Progetto Cervantes: “Se il Comune è latitante, giusto occupare”

“Benché le esperienze dei Centri sociali di sinistra siano irriducibili alla nostra visione della realtà, crediamo sia un errore clamoroso richiederne lo sgombero. Davanti ad un’amministrazione che non risolve problemi, infatti, è giusto che una parte della cittadinanza si autodetermini, scenda in campo e si metta a risolvere la situazione”. Prendono così le distanze dalla posizione del consigliere comunale Giacomo Bellavia, presidente provinciale di Azione Giovani, Gaetano Fatuzzo e Fernando Adonia, due rappresentanti del Progetto Cervantes, gruppo di destra che nel 2005 con l’occupazione di Villa Fazio a Librino ha cominciato ad operare per risolvere il problema degli stabili comunali lasciati in stato di abbandono.

Bellavia dice che il modello del centro sociale occupato, sia di sinistra che di destra, viene concepito avendo alla base un’idea discriminatoria. Voi come rispondete a questa affermazione? In cosa differiscono i CSO di sinistra rispetto alla vostra esperienza di occupazione?


Adonia: “Bellavia dice che spesso si pratica una certa forma di discriminazione nei CSO di sinistra e questo a noi risulta essere vero. Nei centri sociali di sinistra le porte per gente che non è di sinistra non sono assolutamente aperte e quindi non possiamo sapere cosa succede dentro. Tante sono le voci, però non ce ne assumiamo la responsabilità. Preferiamo parlare di quello che possiamo fare noi. Noi seguiamo una formula ben precisa, che è poi il nostro programma di governo, data dal trinomio: sport, cultura e solidarietà, intesa come una comunità umana che viene in soccorso delle debolezze, un percorso che non si fa mai da soli ma attraverso dei progetti comuni. La nostra è la terza via tra la cultura dello sballo e l’abbandono totale: un tipo di aggregazione basata anche sul principio di rivalsa sociale, una formula che aggrega in maniera sana e pulita”.


Fatuzzo: “Due grandi discriminanti invece ci sono. In primo luogo la droga, che per noi è un tabù assoluto ed è la vera piaga della nostra generazione. Uno spazio sociale nato per risolvere i problemi e poter agire nel sociale in cui si permette uso, abuso e consumo di droga è per noi inconcepibile; e poi l’odio politico che parte da alcuni centri sociali e da alcune frange della sinistra che parlano sempre di antifascismo e sono ancora ancorati alla logica dell’ “anti”. Noi invece siamo per il pro, non vogliamo più parlare di antifascismo né tanto meno di anticomunismo, ma guardare al futuro. Nel nostro centro non ci sarebbe discriminazione se non per i maleducati e, infatti, durante la breve esperienza a Villa Fazio non ce n’è stata, anche perché alla gente di Librino della questione politica non gliene frega nulla, ha altre preoccupazioni, come avere un lavoro per potersi mantenere un tetto sulla testa, lo spazio in cui poter giocare a pallone o in cui trovare un libro, visto che le biblioteche sono un miraggio. Dobbiamo risolvere problemi legati al territorio, non inventarne di inesistenti e creare spauracchi”.


Pur condividendo quindi alcune idee di Bellavia sui CSO di sinistra, non appoggiate la sua proposta di sgomberarli. Perché?


Fatuzzo:“Perché la polemica di Azione Giovani è mal posta. La manifestazione da cui è scaturito quest’effetto domino di polemiche era nata per chiedere all’Amministrazione comunale l’istituzione di comunità giovanili da abbinare ad un’azione di volontariato sociale. Ora, secondo noi, non si può partire da una richiesta legittima, sacrosanta e ammirevole per sfruttare poi il discorso contro i centri sociali. L’esistenza delle comunità giovanili non esclude quella dei centri sociali e non si risolve il problema delle comunità giovanili sgomberandoli, ma semmai facendo aprire gli occhi ad un’amministrazione che è completamente miope dal punto di vista del volontariato sociale e che preferisce la politica del ‘tiriamo a campare fino alla fine della settimana’ e non quella di trovare soluzioni stabili ai problemi.


Adonia: Visto che la faccenda di AG è pubblica è anche giusto che noi possiamo giudicarla pubblicamente, perché la proposta delle comunità è legittima, ma diventa volgare nella misura in cui a proporla è una realtà che da 10 anni governa questa città, nascondendosi dietro false promesse e non avendo, ancora oggi, la benché minima volontà programmatica di risolvere i problemi. Quindi bisogna avere anche un po’ di decenza nel proporre le cose. Premesso che AG è libera di fare ciò che vuole e assumersene le responsabilità, noi comunque prendiamo completamente le distanze dalla proposta di sgomberare i CSO”.

