Il comitato in difesa del Centro Popolare Experia, ma anche la CGIL, il Comitato Antico Corso e numerose altre associazioni hanno partecipato, ieri pomeriggio, ad una passeggiata di denuncia per il centro storico di Catania tra chiese, palazzi antichi e siti archeologici che ci sono, ma è come se non fosse così- Villa Bellini, «Trasparenza contro il degrado»
Quel posto? Non c’è
Sfidando i sigilli apposti dalla Procura della Repubblica di Catania, un manipolo di bambini scavalca i cancelli che separano la scalinata di via Bambino dall’arena dell’ex cinema Esperia, nei pressi di via Plebiscito. Nonostante l’altezza, si arrampicano e tornano in strada, in tuta, con un pallone in mano. Ancora una partita in quello che è stato, per diciassette anni, il cortile del Centro Popolare Occupato Experia, e che adesso dovrebbe, il condizionale, come si dice, è d’obbligo, essere inaccessibile.
Con questa scena alle spalle (il colpo d’occhio era notevole) è cominciato il tour per le strade del quartiere promosso dal comitato in difesa del Centro Popolare Experia, dal comitato Antico Corso, e da associazioni come il Gapa di via Cordai e l’Iqbal Masih di viale Moncada.
Partendo dai locali dell’ormai ex centro popolare, passando per la Chiesa della Purità, poi per il vecchio Convento dei Gesuiti, di seguito per il Teatro Romano, l’Odeon, piazza Dante e la Chiesa dell’Idria. Un patrimonio gigantesco concentrato in poche centinaia di metri quadrati.
«È la prima di una serie di iniziative di denuncia contro il degrado in cui versano interi rioni della città, perché stare in silenzio su certe cose non è più possibile», ha sostenuto Luigi Marino, uno degli ex occupanti storici dell’Experia e membro del comitato di gestione del CPO.
«La mappa dell’abbandono è stata disegnata considerando l’intero Antico Corso. Vogliamo lanciare un allarme: a prescindere dalla crisi, questa parte della città è sempre stata lasciata a se stessa».
E il medesimo discorso vale per San Cristoforo e Librino, che saranno oggetto delle prossime manifestazioni.
«Lo stato in cui versa il centro storico è incredibile: ad essere dimenticati non sono soltanto siti di interesse storico-artistico, ma anche di interesse sociale», ha spiegato Valentina Riolo, consigliere della I Municipalità in forza al Partito Democratico. «In nome della razionalizzazione delle spese è stata chiusa la ludoteca di via Plebiscito, e l’asilo di via Tomaselli è attualmente sotto sfratto. Ma gli altri sprechi? I cinque milioni di euro utilizzati per la Manifattura Tabacchi che attualmente è chiusa?».
Eppure, il Comune di Catania s’era interessato al problema. Il 9 febbraio era stato convocato un consiglio comunale straordinario per discutere di via Plebiscito e dintorni, ma la seduta era stata sciolta senza che venisse approvato un ordine del giorno, prima per via dell’assenza del numero legale, poi a causa dell’esito negativo delle votazioni.
«Quale caso migliore di questo può essere preso ad esempio per parlare del disinteresse dell’amministrazione rispetto alla città che ha in mano?», è intervenuta Giusy Milazzo, della CGIL. «Le assenze e il silenzio sono stati la risposta più chiara e, sicuramente, più grave».
Il piccolo corteo, poco più di una cinquantina di partecipanti, s’è mosso, sotto lo sguardo vigile della Polizia, attraverso la Catania più antica.
Il complesso della Purità, in via Santa Maddalena, che, come ha sottolineato Salvo Castro, del Comitato Antico Corso, «è stato profondamente intaccato dagli interventi dell’università. Si stavano costruendo due aule grandissime, al suo interno, poi ci si è resi conto che si stava distruggendo una domus romana. Ma ormai era troppo tardi. Dal 2000 i lavori sono stati bloccati».
Il Collegio dei Gesuiti, in via Crociferi, ex Ospizio della Carità, ex Scuola delle Arti e dei Mestieri e, ultimamente, ex Istituto d’Arte. «È un luogo di interesse – attacca Giusy Milazzo – lasciato all’incuria ed è pericolante. L’Istituto d’Arte, adesso, è ospitato in locali privati che la Provincia affitta e paga 60.000 euro l’anno per i primi due anni, 80.000 per quelli successivi. Nessuno, però, si occupa di recuperare uno stabile storico che, più passa il tempo, più si rovina».
Prossimme tappe del tour: il Teatro Romano, l’Odeon e le vicine Terme della Rotonda, tra via Teatro Greco e via della Mecca, «che solo i turisti fortunati riescono a visitare, perché qualche volta sono aperte, tutte le altre no», secondo Valentina Riolo. «Sarebbe necessaria una segnaletica appropriata e si dovrebbero offrire servizi, di cui nessuno ha mai visto l’ombra».
Di seguito, piazza Dante, con l’ex Monastero dei Benedettini e la sede delle facoltà di Lettere e Lingue.
«Quando ci hanno detto che avrebbero portato l’università nel quartiere», ha raccontato Pippo Lanza, del Comitato Antico Corso, «eravamo molto contenti. Poi ci siamo resi conto che, in realtà, l’università si chiudeva dentro le mura del Monastero e non interagiva con chi le abita accanto. Perché interazione non significa fare la festa di primavera una volta all’anno…».
Infine, la Chiesa dell’Idria, in via Idria. «Da più di un ventennio le impalcature indicano che è inagibile, ma nessuno s’è mai occupato di recuperarla», ha osservato Luigi Marino.
Era la conclusione di un giro turistico attraverso una città che c’è, non si vede e, di conseguenza, esiste un po’ di meno.