Dall'8 al 30 settembre, cinquanta opere esposte a Palazzo Platamone ricorderanno l'artista comisano scomparso nel luglio 2011 in un incidente in moto. Pitture ed istallazioni che raccontano la contemporaneità attraverso il caos urbano delle strade di città solcate dagli pneumatici, in contrasto con la tranquillità della campagna. L'esposizione, che sarà inaugurata sabato alle 19, è a ingresso libero
Rabbito, il «pittore dei paesaggi urbani» A Catania una mostra a un anno dalla morte
«Già nella primavera del 2011 lavoravamo a questa mostra di Catania: doveva essere la celebrazione dellarte di Luigi Rabbito, della sua carriera, della maturità che aveva raggiunto. Vorrei lo fosse ancora, senza trasformarla in una commemorazione, lasciando parlare le sue opere». Così Mercedes Auteri descrive Rabbito, la mostra sui lavori dell’artista di Comiso scomparso prematuramente nel luglio dell’anno scorso. Esposizione, di cui è curatrice insieme ad Angelo Buscemi, che dall’8 al 30 settembre porterà a Palazzo Platamone circa cinquanta opere del «pittore dei paesaggi urbani», tra pitture ed istallazioni artistiche, comprese quelle di grandi dimensioni. Allestimento a cui adesso si associano la luce e il lutto, perché «Luigi ci aveva abituati a cercare la luce dentro a un buio dilagante», racconta la curatrice. Parafrasando uno scritto omonimo del suo conterraneo Gesualdo Bufalino, con cui Rabbito condivide lo stesso triste destino. Entrambi sono infatti vittime di un incidente stradale.
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La stessa strada, che il con il suo caos, il suo traffico, il suo brulicare di mezzi in movimento prende prepotentemente il posto della campagna, protagonista della visione dell’artista comisano. L’allestimento racconterà infatti attraverso le sue opere le rappresentazioni dei paesaggi urbani. Tra ingorghi stradali di auto, camion, moto, mezzi pubblici e macchine agricole. Proprio quei mezzi meccanici a causa dei quali Luigi Rabbito ha perso la vita a soli 43 anni, vittima di un incidente in moto. Protagonisti assoluti gli pneumatici, che «percorrono la nostra contemporaneità e irrompono nei silenzi bucolici della campagna ragusana lasciando solchi inequivocabili».
«Rabbito – scrive Auteri in una nota critica sull’opera dell’artista – propone una nuova visione del paesaggio, modificabile, dentro e fuori lopera darte. Proveremo a raccontarlo – continua – attraverso lallestimento articolato fra vuoti e pieni degli spazi di palazzo della Cultura: proprio come lavevamo pensata con Luigi un anno fa». Attraverso le sue opere, «così attuali ed originali anche per via di frasi, commenti ironici e riflessioni sulla società contemporanea, che non mancheranno di incuriosire vecchi e nuovi estimatori».
La frenesia della contemporaneità si mischia alle influenze dell’antico dei paesaggi di una volta, come quelli del Ragusano, in cui l’artista lavorava, attraverso tecniche creative innovative ed espressive e commistione di materiali . «Levidenza con cui la “remota verginità del paesaggio” è stata stuprata dalla città comincia a popolare le sue tele di contesti urbani, estremi, affollati dalla macchina più che dalluomo, densi delle immagini della pubblicità, delle parole della carta stampata, della quotidianità che bombarda la vita di ciascuno», sottolinea la curatrice. Meccanico e umano si fondono, passando «dalla rappresentazione della campagna allautostrada, dai ritratti di persone ai ritratti di camion, riuscendo a non mutare lintensità della resa pittorica nonostante i soggetti risultino opposti», spiega Auteri.
A farla da padrone sarà l’immagine degli pneumatici dei mezzi di trasporto, soprattutto di grandi dimensioni come quelli di camion e veicoli agricoli, protagonisti dell’allestimento e utilizzati come metafora del caos urbano in molte opere di Rabbito «dentro cui si ritrovano raffigurati, a fare da cornice al quadro, a comporre un nuovo oggetto o ammassati in una installazione». Azione performativa ideata dallo stesso Rabbito nella primavera 2011 con il progetto Pneuma, un’allestimento itinerante che, partendo proprio da Comiso, avrebbe dovuto girare le piazze d’Italia, e che adesso saranno riproposte nella mostra catanese.
«Col sorriso ma senza scherzare – ricorda la curatrice dell’allestimento, che ha lavorato a fianco dell’artista scomparso – gli avevo detto che le sue opere avrebbero meritato spazi immensi come lHangar Bicocca a Milano, lHamburger Banhoff a Berlino, la Tate a Londra, la Galleria Hauser & Wirth o il Moma a New York e lui, senza sorridere e nonostante lumiltà che sempre lo accompagnava, aveva risposto che avrebbe fatto di meglio. Quale immenso spazio sia andato ad allestire adesso non lo so, ma spero di scoprirlo un giorno».
La mostra – organizzata dagli eredi, tra cui la moglie Tiziana, in collaborazione con il comune di Chiaramonte Gulfi, in provincia di Ragusa – sarà inaugurata sabato 8 settembre alle ore 19 e sarà visitabile fino al 30 settembre. L’ingresso è libero.