La sorella del magistrato, Maria, alla guida di una Fondazione da anni impegnata in attività con le scuole, invita tutti a non demoralizzarsi: «Il gesto di quattro delinquenti non vuol dire, come ho sentito, che Palermo sia una città irredimibile, non è cosi, è solo questione di tempo, come diceva mio fratello Giovanni»
Raid contro la statua di Falcone allo Zen «Non ci arrendiamo, Palermo città redenta»
«Di notte, contro la statua di Giovanni, dentro una scuola. È difficile immaginare qualcosa di più vile e squallido. Se è un avvertimento mafioso sarebbe una prova di debolezza, non di forza; se invece si trattasse del gesto di una banda di vandali sarebbe l’ulteriore conferma che dobbiamo ripartire dalla scuola». A dirlo è stato il presidente del Senato, Pietro Grasso, dopo l’ennesimo raid vandalico che ha colpito la statua che raffigura il magistrato Giovanni Falcone davanti la scuola di via Pensabene al quartiere Zen di Palermo. Qui ignoti hanno staccato la testa alla statua e l’hanno utilizzata come ariete per sfondare la vetrata della porta d’ingresso.
Ma la sorella del magistrato, alla guida di una Fondazione da anni impegnata in attività con le scuole, invita tutti a non demoralizzarsi: «Palermo? È una città redenta, che ha dimostrato anno dopo anno di crescere. Il gesto di quattro delinquenti non vuol dire, come ho sentito, che Palermo sia una città irredimibile, non è cosi, è solo questione di tempo, come diceva mio fratello Giovanni». «Costernata per un episodio vandalico – prosegue la sorella del magistrato – che per la seconda volta colpisce un baluardo di legalità in un quartiere estremamente sensibile della nostra città», la professoressa sottolinea come «la memoria di Giovanni e Paolo possa fare ancora paura».
«Del resto fa paura la speranza di uno sviluppo e la possibilità, in quartieri come questo, e come tanti altri in Italia, di sconfiggere e contrastare sacche di ignoranza e delinquenza. Ma è anche il segno che dobbiamo continuare quello che finora abbiamo fatto insieme alla fondazione Falcone: fare capire alle nuove generazioni quanto sia importante la legalità, assicurare loro un avvenire diverso. Continuare nell’educazione, perché è l’unico rimedio e non ci arrenderemo mai. La mafia prima o poi morirà, come ha sempre sostenuto Giovanni, ci vuole del tempo e questa città ha dimostrato, anno dopo anno, di crescere in questa memoria, trasformando la memoria nel suo riscatto. Il gesto di quattro delinquenti non ci può scoraggiare, bisogna continuare il cammino di redenzione già intrapreso da questa società. E noi non ci arrenderemo mai».
Un percorso reso possibile dall’impegno di docenti e cittadini sul territorio lodato dal presidente Grasso, che ha aggiunto: «Non illudetevi: ogni volta che proverete a infangare la memoria di uomini come Falcone noi la proteggeremo. E ogni volta che distruggerete una statua saremo pronti a ricostruirla. Quando si prende di mira una scuola – ha concluso Grasso – si vuole aggredire il futuro: sono vicino a chi vive, da studente o lavoratore, l’Istituto ‘Giovanni Falcone’ di Palermo”. Sdegno unanime e solidarietà trasversale alla scuola sono arrivati dai sindacati, dal vicepresidente Csm, dall’Associazione nazionale magistrati e dalla politica nazionale e regionale: dai ministri della giustizia e dell’Istruzione al presidente Ars, Giovanni Ardizzone, che in aula ha parlato di «gesto esecrabile e vigliacco che turba e sconcerta l’opinione pubblica, anche perché colpisce un luogo, come la scuola, che rappresenta un presidio di civiltà», fino al sindaco di Palermo, che ha annunciato un “sopralluogo domattina e un restauro da parte delle maestranze comunali».