La condanna per i rapporti con la mafia dell'ex governatore siciliano ha subito fatto tornare alla memoria, soprattutto dei cittadini, la travagliata fase di governo a Palermo andata avanti dal 2009 al 2012 con l'appoggio del partito democratico siciliano. A cui oggi da più parti si chiede una riflessione su quel controverso periodo. Guarda l'infografica con le parole chiave di quegli anni
Raffaele Lombardo, dicevano di lui dal Pd Le riforme, Lumia e Cracolici i protagonisti
Una riflessione. E’ quello che in queste ore si chiede da più parti al Partito democratico siciliano. A farlo non sono soltanto gli avversari politici, ma anche e soprattutto i cittadini. Ai quali la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa per l’ex governatore siciliano Raffaele Lombardo ha subito fatto tornare alla memoria la travagliata fase di governo andata avanti con l’appoggio del Pd. E che, ripescando le dichiarazioni dei protagonisti di quel momento, porta con sé diverse parole chiave: dai nomi di chi ha sostenuto quella decisione a quelli degli oppositori, passando per la spiegazione data agli elettori, le riforme.
«Abbiamo creato le condizioni per far saltare il tappo del potere clientelare-affaristico-mafioso e fare le riforme che servono alla Sicilia e ai siciliani», diceva il senatore democratico ed ex presidente della commissione antimafia Beppe Lumia, tra i principali sostenitori del progetto. All’inizio, nel 2009, solo un appoggio esterno. Utile al governatore che aveva appena rotto con il Pdl. Ma l’anno dopo, nel 2010, il Pd dava il suo sostegno al quarto rimpasto voluto da Lombardo, con una giunta tecnica. Un sodalizio politico concluso a maggio del 2012, quando il partito democratico ritira l’appoggio al governatore che aveva già annunciato le sue dimissioni, arrivate a luglio.
«Il Pd in Sicilia non sta inseguendo né il poltronismo né il gattopardismo. Nei limiti del contesto siciliano, dove i giudizi e i pregiudizi morali spesso prendono il sopravvento su quelli politici, il Pd ha fatto quello che poteva: investire sulla fine del sistema politico e contribuire a dare una soluzione alla crisi. Ha così puntato sul riformismo per costruire un quadro più avanzato», spiegava Antonello Cracolici, capogruppo del Pd all’Ars.
Nell’imbarazzo generale, il segretario regionale Giuseppe Lupo sceglieva, anche lui, di fare appello alla necessità delle riforme: «Il centrodestra è stato fatto a pezzi e si è autoribaltato, ha ridotto questa regione a una condizione economica e sociale disastrosa. Questo ci spinge ad un’assunzione di responsabilità e a provvedere alla necessità di riforme importanti con un progetto di rilancio dello sviluppo economico».
Aperti oppositori della strategia sono stati Enzo Bianco, oggi sindaco di Catania, e Rita Borsellino, ex candidata come primo cittadino palermitano. Tra appelli e petizioni, i due dichiaravano: «E’ contro linteresse dei siciliani sostenere un governo inadeguato alla complessità delle questioni che la Sicilia deve affrontare. Non ha risolto alcuno dei problemi che affliggono la Sicilia e la maggioranza è andata in pezzi non sulle ricette per risolvere i problemi, ma sulle formule per spartirsi il potere».