C'è ancora l'ex politico, che sta scontando sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa, al centro della 209esima udienza del procedimento in corso all'Ucciardone. Sarebbe stato lui, per l'accusa, a tenere i contatti con i fratelli Graviano, boss di Brancaccio, e Leoluca Bagarella
Processo trattativa, la requisitoria del pm Del Bene «Dell’Utri fu il tramite fra la politica e i corleonesi»
«Il movimento Sicilia Libera ha in sé tutti i protagonisti del reato di attentato a corpo politico dello Stato che contestiamo agli imputati di questo processo. Cosa nostra ha l’esigenza di interloquire direttamente con le istituzioni e Bagarella tenta di farlo con questo movimento politico nel cui statuto vengono inseriti i punti che tanto stanno a cuore alla mafia, tra cui la giustizia e provvedimenti sul mondo carcerario». Così il pm Francesco Del Bene durante la sua requisitoria, nel giorno della 209esima udienza dall’inizio del dibattimento nell’aula bunker dell’Ucciardone, dove si celebra il processo sulla presunta trattativa fra lo Stato e la mafia.
Un tentativo politico, quello del movimento indipendentista, ideato durante gli anni delle stragi mafiose e voluto fortemente proprio dal cognato di Riina. «Bagarella – continua il magistrato – sa fin dal 1993 della imminente discesa in campo di Silvio Berlusconi», informazione che il boss avrebbe avuto, secondo l’accusa, grazie ai contatti tra i fratelli Graviano, boss di Brancaccio, e Marcello Dell’Utri, che sta attualmente scontando una condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa. «I Graviano – spiega infatti Del Bene – mantenevano i rapporti con la politica e con Dell’Utri per cui il boss corleonese, alla fine, fornisce sostegno al nascente movimento politico di Forza Italia in cui, di fatto, confluisce il movimento politico Sicilia Libera».
«I giudici hanno scritto – prosegue, citando le motivazioni del verdetto – che fin dagli anni Settanta Marcello Dell’Utri intratteneva un rapporto paritario con esponenti di Cosa nostra. Contatti che – per il pm, che ha anche ricordato la figura di Vittorio Mangano, lo stalliere di Arcore tramite tra Berlusconi e la mafia – sono proseguiti anche dopo la scomparsa dei boss Mimmo Teresi e Stefano Bontate, suoi iniziali interlocutori, uccisi dai corleonesi di Totò Riina». Durante l’udienza di domani sono previste le richieste di pena per gli imputati: boss come Leoluca Bagarella e Nino Cinà, ex vertici del Ros, Dell’Utri e Massimo Ciancimino.