Ragazzi, ma che ci fanno gli americani in Crimea?

SARA’ UN CASO, MA DOVE CI SONO DISORDINI CI SONO SEMPRE I SEGRETARIO DI STATO I MILITARI E LE ARMI USA. E L’UNIONE EUROPEA? SEMPLICEMENTE, NON C’E’

La memoria corta non è una caratteristica solo italiana. Questa deficienza è assai diffusa e spesso è accompagnata da un’altra caratteristica, quella della duttilità. Infatti la duttilità, cioè la facoltà di modellare secondo le circostanze e le convenienze, è apparsa in tutta la sua evidenza nelle dichiarazioni del segretario di Stato Usa, John Kerry, quando ha affermato che la Crimea è territorio ucraino e, aggiunge, il Consiglio europeo, pertanto il referendum indetto dai cittadini della Crimea è illegittimo.

Perché diciamo che costoro hanno la memoria corta e duttile? Per la ragione che costoro hanno con estrema facilità dimenticato il Kosovo e la ‘guerra umanitaria’. Infatti, la questione che oggi riguarda la Crimea altro non è che la ripetizione delle ragioni che allora gli stessi protagonisti di oggi hanno ritenuto di dichiarare illegittime sono le stesse che ieri invocavano per bombardare la Serbia con la ‘guerra umanitaria’ in favore dei diritti della maggioranza albanese in quella provincia serba. Per farne, poi, una nazione autonoma con annesse basi militari Usa e governata dagli stessi uomini che allora indossavano le tute mimetiche dell’esercito mercenario dell’Uck ed oggi indossano il doppiopetto grigio. (sopra, foto tratta da francesco.venier.forumcommunity.net)

La ‘guerra umanitaria’ è stata assolutamente legittima perché voluta dalla Nato. Il referendum in Crimea per tornare ad essere territorio russo, voluto dalla maggioranza dei cittadini russi presenti in quel territorio, invece, è illegittimo. Giusto! Per essere dichiarato legittimo a quel referendum manca, infatti, il dato essenziale della ‘guerra umanitaria’

Poniamoci una domanda: che ci sta a fare in Ucraina il segretario di Stato statunitense a Kiev, quando tra quel territorio e quello degli Stati Uniti d’America è distante un intero continente, l’Europa occidentale, ed un intero oceano, l’Atlantico? Non è che per caso tutto questo movimento popolare contro il governo di Ianukhovski è stato provocato da agitatori professionali sostenuti dalla Cia o da qualche altro soggetto legato ai centri operative strategici dell’imperialismo americano? A prescindere dagli orientamenti politici di chi governa quel Paese?

Perché una cosa è certa: negli Stati Uniti la differenza degli orientamenti del governo federale attiene sempre le questioni interne, perché la politica internazionale di quel Paese, democratica o repubblicana che sia, è sempre contrassegnata dall’industria degli armamenti, senza i quali in quel Paese non c’è ne sviluppo economico né potere politico internazionale. Va quindi da sé che senza intrighi guerrafondai quel Paese nello scacchiere globale sarebbe quasi irrilevante.

Non conosciamo le ragioni che hanno indotto il Consiglio europeo di tenere su questa questione una posizione prudente rispetto agli orientamenti rigorosi espressi dal rappresentante degli Usa. Ancora una volta sono emersi l’impotenza e l’indeterminatezza di una potenza economica priva di potere politico, vero handicap di una realtà storica che, pur essendo una grande realtà economico-produttiva di primo piano nello scacchiere globale, non ha alcuna incidenza sulle strategie politiche e sulla tenuta della pace e lo sviluppo dei rapporti politici internazionali internazionale, tanto che non ha alcuna voce in capitolo in materia di G7, G8 o G20 che sia, né sulle agende di questi summit, né sugli inviti a parteciparvi. Senza uno sviluppo in senso politico questa Europa non serve a nessuno ed, in particolare, non serve ai suoi cittadini che ammontano ad oltre mezzo miliardo di anime.

L’Europa nel suo futuro prossimo deve sempre più abbandonare la sua appartenenza alla cosiddetta cultura occidentalista per assumere una cultura ed una visione globale, come peraltro indica la sua Carta dei diritti assunta a Nizza ilo 7 dicembre 2000.

 


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