Quirinale, #Occupypd anche sotto l’Etna «I dirigenti devono ascoltare la base»

Il tam tam è partito ieri mattina, mentre il primo turno di votazione per eleggere il nuovo presidente della Repubblica dichiarava morto l’accordo tra Pd, Pdl e Scelta Civica sul nome di Franco Marini. Tra i Giovani Democratici è iniziato un fitto scambio di email e telefonate per organizzare l’occupazione delle sedi del partito in tutta Italia e lanciare un forte messaggio simbolico: noi non ci stiamo. A Catania, unico capoluogo della Sicilia coinvolto nell’iniziativa, in quaranta circa hanno scelto il quartier generale di via Umberto. Ma occupazioni si sono verificate anche ad Adrano e Randazzo. «In tutta Italia le sedi occupate sono state circa 150 – precisa Daniele Sorelli, tra i promotori dell’iniziativa a Catania e delegato nazionale alla cultura dei Giovani Democratici – Siamo rimasti fino a tarda nottata, perché sapevamo che stamattina a Roma ci sarebbe stata la riunione per decidere il nuovo nome da proporre e crediamo che Prodi sia una candidatura importante che rompe la collaborazione con il Pdl».

Secondo Fausto Raciti, deputato del Partito Democratico originario di Acireale e segretario nazionale dei Giovani Democratici, «è complicato unire il Parlamento se il primo a non essere unito sei tu». La protesta spontanea è nata «a seguito della confusione e dalla rottura dentro il Pd», spiega Raciti che però sottolinea l’intento costruttivo, «un messaggio opposto rispetto a chi ieri bruciava le tessere del partito».

I Giovani Democratici non si prendono i meriti del cambio di rotta, ma sperano che il loro gesto abbia dato un contributo. «Abbiamo deciso di occupare quella che riteniamo casa nostra – spiega Sorelli – per far capire ai dirigenti del partito che noi avremmo preso una decisione diversa se fossimo stati al loro posto e che quando non si ascolta la base si commettono degli errori». La provocazione è piaciuta più fuori dal Pd che al suo interno. Centinaia i messaggi su Twitter che ha fatto da cassa di risonanza grazie all’ashtag #occupypd. A Catania Matteo Iannitti, di Rifondazione Comunista, è andato a trovare gli occupanti. «Nessuno della dirigenza locale si è fatto sentire con noi – sottolinea Sorelli – gli unici a comunicarci il loro sostegno sono stati Enzo Napoli e Luca Spataro». Il primo fa parte del comitato che gestisce il partito dopo le dimissioni dello stesso Spataro da segretario provinciale. Mentre a livello nazionale è arrivata la solidarietà dei renziani e dell’area più a sinistra.

In via Umberto si sono ritrovati in una quarantina, provenienti dalle diverse anime del partito: sostenitori di Giuseppe Berretta, membri del comitato per Enzo Bianco, giovani della Cgil. «E’ vero, fino a qualche settimana fa eravamo distanti su alcune idee – ammette Sorelli – ma a differenza dei dirigenti, sappiamo essere uniti nei momenti importanti».

Il nome di Romano Prodi convince i Giovani Democratici, ma fino a ieri ad accendere il dibattito è stato Stefano Rodotà, candidato dei grillini. «Ne abbiamo discusso molto tra di noi e ci ha messo in difficoltà – continua Sorelli – perché si tratta di un nome straordinario, ma che è stato proposto per rompere e non per unire». Tuttavia, mentre il dialogo tra i dirigenti del Pd e i capi del Movimento cinque stelle appare quasi impossibile, tra i giovani il confronto è già in atto. «Vogliamo intestarci questo dialogo perché su molte cose ci troviamo d’accordo – precisa il responsabile nazionale alla Cultura – ma a Catania per esempio è difficile capire con chi parlare visto che esistono due meetup».

Nel frattempo hanno deciso di interrompere l’occupazione, ma continuano a seguire da lontano quello che succede alla Camera, con una speranza: «Stasera speriamo di festeggiare per l’elezione di Prodi come nuovo presidente della Repubblica».


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