La squadra mobile di Ragusa ha arrestato Giovanni e Giuseppe Florindi, accusati di essere gli autori di numerosi colpi a Comiso, Modica e Scicli. Intercettati, il più grande diceva: «Sono entrato e credevo fosse un anziano, invece era uno della mia età, ho dovuto prendere una spranga in ferro e minacciarlo»
Rapine in casa nel Ragusano, arrestati padre e figlio «Devono avere un mare di soldi, ci abitano vecchi»
Rapine in casa a ripetizione, a Comiso, Modica, Scicli. Stava diventando un fenomeno allarmante quello bloccato oggi dalla squadra mobile di Ragusa che ha arrestato due uomini, Giovanni e Giuseppe Florindi, rispettivamente padre e figlio, accusati di essere gli autori di numerosi colpi, messi a segno con dinamiche violente. «Questa casa è bella, una bella villa, devono avere un mare di soldi e ci abitano vecchi», così la fidanzata del più giovane dei fermati commentava i piani di azione. Conversazioni finite negli atti di accusa della polizia che, una volta individuata l’auto con cui i due operavano, ha installato un sistema di intercettazione sul mezzo, raccogliendo gli elementi necessari per chiedere la custodia cautelare.
Le indagini sono partite dalla denuncia delle vittime che hanno descritto i due uomini e sottolineato che parlavano con una cadenza dialettale. La paura degli investigatori stava anche nella scelta delle vittime: tutte anziane, e quindi particolarmente a rischio. La svolta è stata nell’individuazione del numero di targa, che era stato notato dai poliziotti pochi giorni prima di una delle rapine e successivamente confermato anche da un cittadino che era riuscito a segnarne alcuni numeri. La macchina è risultata intestata a Giovanni Florindi, 50 anni, pluripregiudicato per i reati di tentato omicidio, rapina a mano armata, guida senza patente, ricettazione e furti aggravati. Anche il figlio Giuseppe, 23 anni, è noto alle forze dell’ordine.
L’auto dei due è stata quindi messa sotto controllo, grazie a un gps che ne segnalava gli spostamenti, e al sistema di intercettazioni. Prima di colpire, padre e figlio, effettuavano sopralluoghi sul luogo della rapina e commentavano gli eventuali ostacoli che avrebbero potuto incontrare: età degli abitanti, sistemi di allarme, presenza di cani, possibile via di fuga. Nelle loro conversazioni la polizia veniva chiamata con l’appellativo di «bastardi». In un’occasione il padre ha raccontato al figlio i dettagli di una rapina. «Sono entrato dentro l’abitazione e credevo fosse un anziano, invece era uno della mia età, ho dovuto prendere una spranga in ferro e minacciarlo. Appena ha visto che ho preso un pezzo di ferro, appena mi ha visto la sbranca nelle mani ha incominciato a rammollire, “stai fermo” gli ho detto altrimenti ti rompo le corna… perciò… un bastardo di questo, una villa di questa. C’era un cagnolino ma non è stato un problema, appena l’ho visto ho preso una pietra e gliel’ho spaccata in testa; mi ha implorato di andare via che stava arrivando sua moglie malata di cuore che era di rientro con suo figlio; ho pensato, se viene con suo figlio finisce che li devo ammazzare e quindi non ho continuato e me ne sono andato; mentre scappavo sentivo i cani abbaiare, lo sai come funziona, poi urla di qua e urla di là, neanche ho fatto 500 metri che i bastardi erano a portata di mani, questi cornuti, erano in mezzo ai terreni anche loro ed ho incominciato a saltare le recinzioni, i cani continuavano ad abbaiare mentre passavo tra i campi, bau bau, non ce la facevo più».
La squadra mobile sottolinea come parte del racconto fatto sia inventato. «La fuga con salti rocamboleschi ed acrobazie erano solo frutto della sua fantasia – sottolinea la polizia – anche perché le condizioni fisiche del soggetto (particolarmente grasso) non gli avrebbero permesso simili gesti atletici». Padre e figlio, infine, insultavano le potenziali vittime che non erano anziane o che disponevano dell’allarme: «Mettono l’allarme, scassano la minchia, stasera vorrei andare a fare la nottata, mi dice la testa che lì la vecchia nasconde le cose dentro». Giuseppe Florindi parla delle rapine anche con la fidanzata che lo aiuta nella ricerca della informazioni. In un caso, mentre percorrono la strada provinciale 17, la ragazza, avendo notato una villetta, di cui evidentemente conosce gli occupanti, afferma: «Qua ci abitano vecchi, hanno un mare di soldi, due pastori tedeschi, sono due vecchierelli sordi come una campana». Lui si ferma davanti alla villetta e notano la presenza di tre persone. Le insiste: «Hanno un mare di soldi, lei faceva la professoressa e lui il dottore».
Alla luce degli elementi raccolti la Procura di Ragusa ha chiesto e ottenuto l’applicazione della misura cautelare in carcere per i due presunti rapinatori. La polizia li ha aspettati sotto casa e quando ha avuto la certezza che entrambi fossero dentro, è scattato il blitz. Padre e figlio non hanno opposto resistenza. «Bisogna prestare la massima attenzione nel riferire le proprie abitudini ad estranei – commenta la squadra mobile in una nota – ed essere sempre prudenti, adottando ogni precauzione per la protezione di se stessi e delle abitazioni». E aggiunge ulteriori consigli: «In questo periodo di vacanze dove abitualmente si lasciano le proprie abitazioni incustodite, prestare la massima attenzione, monitorare il proprio quartiere, chi rimane in casa può fungere da sentinella per chi si allontana l’intera giornata verso il mare o in vacanza per più giorni. L’aiuto reciproco tra vicini di casa è di grande utilità».