«Come possiamo conciliare oggi la libertà personale con la sicurezza collettiva?», si chiedeva il professor Bruno Montanari lunedì scorso durante il bel seminario che il cattedratico di Filosofia del Diritto alla Facoltà di Giurisprudenza di Catania e alla Cattolica di Milano ha tenuto a Gela presso la biblioteca comunale.
Lincontro faceva parte di un ciclo percorsi storico-filosofici denominato Da oriente a oriente che lassessore allistruzione, università e ricerca del Comune di Gela, Luciano Vullo, ha voluto organizzare in particolare per gli studenti dellultimo anno dei licei cittadini (presenti in numero apprezzabile). «Il titolo, spiega lassessore, vuole simboleggiare la nuova alba che non dobbiamo mai smettere di attendere».
Se lassessore si dice ottimista seppur sofferente, non così si rivela il professor Montanari, almeno rispetto al tema che è venuto a trattare con estrema lucidità e chiarezza, non mancando di coinvolgere anche emotivamente il pubblico. «Le nuove tecnologie informatiche oggi permettono un controllo formidabile delle libertà personali. Un controllo che è attuato in nome della sicurezza collettiva e della lotta al terrorismo internazionale. Così libertà e sicurezza diventano istanze ambedue legittime ma inconciliabili, e si creano problemi che forse, almeno oggi, sono irrisolvibili e ci costringono a muoverci a tentoni».
Il professore ha tracciato un breve excursus storico analizzando il rapporto tra l “io” e il noi nel corso dei secoli: dalletica politica di Aristotele a quella di Hobbes che legittima la violenza da parte dello stato per giungere a quella liberale-utilitaristica di Locke. Secondo Montanari oggi prevale nel mondo il modello hobbesiano col quale alla categoria del nemico si è sostituita quella di cattivo ed è diventata ormai sistema la logica dellintervento indiscriminato dello stato forte (chiaro il riferimento agli USA di Bush) per punire, appunto, il cattivo, sia esso oggi Saddam Hussein e Bin Laden o domani il governo iraniano. Il pericolo è proprio nellaffermazione di questa logica, la legittimazione unilaterale di qualunque atto (comprese la tortura e la compressione delle libertà individuali) in nome del valore superiore della sicurezza.
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