Il poligono di Drasy, vicino Agrigento, da 60 anni ospita esercitazioni della Brigata Aosta. Quel tratto di litorale, area da proteggere, per molti è più prezioso della Scala dei Turchi. Ieri le esplosioni hanno scatenato la protesta dei residenti. L'assessore al Territorio Cordaro annuncia: «A maggio sapremo se ci sono siti alternativi»
Punta Bianca, spiaggia incantata ostaggio dei militari Regione: «Avviata ricerca di altri siti per il poligono»
Per chi ama il mare cristallino e le spiagge selvagge, Punta Bianca è una meta unica. Difficile da raggiungere, a sud di San Leone (la spiaggia di Agrigento) e Zingarello e poco più su di Marina di Palma. È mal segnalata ma, chi si attrezza di pazienza e fiato per camminare e percorre il tortuoso sentiero sterrato, alla fine rimane senza fiato per la bellezza del paesaggio – è lo stesso tipo di roccia bianca che si trova alla Scala dei Turchi – e per la limpidezza dell’acqua. Uno scenario spettacolare, dichiarato nel 2001 area di interesse paesaggistico, ma sfregiato da quasi 60 anni dalla presenza militare. Dal poligono di Drasy, proprio a monte di Punta Bianca, la brigata Aosta spara con diversi mezzi, compresi blindati per otto mesi all’anno. Come è successo anche ieri.
«I boati si sono sentiti distintamente da Porto Empedocle e Palma di Montechiaro», denuncia Claudio Lombardo, ambientalista e presidente dell’associazione Mareamico che, da anni, si batte per l’istituzione della riserva naturale. Anche i residenti nelle ultime ore hanno protestato. «Mi sento invaso a casa mia – spiega un residente di Punta Bianca – le cannonate sono terribili, trema la casa. Faccio un salto ai templi per vedere se ci sono ancora. Possono resistere a vibrazioni di questa portata?». «Ero qui a lavorare al porto di San Leone – spiega un pescatore – e a un tratto si è sentito un gran boato, abbiamo visto tutti i gabbiani e gli uccelli anche del fiume sparire, volare via. Abbiamo visto a Punta Bianca le colonne d’acqua altissime». Un’altra ragazza, residente a Cannatello, racconta di aver dovuto «far entrare in casa i cani, perché erano molto spaventati».
Duro il sindaco di Agrigento, Lillo Firretto, sul cui territorio si trova Punta Bianca. «Per la nostra città è uno strazio e non siamo più disposti a sopportarlo – attacca – è un posto di rara bellezza nell’intera Sicilia, ci sono fondali eccezionali, e noi che facciamo? Ci portiamo i carri armati per sparare? I Templi di Agrigento, pur soffrendo per una viabilità deficitaria, sono oggi il sito culturale più visitato dell’isola. Siamo in una fase di crescita turistica incredibile, la città ha la voglia e l’obbligo di riconvertire la sua economia sul turismo e Punta Bianca deve far parte di questo pacchetto. Il ministero della Difesa non può fermarsi alla dichiarazione che non ci sono siti alternativi, se c’è la buona volontà una soluzione si trova».
I turisti che arrivano a Punta Bianca e lasciano una recensione su Tripadvisor parlano dei segni lasciati dalla presenza militare. «Raggiungerla – ha scritto Barbara lo scorso agosto – effettivamente non è semplicissimo, poiché la strada sterrata che conduce sul posto è, specie nella parte finale, un po’ dissestata, ma percorribile senza eccessiva difficoltà. Appena prima di giungere alla scogliera, caratterizzata da una casa diroccata, un tempo sede della guardia di finanza, ci si può fermare in un luogo di ristoro dove abbiamo potuto munirci di acqua fresca e panini. Qui ci hanno spiegato che lo stato della strada è dovuto alle esercitazioni militari effettuate durante l’inverno». Nel corso degli anni bossoli e ogive sono stati trovati sia a mare che a terra. Le esplosioni hanno lasciato sul suolo piccoli e grandi crateri, mentre le potenti vibrazioni hanno causato delle frane, in un’area dichiarata dalla Regione «immodificabile» nel 2001. Da allora però nulla è cambiato.
«Nel 2013 l’allora generale del comando militare Sicilia venne a Punta Bianca – ricostruisce Lombardo – e ammise che quei luoghi erano troppo belli per farci un poligono di tiro militare. Manifestò la disponibilità a smobilitare ma a patto che la Regione Siciliana trovasse un sito alternativo per le esercitazioni». Lo stesso ministero della Difesa ha espresso tre anni fa questa richiesta alla Regione. Lo scorso anno, l’ex assessore al Territorio Maurizio Croce ammise la difficoltà di trovare Comuni disposti a ospitare il poligono. «Noi – racconta l’ambientalista Lombardo – avevamo individuato un terreno ma era privato tra Naro e Favara, e il generale ci disse che non avevano intenzione di pagare l’affitto». «Ci è arrivata la segnalazione di un comitato di cittadini – risponde a MeridioNews l’assessore al territorio Toto Cordaro – ho chiesto agli uffici del mio dipartimento di avviare un’istruttoria per cercare siti alternativi adatti. Dopo l’approvazione della Finanziaria, verosimilmente a maggio, avremo delle risposte».
L’associazione Mareamico comunica che nei prossimi giorni chiederà di incontrare a Palermo la Commissione paritetica Regione, Stato ed Esercito per capire quale sia il futuro dell’area e portare il messaggio di protesta della popolazione. In quella sede «chiederà anche di iniziare la bonifica del mare, come stabilito lo scorso anno dalla commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito».