel Trapanese e sette nel Ragusano. A comunicarlo sono stati gli stessi promotori dell’iniziativa – le associazioni Luca Coscioni e Meglio Legale – con la pubblicazione della lista dei Comuni inadempienti. Anche se, dopo varie segnalazioni e le risposte pervenute da alcune amministrazioni, le liste sono state rimosse dal sito perché al momento sono in aggiornamento. Gli enti locali che non hanno provveduto sono guidati da amministrazioni di qualunque colore politico. «Il punto non è tanto la casacca – dice a MeridioNews Chiara Guglielmino di piùEuropa – ma il fatto che molti piccoli Comuni non sono riusciti a validare le firme e non hanno inviato le certificazioni elettorali». Condizione che, però, evidenzia l’ex consigliera comunale di Zafferana Etnea «non si è verificata per la proposta di referendum sull’eutanasia legale». 

Stando all’ultimo elenco disponibile, sul podio c’è il Messinese dove i Comuni inadempienti ammontano a 47 su 108. Tra questi non compare la città di Messina. Nel Catanese, tra le amministrazioni inadempienti spiccano Acicastello, Acireale, Caltagirone, Camporotondo Etneo, Fiumefreddo, Licodia Eubea, Maniace, Motta Sant’Anastasia, Ragalna e San Pietro Clarenza. «I Comuni sono stati diffidati ad adempiere – sottolinea Guglielmino – e adesso attendiamo il 30 settembre sperando di riuscire a mettere una pezza e confidando che ci concedano una proroga dei termini». Nessuna validazione anche nel capoluogo siciliano: «Non c’è alcuna presa di posizione politica, dagli uffici fanno sapere che la situazione è sotto controllo», assicurano a MeridioNews dallo staff del sindaco Leoluca Orlando. Gli altri Comuni del Palermitano che non hanno ancora provveduto alla vidimazione sono Altofonte, Bagheria, Bisacquino, Bolognetta, Bompietro, Caccamo, CaltavuturoCapaci

Nel Trapanese tra gli enti comunali rimasti inerti ci sono Alcamo, Castelvetrano, Gibellina, Mazara del Vallo, Misiliscemi, Partanna, Salaparuta e San Vito Lo Capo. In provincia di Siracusa, oltre al capoluogo, a non avere ancora provveduto alla certificazione elettorale sono stati Buscemi, Canicattini Bagni, Cassaro, Floridia, Francofonte, Melilli, Pachino e Rosolini. Ad Agrigento sono dieci i Comuni rimasti inadempienti. «Per il momento, non so i motivi per cui non abbiamo ancora provveduto alle certificazioni –  ha dichiarato al nostro giornale il primo cittadino Francesco Miccichè – Per avere e dare delle risposte, devo prima confrontarmi con il mio gabinetto e con gli uffici preposto. Ma – ha concluso il sindaco – posso assicurare che non c’è nessuna posizione politica, piuttosto presumo ci sia stata qualche difficoltà a livello burocratico».


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