Sono 17 le persone coinvolte nell'operazione antidroga condotta dalla procura termitana. Per sei di loro sono scattate le manette, mentre altri cinque si trovano ai domiciliari. Cocaina, Hashish e Marijuana arrivavano dal capoluogo. I clienti potevano contattare i pusher tramite i social e utilizzando un linguaggio in codice, fare un'ordinazione o fissare un appuntamento
Raffica di arresti tra Palermo e Termini Imerese Nuova frontiera dello spaccio: la droga a domicilio
Comprare droga facile come ordinare una pizza. A patto, ovviamente, di pagare un extra per il servizio a domicilio. Sono 17 le persone coinvolte nell’operazione Aquarium2 messa a segno dai carabinieri della compagnia di Termini Imerese. Le accuse a carico dei destinatari dei provvedimenti cautelari sono di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Sei persone sono finite in carcere, cinque ai domiciliari, mentre per altre sei è stato disposto l’obbligo di firma.
L’operazione, coordinata dalla procura termitana, è scattata al termine di una complessa indagine su un traffico di cocaina, marijuana e hashish sull’asse Palermo-Termini, iniziata nel novembre del 2013. La droga, secondo quanto emerso dal lavoro dei carabinieri, arrivava da Palermo. I pusher termitani, infatti, pare fossero soliti rifornirsi con cadenza giornaliera da colleghi più esperti di stanza nel capoluogo, nei quartieri di Bonagia, Sperone e Villagrazia.
Teatro principale della vendita, invece, era il centro storico della cittadina del carnevale, dove gli spacciatori agivano con assoluta tranquillità, ma con la massima prudenza. Per scongiurare il rischio di intercettazioni telefoniche, il metodo di contatto maggiormente utilizzato, perché ritenuto più sicuro, era quello dei social network. I clienti potevano chattare al bisogno con gli spacciatori e fissare un appuntamento o ordinare una consegna adottando un apposito gergo. Birra e poker le parole in codice per definire dosi e sostanze. Lo scambio, invece, avveniva di solito nei pressi delle case popolari di Termini Imerese. Tra i destinatari dei provvedimenti c’era chi vendeva per strada e chi, come Rosario Cozzo, conosciuto come Ortofrutta, 27enne già finito in manette nell’ambito dell’operazione Aquarium, organizzava gli scambi all’interno del telefono pubblico di fronte al proprio negozio di frutta e verdura. Più prudente la tattica adottata da Michael Russo, diciannovenne finito ai domiciliari, che invitava i clienti «dai cani» o «nella stalla», intendendo un rudere nelle vicine campagne.