Ecco i due testi di Franco Fortini oggetto della lezione in piazza Università di Felice Rappazzo, docente di Letteratura italiana nella facolta di Lingue e Letterature straniere di Catania
Proteggete le nostre verità
dalla raccolta Paesaggio con serpente
Di voi
Il metallo è stato corroso dai gas. La vernice
non ha resistito. I corpi hanno ribrezzo.
Voi li avete disfatti
che mutate il diritto in assenzio.
E’ necessario ricordare.
Non avere di voi nessuna pietà.
Lo spessore del metallo chi ha deciso di ridurlo? La lamiera
è filata così fino al pancreas. Gli orfani
la possono toccare.
La mente più sottile l’avete strappata con due dita.
Alla vita futura non avete creduto mai.
E’ necessario volere che siate subito uccisi.
Quando sarete spariti il bene non verrà al mondo:
nostri il dolore il male la memoria del male.
Ma vengano altri nemici. Più terribili!
Non voi che così umanamente sorridete.
E’ necessario che nessuno si ricordi
di voi mai.
Testo 2, tratto da Composita solvantur
«E questo è il sonno…» Come lo amavano, il niente,
quelle giovani carni! Era il ‘domani’,
era dell’‘avvenire’ il disperato gesto…
Al mio custode immaginario ancora osavo
5 pochi anni fa, fatuo vecchio, pregare
di risvegliarmi nella santa viva selva.
Nessun vendicatore sorgerà,
l’ossa non parleranno e
non fiorirà il deserto.
10 Diritte le zampette in posa di pietà,
manto color focaccia i ghiri gentili dei boschi
lo implorano ancora levando alla luna
le griffe preumane. Sanno
che ogni notte s’abbatte la civetta
15 affaccendata e zitta.
Tutta la creazione…
Carcerate nei regni dei graniti, tradite
a gemere fra argille e marne sperano
in uno sgorgo le vene delle acque.
20 Tutta la creazione…
Ma voi che altro di più non volete
se non sparire
e disfarvi, fermatevi.
Di bene un attimo ci fu.
25 Una volta per sempre ci mosse.
Non per l’onore degli antichi dèi,
né per il nostro ma difendeteci.
Tutto ormai è un urlo solo.
Anche questo silenzio e il sonno prossimo.
30 Volokolàmskaja Chaussée, novembre 1941.
«Non possiamo più, – ci disse, – ritirarci.
Abbiamo Mosca alle spalle». Si chiamava
Klockov.
Rivolgo col bastone le foglie dei viali.
35 Quei due ragazzi mesti scalciano una bottiglia.
Proteggete le nostre verità.