Nel 2005 avete occupato Villa Fazio a Librino, oggi però questa struttura è completamente abbandonata. Perché l’avete occupata e soprattutto perché l’avete lasciata?


Adonia: “Catania aveva bisogno di luoghi di socializzazione e ci sembrava assurdo che ci fossero spazi inutilizzati come Villa Fazio. La struttura era affidata ad un’associazione presieduta da Padre Lo Cascio, un parroco della zona, ma di fatto era abbandonata. Noi l’abbiamo occupata optando per una scelta illegale e radicale, ma non ingiusta. In realtà, abbiamo riconsegnato uno spazio alla cittadinanza. L’occupazione durò solo 10 giorni perché, visto che il nostro obiettivo non era portare avanti una situazione di illegalità, decidemmo di lasciare Villa Fazio quando l’Amministrazione Scapagnini ci assicurò che lo spazio sarebbe stato riattivato promettendoci di risolvere fattivamente la questione degli spazi sociali. Dopo quattro anni, però, la situazione non è mutata affatto”.


Dopo quell’esperienza, avete cercato di riprendere il dialogo con l’Amministrazione comunale?


Fatuzzo: “Quest’estate abbiamo portato avanti una campagna di sensibilizzazione attaccando sui muri e le terrazze degli stabili che sono lasciati allo sfascio dall’Amministrazione comunale. C’era scritto “Questa è casa tua” per far rendere conto al cittadino dello scempio che si sta perpetrando davanti ai suoi occhi. Nel senso, “in una città come la nostra, dove non ci sono spazi sociali, questa è casa tua ma viene lasciata così, a decadere”. Da lì è nato un altro contatto con il Comune al quale abbiamo proposto una soluzione di legalità e socialità buona per tutti: dare cioè questi stabili in gestione ad associazioni come la nostra che si impegnano a ripristinarli a costo zero per farli diventare oasi di cultura, sport e solidarietà. Dopo un iniziale atteggiamento interessato, però, si è passati al solito tira e molla delle promesse e delle scuse come quello del dissesto finanziario e quindi dell’impossibilità di assegnare questi stabili a titolo gratuito. Tutto è lasciato all’iniziativa dei singoli che, da soli, devono provare a risolvere il problema rimettendo a nuovo questi stabili, che ci appartengono ma che stanno cascando a pezzi perché abbandonati”.


Adonia: “Per non dimenticare che dietro le vicende di alcuni di questi immobili si nascondono dei veri e propri scandali: è il caso del palazzo Bernini, un intero condominio acquistato dal Comune ad un prezzo esorbitante ma mai utilizzato ed ora nel degrado. Ma se il Comune ha comprato un edificio per non utilizzarlo, di sicuro qualcuno nella transazione ci ha guadagnato”.


Dalle vostre parole sembra che l’unica soluzione per dare spazi sociali alla nostra città sia l’occupazione. Avete quindi in mente di ripetere l’esperienza del 2005?


Fatuzzo: “Sì, per risolvere il problema degli stabili comunali inutilizzati c’è un’unica soluzione: occuparli. Noi crediamo nella legalità e nella giustizia, però sappiamo che deturpare e lasciare il bene pubblico in mano agli sciacalli non è legalità né giustizia, ma criminalità politica. Abbiamo in programma di riprendere l’iniziativa del 2005 e abbiamo già individuato uno stabile. Possiamo solo dire che fa parte della lista presentata al Comune l’estate scorsa. Speriamo che davanti al fatto compiuto chi ci governa riesca a capire che deve attivarsi per trovare una soluzione. I problemi vanno risolti e non solo sollevati, soprattutto alzando la tensione e facendo tornare in città dei toni e degli atteggiamenti estremisti che a chi opera seriamente nel tessuto politico e sociale catanese non fanno affatto bene: vedi le scritte improponibili che si vedono in questi giorni sui muri. A noi questo clima non sta bene, vogliamo solo lavorare per la nostra città, perché essere di destra è sentire fortissimo il bisogno di lavorare per la gente. Le polemiche, le diatribe e gli opposti estremismi non ci interessano. Ci pare, invece, che ci sia qualcuno che giochi a interpretare dei ruoli – chi l’uomo d’ordine, chi il sovversivo antifascista modello ’67 – mentre noi siamo dei ragazzi del 2009 che vogliono vivere senza avere ruoli prestabiliti. Fare polemiche è l’unico modo per non risolvere i problemi”.

Agata Pasqualino

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