Lo rende noto l'amministrazione etnea che si dice soddisfatta per il risultato. Quella che per i cittadini è «una grande speculazione edilizia» era stata limata dal consiglio regionale urbanistica, scontrandosi con il parere di diversi consiglieri etnei. Bianco: «Attueremo un rigido protocollo per la legalità». Nonostante le ombre sul progetto
Pua, la Regione adotta il piano per la Playa Reintrodotte, ma solo in parte, le tutele ambientali
La
Regione sconfessa, ma solo in parte, il Consiglio comunale di Catania. Il Pua – il piano urbanistico attuativo Catania Sud – passa come piano di lottizzazione, quindi con maggiori tutele ambientali ma anche con il superamento di alcuni limiti. L’assessorato regionale Territorio e ambiente ha emesso il decreto con cui il progetto per la Playa di Catania viene approvato dopo un iter lungo 15 anni, avviato dall’allora e oggi sindaco Enzo Bianco che lo definisce «una delle più importanti scommesse sul futuro di Catania» nonostante, secondo diverse fonti, avrebbe intanto perso interesse sul piano. Che, con le modifiche proposte dal Consiglio regionale urbanistica (Cru) – poi respinte dal consiglio comunale etneo, ma riconfermate adesso dall’assessorato -, diventa meno appetibile per gli speculatori. «Non posso che prendere atto con soddisfazione che la Regione ha approvato il piano da noi portato avanti recependo una parte significativa delle osservazioni avanzate da ordini professionali, organizzazioni no profit e associazioni ambientaliste e soprattutto impedendo che nell’area nascesse un nuovo centro commerciale», commenta Bianco riferendosi all’osservazione proposta dai titolari del Palaghiaccio.
Nel progetto infatti figurano
palazzi per 35mila metri quadrati; un parco tematico appena più piccolo; un acquario e una pista di go kart da circa ottomila metri quadrati ciascuno; impianti variamente sportivi per diecimila metri quadrati e persino una chiesa. Ma dal Cru erano arrivate nei mesi scorsi diverse indicazioni a favore di una maggiore salvaguardia del paesaggio e di un minor impatto ambientale. Tra queste, la gestione pubblica di alcune parti del Pua; la possibilità di cambiare la zonizzazione del comparto destinato alle strutture ricettive, sportive e di svago; la grandezza dell’area da destinare a Parco urbano costiero. Indicazioni rigettate dal consiglio comunale etneo con un voto che ha fatto discutere: a schierarsi con l’opposizione era stata anche la parte di maggioranza che fa riferimento ad Articolo 4. Un comportamento che ha portato anche a un esposto da parte del comitato cittadino No Pua che ipotizza un possibile abuso d’ufficio di alcuni consiglieri.
La Regione ha comunque accolto in parte le modifiche volute dal consiglio comunale etneo. E, nello specifico, quelle relative all’
incremento del limite del 20 per cento delle superfici dei parcheggi, da destinare a impianti fotovoltaici, e delle altezze massime di otto e nove metri per le strutture ricettive oltre i 300 metri dalla battigia. L’amministrazione si dice comunque soddisfatta: «L’area interessata dal Pua è complessivamente di un milione e 243mila metri quadrati, la parte dedicata alle costruzioni di 185mila, con indice di edificazione, dunque, di appena 0,15 mq/mq». «La superficie da cedere al Comune – continuano nella nota – sarà di 513mila metri quadrati (oltre 50 ettari), suddivisa in un parco urbano (273mila metri quadrati), parcheggi (160mila) e strade (80mila).
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Adesso tocca ai privati – aggiunge il sindaco Bianco – Attueremo un rigido protocollo per la legalità da stipulare con il Prefetto, poiché precondizione assoluta per noi è l’assoluto rispetto delle leggi e delle regole di trasparenza sia sulle procedure che verranno seguite sia sui fondi che saranno investiti». Un riferimento non casuale, considerate le nubi che si sono addensate sul progetto negli ultimi anni. «Questa mattina la Commissione ha approvato la Playa»; «Perfetto, hai visto? Uno a zero, palla al centro». Questo stralcio di intercettazione viene riportato nella sentenza che ha condannato per concorso esterno in associazione mafiosa l’ex governatore siciliano Raffaele Lombardo. A dare l’annuncio del via libera al piano è Renzo Bissoli, a capo della società titolare del progetto Stella Polare. Bissoli parla con Mariano Incarbone, imprenditore originario di Enna, condannato in appello a cinque anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Quali siano questi fondi all’estero che dovrebbero finanziare il maxi investimento da quasi 500 milioni di euro non è ancora chiaro a nessuno.
Tra i protagonisti del Pua c’è poi l’imprenditore etneo – editore e direttore del quotidiano
La Sicilia – Mario Ciancio Sanfilippo, proprietario del 30 per cento dei terreni interessati dal progetto. Secondo il giudice che firma la sentenza di condanna a Lombardo, anche in questo caso Ciancio avrebbe utilizzato il suo «modello operativo»: acquistare dei terreni, renderli edificabili tramite agganci politici e poi rivenderli. Una presenza, quella dell’imprenditore, che è protagonista anche del primo esposto presentato dai No Pua e incentrato sull’iter amministrativo del piano definito «benevolo».