Ragazza incinta al settimo mese si laurea in ospedale «Un doppio lieto fine: è stata una emozione pazzesca»

«Non è stato come me lo ero immaginato, ma è stata comunque un’emozione pazzesca». Così Federica Panusa ha raccontato a MeridioNews il giorno della sua laurea in Scienze e tecniche psicologiche. Una discussione che la 25enne ha affrontato in collegamento streaming dall’ospedale di Giovanni Paolo II di Ragusa dove è ricoverata per un problema alla 27esima settimana di gestazione della sua gravidanza

«Prima la preoccupazione per il mio bambino che voleva nascere precocemente – dice la giovane – e poi l’ansia di perdere una sessione di laurea che preparava da tempo». La storia, invece, ha avuto un doppio lieto fine all’interno della struttura che, recentemente, è stata convertita in Covid-hub. È durante un controllo di routine dal suo ginecologo che la neolaureata ha scoperto che qualcosa nella gravidanza non stava andando per il verso giusto. Il rischio era quello di iniziare un travaglio troppo precocemente

Ricovera nel nosocomio ibleo, i sanitari hanno subito iniziato le cure stabilizzando la situazione ostetrica. «In un primo momento, ovviamente – sottolinea Federica – quando sono stata portata in ospedale, tutte le mie attenzioni erano rivolte soltanto al proseguimento della gravidanza e allo stato di salute di mio figlio. Quando ho capito che la situazione era sotto controllo – continua – ho deciso di chiamare il mio relatore e di presentarmi ugualmente alla seduta di laurea». 

E, così, ieri pomeriggio, senza nessun parente o amico accanto, e in un letto del reparto di Maternità – spostato in Pediatria per fare spazio ai pazienti Covid – circondata da tutto il personale sanitario, Federica è diventata dottoressa ed è anche stata incoronata con la corona di alloro. «Accanto a me, ci sono stati medici, ostetriche e infermieri che mi hanno incitata e incoraggiata per tutta la discussione della tesi fino al momento della proclamazione», dice soddisfatta la neolaureata che adesso non vede l’ora di tornare a casa «per aspettare con serenità l’arrivo di mio figlio Nicolò». 


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