È iniziata oggi la discussione degli avvocati delle difese nel processo d’Appello per le Spese pazze all’Ars con l’accusa di peculato. Durante la scorsa udienza, il sostituto procuratore generale Carlo Marzella aveva chiesto la conferma delle condanne già inflitte in primo grado. A quattro anni e tre mesi è stato già condannato l’ex sindaco di […]
Processo a Salvo Pogliese per le Spese pazze all’Ars: la parola ai legali della difesa
È iniziata oggi la discussione degli avvocati delle difese nel processo d’Appello per le Spese pazze all’Ars con l’accusa di peculato. Durante la scorsa udienza, il sostituto procuratore generale Carlo Marzella aveva chiesto la conferma delle condanne già inflitte in primo grado. A quattro anni e tre mesi è stato già condannato l’ex sindaco di Catania (poi sospeso, appunto, per effetto della legge Severino) e attuale senatore della Repubblica di Fratelli d’Italia Salvo Pogliese che, all’epoca dei fatti, era deputato all’Assemblea regionale siciliana e capogruppo del Popolo delle libertà (Pdl). Oggi non ha preso parola il legale difensore di Pogliese, Giampiero Torrisi, la cui discussione è prevista per la prossima udienza. Per l’accusa, l’ex primo cittadino etneo (che si è poi dimesso dopo la sospensione) sarebbe uno dei deputati che ha utilizzato per scopi personali i fondi destinati all’attività istituzionale. Insieme a lui, a dover rispondere alle accuse sono Giulia Adamo (condannata a tre anni e sei mesi) Cataldo Fiorenza (tre anni e otto mesi), Rudi Maira (quattro anni e sei mesi) e Livio Marrocco (tre anni).
Un’inchiesta nata nel 2014 che aveva coinvolto circa novanta persone tra deputati e impiegati della Regione. Per l’accusa, l’ex sindaco Pogliese avrebbe usato il contributo non solo per sostenere spese a titolo personale, ma anche per parenti e amici. Dai soggiorni in hotel e i pranzi al ristorante con moglie, suoceri e altri ospiti non legati all’attività politica ai rifornimenti di benzina e alle ricariche telefoniche, fino ad arrivate alla retta per la scuola del figlio e a 40 ceste regalo consegnate allo studio di commercialisti diretto dal padre, Antonio Pogliese. Accuse che la difesa dell’attuale senatore, in forze al partito della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha sempre rigettato parlando di «compensazione della sua indennità di funzione e delle somme personali anticipate per il gruppo o addirittura versate sul conto corrente del gruppo».