La maggior parte delle città italiane non raggiunge la sufficienza nel rispetto degli standard della qualità dell’aria. Ma c’è chi si attesta a una poco invidiabile valutazione zero, come nei casi di Torino, Roma, Palermo, Milano e Como. In questi centri abitati, negli ultimi cinque anni, non è mai stato rispettato nemmeno uno dei parametri previsti dall’Organizzazione mondiale della sanità. Così, la sfida in nome del rispetto dell’ambiente è davvero lontana dall’essere vinta. Piccola eccezione per Sassari, in Sardegna, che ha sempre rispettato i limiti previsti per polveri sottili e biossido di azoto. Tornando alla Sicilia, l’unica città a distinguersi in positivo è invece Enna. Le pagelle sono contenute nell’ultimo dossier sulla qualità dell’aria stilato da Legambiente. L’edizione speciale di Mal’Aria tiene in considerazione i dati disponibili negli ultimi cinque anni e mette sotto la lente d’ingrandimento i rilevamenti effettuati in 97 città.
Il pessimo stato di salute dell’Italia non è certo una novità. Il nostro Paese, insieme alla Germania, detiene infatti il primato a livello europeo di morti per l’eccessiva esposizione a concentrazioni inquinanti dannose per la salute. Nell’ultimo report dell’Agenzia europea per l’ambiente, la stima è di 400mila decessi l’anno in Europa. Per quanto riguarda la Sicilia, non riescono a raggiungere la sufficienza nemmeno Catania e Ragusa, entrambe con una valutazione di tre. Gli altri capoluoghi di provincia non compaiono nemmeno in classifica a causa dell’assenza dei dati utili per stilare le valutazioni finali.
Nel mirino degli esperti ci sono auto e traffico ma anche la presenza di zone industriali e portuali nei pressi delle aree abitate. Questi ultimi «possono incidere notevolmente sulla qualità dell’aria», come nei casi di Genova, Napoli e Palermo. Ma l’indiziato numero uno resta comunque il «trasporto su strada». Tema che mette in risalto, ancora una volta, l’importanza della mobilità sostenibile. Nel dossier di Legambiente viene evidenziato anche il monitoraggio dell’inquinamento durante il lockdown. Periodo in cui la concentrazione di polveri sottili è diminuita del 68 per cento. «Per fare fronte all’inquinamento – si legge nel dossier – servono misure preventive, efficaci, strutturate e durature. Tutto quello che non sta avvenendo in Italia».
In Sicilia per diversi mesi, per esempio, ha tenuto banco il dibattito sul piano dell’aria regionale. Un documento – approvato nel 2018 dal governo presieduto da Nello Musumeci – che prevedeva che le autorizzazioni integrate ambientali venissero riviste introducendo dei limiti di emissioni più restrittive. A imporre lo stop è stato, però, il tribunale amministrativo regionale di Palermo, dopo un ricorso di Italcementi e della Raffineria di Milazzo, in provincia di Messina, che ha evidenziato l’assenza di dati analitici e la conseguente presenza di proiezioni nella stesura del documento.
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