«Simona Floridia l’ho conosciuta e posso confermare che era una ragazza brillante, piena di vita e ricca di amici che sognava di studiare Giurisprudenza all’università». È stato l’avvocato di parte civile Giuseppe Fiorito a prendere parola stamattina durante l’udienza per l’omicidio volontario premeditato della 17enne scomparsa da Caltagirone il 16 settembre del 1992, il cui corpo non è mai stato […]
Processo Simona Floridia, l’avvocato dei genitori chiede l’ergastolo per l’imputato
«Simona Floridia l’ho conosciuta e posso confermare che era una ragazza brillante, piena di vita e ricca di amici che sognava di studiare Giurisprudenza all’università». È stato l’avvocato di parte civile Giuseppe Fiorito a prendere parola stamattina durante l’udienza per l’omicidio volontario premeditato della 17enne scomparsa da Caltagirone il 16 settembre del 1992, il cui corpo non è mai stato ritrovato. Per l’imputato Andrea Bellia – che si è sempre professato innocente – la procura ha chiesto una condanna a 24 anni di carcere. C’era anche lui, con uno sguardo sempre attento, nell’aula di Corte d’Assise al secondo piano del tribunale di Catania, seduto accanto all’avvocata Pilar Castiglia che lo difende insieme al collega Antonio Ingroia. Il processo, che adesso è arrivato alle battute finali, è stato riaperto a distanza di oltre un quarto di secolo dall’archiviazione. L’avvocato Fiorito ha chiesto per l’imputato la condanna all’ergastolo con le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi. «Bellia non ha fornito un alibi – fa notare il legale – In più nessuno ha mai visto Simona Floridia scendere da quella Vespa o davanti al bar in cui lui dice di averla lasciata. Ha premeditato il tutto – aggiunge – e lo ha maturato nel tempo fino a quando non lo ha portato a compimento».
«Inizio dalla fine»
Per ricostruire questi trent’anni passati dalla scomparsa, l’avvocato è partito dall’ultimo atto del dibattimento del processo: il confronto tra l’imputato e il suo accusatore, Mario Licciardi. L’ex fidanzato di Simona Floridia. È lui – insieme alla sua fidanzata dell’epoca (oggi sua moglie) Rossella Figura – il protagonista del dialogo intercettato che, nel 2011, ha fatto riaprire le indagini. Una conversazione in cui l’uomo racconta alla sua interlocutrice che Bellia gli avrebbe detto di avere ucciso e fatto sparire Floridia. «Licciardi era un ragazzo e – sottolinea l’avvocato all’inizio della sua arringa durata più di sei ore – nel confronto in aula io l’ho visto diventato un uomo, che non ha fatto un passo indietro sulle sue dichiarazioni e che ha guardato l’imputato negli occhi per tutto il tempo esortandolo anche a dire la verità». La tesi dell’accusa è che Bellia – ufficialmente fidanzato con Simona Regolo, storica amica di Floridia che al processo è stata la testa che ha detto più «non ricordo» – avesse una relazione sentimentale clandestina con Figura.
Le piste alternative
«Tutte le piste sono state percorse», dichiara il legale che nell’aula ha chiesto che venisse montato un proiettore per fare vedere sullo schermo i video dei luoghi e dei percorsi. Da quelle familiari – sull’ex amante del padre di Floridia e sull’ipotesi di un allontanamento volontario – a quelle del cerchio di amicizie – del fidanzato violento di un’amica che non la vedeva di buon occhio a Licciardi stesso che però all’epoca era in servizio militare a Messina – fino ad arrivare alle sette religiose. «Simona aveva l’hobby della cartomanzia e questo – afferma Fiorito – è stato strumentalizzato». Tra l’altro, proprio per qualche giorno dopo la scomparsa, Floridia aveva preso un appuntamento con una cartomante di Licata, in provincia di Agrigento.
