Per la prima volta nella storia dell'Autonomia siciliana nove Amministrazioni pubbliche si ritrovano senza rappresentante legale. Probabilmente la nuova 'creazione' dell'attuale Governo regionale finirà sui testi si studio
Province siciliane Chi le rappresenta legalmente?
Una decina di giorni fa abbiamo anticipato la bufera che, l’1 novembre, si sarebbe abbattuta sulle nove Province siciliane commissariate. Questo perché quattro o cinque commissari straordinari non avrebbero potuto essere confermati per effetto del Decreto Madia, che vieta ai dirigenti in pensione di ricoprire cariche apicali nell’Amministrazione pubblica.
Tra l’altro, anche la proroga come fatto amministrativo in sé appariva dubbia, visto che sono cessati gli effetti della legge regionale n. 8 di quest’anno, legge con la quale sono state commissariate le Province regionali della Sicilia.
I fatti ci hanno dato ragione, perché in questo momento, a causa dei ritardi del Governo regionale di Rosario Crocetta – forse caso unico nella storia dell’Autonomia siciliana – nove Amministrazioni pubbliche della nostra isola sono senza rappresentante legale!
Quello che sta succedendo è incredibile. ‘Sfondoni’ amministrativi che danno la misura del pressappochismo e dell’approssimazione con la quale in Sicilia si gestisce la cosa pubblica.
Si comincia nel 2012, quando, con una legge regionale, viene commissariata la Provincia di Ragusa. Si prosegue l’anno successivo, nel 2013, quando viene bloccato il rinnovo degli organi nelle altre otto Province dell’Isola. Per arrivare alla confusa ed incerta legge regionale n. 8 approvata all’inizio di quest’anno dall’Ars (quindi a creare il caos non è stato solo il Governo: anche Sala d’Ercole ha ‘recitato’ la propria parte: a ciascuno il suo).
Siamo arrivati, così, al papocchio amministrativo finale. Cos’ha combinato il Governo Crocetta? Lo sappiamo già da ieri: ha nominato 9 anomali commissari applicando una legge regionale di 23 anni fa.
I nuovi 9 “commissari” delle Province, come si legge dai decreti di nomina, sono stati individuati come tali ai sensi di quanto previsto dagli articoli 24 e 25 della legge regionale 3 dicembre 1991 n.44 (è la legge che ha istituito i Coreco, che allora prendevano il posto delle Commissioni provinciali di controllo).
L’articolo 24 di questa legge prevede che “qualora gli organi delle Province … non siano comunque in grado di compiere gli atti obbligatori per legge, al compimento dell’atto provvede l’assessore regionale agli enti locali (oggi Autonomie locali) per mezzo di un commissario la cui durata incarica non può superare il termine di un mese, salvo proroga fino a tre mesi, per gravi e giustificati motivi di carattere amministrativo”.
Si legge poi nel successivo articolo 25: “…l’assessorato Enti locali (oggi Autonomie locali)… può disporre ispezioni saltuarie e periodiche presso le amministrazioni provinciali, per accertare la funzionalità degli organi amministrativi e tecnici dell’ente, il regolare andamento dei servizi pubblici, nonché l’esatta osservanza delle leggi e dei regolamenti”.
Dalla lettura dei decreti di nomina emerge che a 7 funzionari direttivi, non dirigenti, e 2 Istruttori direttivi del Servizio Ispettivo dell’assessorato Autonomie locali è stato conferito il mandato di “attivare presso il Libero Consorzio comunale, già Provincia regionale, un costante monitoraggio ed accertamento della funzionalità del Libero Consorzio” (art.1), con onere per lo stesso di “relazionare periodicamente, di norma ogni 10 giorni, al dipartimento Autonomie locali, oltre che sulle problematiche gestionali di carattere generale, anche in merito agli atti che competerebbero agli organi di governo per la cui adozione dovrà provvedere, in via sostitutiva nella qualità di commissario ad acta, previa conferma assessoriale autorizzativa. L’incarico conferito avrà durata di mesi due e comunque fino all’insediamento del Commissario Straordinario” (art.2).
Da qui apprendiamo che la legge che l’Ars si accinge ad esaminare e magari ad approvare per cercare di mettere una pezza al papocchio amministrativo oggi in atto culminerà nella nomina di nuovi commissari. Altro che completamento della riforma delle Province, dei Liberi Consorzi di Comuni (che poi ‘Liberi’ non lo sono affatto) e di Aree o Città metropolitane!
I 9 funzionari nominati sarebbero quindi dei para-commissari, perché avrebbero solo funzioni di analisi sulla correttezza delle attività gestionali delle Provincie, e cioè delle attività di competenza dei dirigenti delle Province. Il che fa nascere spontanea la domanda: forse i precedenti Commissari straordinari – pensionati, prefetti, militari, ex magistrati – non erano proprio del tutto amministrativamente “competenti”, visto che ora è necessario verificare la correttezza di tutta l’attività gestionale?
Ancora: se si tratta di attività ispettiva gestionale, perché questa attività dovrebbe cessare al momento dell’insediamento del Commissario straordinario? E cosa sarebbero allora i nuovi, dei super Commissari straordinari, migliori di certo dei precedenti, visto che sarebbero finalmente capaci di comprendere le attività gestionali delle Province, tanto da non essere più necessaria alcuna attività ispettiva?
Terza domanda: poiché l’attività ispettiva è quella prevalente, visto che solo incidentalmente questi ispettori potrebbero individuare atti urgenti ed improrogabili, in relazione ai quali potrebbero provvedere, quali Commissari ad acta, solo dopo previo parere favorevole del dipartimento, oggi, 4 novembre 2014, chi è il legale rappresentante di ogni Provincia regionale siciliana, o Libero Consorzio che dir si voglia? Siamo davanti a un caso che, forse, per la ‘fantasia’ di chi l’ha provocato, finirà sui testi di studio.
Quarta domanda: perché è stata prevista la durata di almeno due mesi dell’incarico ispettivo, mentre l’incarico commissariale può essere di massimo un mese?
Come al solito un pasticcio amministrativo crocettiano che inventa e crea la figura del “para-commissario”, un funzionario un po’ ispettore, ma non troppo, e un po’ commissario, ma non troppo.