Pua Playa, in consiglio maggioranza spaccata Articolo 4: eliminare le tutele sull’ambiente

La decisione è rinviata a oggi. Ma la lunga seduta del consiglio comunale di ieri sera ha visto scontrarsi due fronti contrapposti sul futuro del Pua, il Piano urbanistico attuativo Catania Sud, che prevede la costruzione alla playa di centro congressi, alberghi, campi da golf e altre strutture. L’assemblea cittadina – che ha già approvato il progetto nell’aprile del 2013 – era chiamata nuovamente ad esprimersi in merito alle rigide indicazioni che sono arrivate il mese scorso dal Consiglio regionale urbanistica. Paletti, soprattutto ai fini della tutela ambientale, che l’amministrazione guidata dal sindaco Enzo Bianco ha recepito, ma su cui è battaglia in consiglio comunale. Soprattutto perché una fetta importante della maggioranza – Articolo 4 e il Megafono – sembrerebbe non avere alcuna intenzione di approvare le indicazioni che arrivano da Palermo. Puntando sul mantenere inalterate tutte le caratteristiche attuali del progetto. Lo stesso obiettivo che si pone l’opposizione. Le diverse posizioni ieri si sono espresse attraverso la presentazione di tre emendamenti, due da parte dell’Area Centro Destra guidata da Manlio Messina, uno dal consigliere di Articolo 4, Rosario Gelsomino. Atti su cui il consiglio dovrebbe votare oggi, dopo che ieri è venuto meno il numero legale per l’uscita dall’aula di molti consiglieri di maggioranza. 

Per chi si batte contro il Pua, il parere del Cru non è sicuramente una vittoria ma una buona notizia. Secondo l’opposizione, invece, contiene «presupposti di illegittimità». «La relazione – spiega Manlio Messina nel suo intervento – entra nel merito di materie di competenza esclusiva del consiglio comunale, che si è già espresso sul progetto. Non possiamo farci prevaricare. Il Cru si deve limitare a dire se un atto è legittimo o no». Il consigliere di Area Centro Destra è firmatario di due emendamenti che mirano a escludere, tra gli altri, le indicazioni del Consiglio regionale urbanistica sulle procedure di esproprio – secondo il Cru, essendo aree a vincolo paesaggistico non potrebbero essere espropriate ma acquistate dai privati – e sulle concessioni edilizie, che sempre per l’organo regionale dovrebbero essere rilasciate solo dopo la realizzazione delle opere di urbanizzazione, cioè strade, illuminazione e fogne. «Assurdo – commenta Messina – nella prassi non si è mai fatto anche se la legge dice così, perché le aziende fallirebbero». Proposto anche il mantenimento dell’attuale altezza, nove metri, degli alberghi ricadenti nella fascia tra i 300 e i 500 metri dalla battigia. «Il Cru indica di portarla a otto, mantenendo però invariata la cubatura, quindi allargando la superficie occupata, il tutto per permettere di ammirare il panorama della zona industriale», ironizza Messina. Che prima di chiudere il suo intervento si rivolge direttamente all’assessore all’Urbanistica Salvo Di Salvo, presente in aula insieme al collega Saro D’Agata. «Se oggi approviamo le prescrizioni del Cru e domani qualcuno presenta ricorso, ne rispondiamo noi – attacca – Voi ci dovete tutelare, non consegnando cose che un domani potrebbero danneggiare i consiglieri che oggi con coraggio sono venuti in aula a votare». 

Ancora più drastico nel voler ridimensionare le modifiche indicate dal Consiglio regionale, è l’emendamento presentato dal consigliere di maggioranza Gelsomino. Che mira a cancellare quasi tutte le modifiche in materia di tutela dell’ambiente, in particolare: l’obbligo di mantenere intatto e di potenziare il verde nell’area del Parco urbano costiero; di mitigare l’impatto paesaggistico prevedendo attrezzature sportive di modeste dimensioni e impianti sportivi oltre i 300 metri dalla battigia; di salvaguardare le aree verdi e di impiantare nuove aree agrumetate; di realizzare un anello verde e un reticolo di assi viari per bici e pedoni; di preservare la zona umida del canneto; di conservare e riqualificare la masseria Grasso, definita di interesse storico, così come altri edifici rurali. Tutte indicazioni che, se passasse l’emendamento del gruppo Articolo 4, scomparirebbero. 

Altro nodo difficile da risolvere è la richiesta del Palaghiaccio di cambiare la destinazione d’uso dell’impianto da sportivo a commerciale. Proposta presentata direttamente al Consiglio regionale urbanistica, bypassando il Comune, che l’ha approvata – a differenza delle deduzioni del comitato No Pua – e che adesso fa parte della delibera da votare. Un pacchetto unico, dunque. Ma l’amministrazione ha già annunciato battaglia e medita possibili ricorsi sul cambio di destinazione del Palaghiaccio. «La modifica permetterebbe l’apertura di attività commerciali anche di medie e grandi dimensioni – ha spiegato l’assessore Di Salvo all’inizio della seduta – al posto del Palaghiacchio avremmo quindi un centro commerciale, cosa di cui la città non ha bisogno». Proprio su questo punto è stato presentato un ordine del giorno, primo firmatario il consigliere Agatino Lanzafame, che rigetta la richiesta del Palaghiaccio e impegna l’amministrazione a «opporsi in tutte le sedi e con tutti gli strumenti, politici, amministrativi e giudiziariall’apertura di nuovi centri commerciali». Al momento del voto però è venuto meno il numero legale. Oggi si riprenderà da qui. E si vedrà se il sindaco Bianco avrà avuto il tempo e la forza per ricompattare una maggioranza ancora una volta spaccata.


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