Il giorno della scomparsa
È ripercorrendo le dichiarazioni dei diversi testimoni a processo che l’avvocato che assiste i coniugi Floridia ha ricostruito il giorno della scomparsa. Dalla raccomandazione alla mamma per le chiamate che aspettava, all’uscita con una ragazza per telefonare dalla cabina all’amica Saveria Tumino. Conosciuta mentre era in vacanza al mare con i genitori nel Ragusano e subito diventata intima al punto che Floria progettava di passare dei giorni a casa sua. Prima di chiedere quella conversazione, Floridia avrebbe detto all’amica: «Il tempo della strada e mi troverai a casa». Casa nella quale, invece, non farà più ritorno. «Simona, quella sera – afferma l’avvocato – voleva parlare con Simona Regolo». Amica di tutta l’adolescenza con cui i rapporti di recente si erano allentati, fidanzata di Bellia e amica di Licciardi che era già fidanzato Figura che, nella comitiva, aveva preso il posto di Floridia. «L’imputato – aggiunge il legale – ha detto di avere fatto un giro in moto con Simona quella sera e di averla poi lasciata davanti a un bar. Diversi testimoni confermano di avere vista salire a bordo della Vespa guidata da Bellia, nessuno di averla vista scendere».
Le intercettazioni
Per dimostrare «la preoccupazione che c’era all’interno della famiglia Bellia dopo la scomparsa di Simona Floridia», l’avvocato Fiorito legge in aula alcuni brogliacci di intercettazioni telefoniche. Una conversazione è dei primi giorni di agosto del 1993. «Bellia è a Napoli con Rossella Figura. La madre dell’uomo è disperata per il ritardo del figlio che deve essere sentito in tribunale». Un altro dialogo su cui punta l’attenzione il legale della parte civile è quello in cui la madre dell’imputato parla con la madre di Figura: «L’argomento è una ragazza di Palagonia che era scomparsa in quel periodo ed era poi stata trovata bruciata».
I tentativi di depistaggio
«In questa vicenda – afferma Fiorito – c’è stata una serie di depistaggi per provare a dimostrare che Simona era viva quando non lo era più». Il riferimento è alle numerose telefonate anonime in cui qualcuno sostiene di essere la ragazza scomparsa: quella a casa di Simona Regolo che si spaventa e riattacca. «Può essere – si chiede il legale – che già sapeva che Simona non era più viva? E che quella chiamata serviva solo a mettere a dura prova i suoi nervi?». Due telefonate arrivano anche alla trasmissione televisiva Chi l’ha visto?. Anche in questo caso qualcuno finge di essere la ragazza scomparsa. Che non fosse la voce di Floridia è stato accertato dalle indagini. Pure l’amica Saveria Tumino riceve chiamate anonime. Il suo telefono era sotto controllo e, da verifiche effettuate, si è poi scoperto che provenivano dalla fidanzata del suo ex. Il legale ha poi ripercorso anche i numerosi avvistamenti segnalati da tutta Italia: nessuno ha portato al ritrovamento.
La conversazione che ha fatto riaprire il caso
Dalla rilettura degli atti del procedimento è emersa una telefonata fatta da Mario Licciardi alla sua fidanzata Rossella Figura il 16 settembre 1993. Un dialogo che l’avvocato ha letto in aula: «Indovina chi è venuto oggi al lavoro?», chiede lui. «Andrea», risponde la ragazza senza titubanze. L’argomento della conversazione è il fatto che Bellia è andato a trovare Licciardi per chiedergli di riconoscere di fronte ai giornalisti della Rai la voce di Floridia. «Ma io gli ho risposto: “Ma che spacchio vuoi? Non mi dovete cercare. Non mi interessa niente». A quel punto la fidanzata dà una risposta che, per il legale, lascia sottintendere che non fosse un argomento nuovo: «Ancora vengono a rompere l’anima. Ma lui com’è cretino che ti chiede di riconoscere la voce di Simona Floridia?». A questo punto Licciardi che aggiunge: «E poi mi voleva dire il fatto che l’aveva ammazzata lui… Quella gran minchiata…Mi ha detto: “È inutile che cercano e che fanno”». Ed è su quella parola tipicamente siciliana che si concentra l’attenzione del legale: «Minchiata ha un duplice significato: può voler dire una fesseria, una scemenza ma anche un fatto veramente grave».