‘Reduci’ del ’68? Già visto

Da anni, da governi di destra o di sinistra, l’Università è stata martoriata con interventi contraddittori e incoerenti. Come abbiamo risposto? Con vecchi e inutili slogan, con vecchie e inutili proteste, un rituale che è quasi una sceneggiata ormai. Nel frattempo abbiamo perso peso e ruolo nella società. E continuiamo ancora a utilizzare vecchi schemi: pubblico/privato, eccellenza/mediocrità, baroni e puri. E sempre stiamo dalla parte del bene contro il male. Non vedo affacciarsi proposte, non siamo stati capaci di usare l’autonomia per migliorarci e abbiamo continuato a far finta di nulla mentre si aprivano crepe consistenti tra le pareti che ora minacciano di crollarci addosso. Dobbiamo metterci in discussione, non possiamo attestarci a difesa dell’esistente (ormai indifendibile), ma neanche ipotizzare la fuga in avanti dell’eccellenza e “il resto al macero”. Riformare significa, credo, tutt’altro. Significa individuare i punti di praticabile trasformazione di un sistema nel suo complesso. Per quanto non mi faccia illusioni, dovremmo discutere di standard comuni possibili da raggiungere nel sistema università in rapporto alle esigenze della società e alle risorse. Indico un percorso, non ho in tasca le soluzioni preconfezionate, non servirebbero del resto. Solo una scelta elaborata dall’insieme della comunità accademica e confrontata con l’”esterno” può individuare le proposte concrete. Ma è importante scegliere un approccio adeguato alle questioni in gioco.
Ieri ho partecipato, vivamente sollecitato, a un’assemblea studentesca. Ho detto grosso modo quanto ho appena scritto. Ho notato attenzione ma non molta condivisione. Non amo queste chiassose riunioni in cui non ci si confronta, ma si impone il proprio punto di vista con urla e strepiti. Le posizioni demagogiche di un collega mi hanno convinto dell’inutilità della mia permanenza in quel contesto. Mi attendeva del resto una riunione in presidenza. Uscendo, una studentessa con il megafono mi inseguito urlandomi dietro “vergogna, vergogna”. Non ho resistito a tornare sui miei passi per dirle “si vergogni lei!”. Bel confronto.
Ciò detto, trovo del tutto sbagliate le parole del presidente del Consiglio che minaccia l’invio della polizia. Il disagio e le paure degli studenti sono reali, meritano un’attenta considerazione e una risposta vera. O le istituzioni vogliono lasciare gli studenti in mano ai “reduci” del ’68 pronti a materializzarsi non appena scorgono un corteo trasformandolo con la loro presenza in un cadavere su cui come avvoltoi si avventano? Già visto.

[Questo commento è apparso nel topic Petizione contro il d.l. 112 del Forum della Facoltà di Lettere
http://www.flett.unict.it/internals/forum/viewtopic.php?f=10&t=248 ]


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