Primarie Pd, diritti civili al centro dello scontro politico «Piccione contro adozioni gay, impossibile sostenerla»

«I giudizi di Teresa Piccione su di noi mi interessano poco. E la sua morale sulla coerenza è divertente. Ma saremmo molto più incoerenti a sostenere una delle otto parlamentari Pd che hanno espresso lo loro contrarietà sui temi dei diritti civili come ha fatto lei in Parlamento». Antonio Rubino archivia la stagione del «profilo propositivo e non polemico» e replica a muso duro alle parole che Teresa Piccione ha affidato a Meridionews. Snocciolando contesti ed episodi in cui sostiene che l’ex parlamentare Pd «non abbia brillato in tema di difesa dei diritti civili. Un argomento rispetto al quale non accettiamo lezioni da nessuno».

È così che il candidato vicesegretario del Pd, al fianco di Davide Faraone, ricorda un episodio che vide protagonista Piccione nel 2009 e di cui si trova ancora traccia online. All’epoca Piccione era consigliera provinciale del Pd durante il mandato di Giovanni Avanti alla guida della Provincia di Palermo. Era la fine del 2009 quando Piccione firmava una mozione per chiedere la costituzione di un fondo nel bilancio della Provincia per l’erogazione di un contributo a favore delle donne che decidono di non abortire. Nella proposta della consigliera dem si sarebbe dovuto istituire un fondo di 200mila euro per l’erogazione di un assegno mensile di 160 euro da assicurare per almeno 18 mesi dopo il parto alle donne che rinunciano ad abortire.

«I dati che provengono dai Centri di Aiuto alla Vita – sottolineava al periodico redatto dall’ufficio stampa della Provincia la ex consigliera Piccione – confermano che le richieste di aborto sono aumentate a causa della crisi economica. La precarietà del lavoro infatti induce un numero sempre maggiore di donne, italiane e straniere, a chiedere un aiuto economico o addirittura a rinunciare alla gravidanza. Garantire i sussidi e le provvidenze mirate alla maternità e alla prima infanzia è un dovere verso il quale le Istituzioni devono prestare più impegno e maggiore attenzione».

Ma Rubino ricorda anche la battaglia interna al partito, ben più di recente, nel 2016, sulle unioni civili regolate dalla legge Cirinnà. In quel caso, la posizione di Piccione insieme ad altri sette parlamentari dem, era nettamente contraria all’articolo 5 della norma in discussione alla Camera, che affrontava il tema della stepchild adoption (l’adozione del figlio del partner). Un tallone d’achille, quello legato alle posizioni in materia di alcuni diritti civili (anche sul biotestamento, lo scorso anno, Piccione ha detto di non condividere la linea in materia di fine vita), che rischia di pesare sul gradimento della candidata zingarettiana da parte della fronda più radicale del partito.

«Lei ci accusa di incoerenza – attacca ancora Rubino – quando a sostenerla c’è pressoché l’intero governo Crocetta. È vero, abbiamo spesso criticato apertamente le scelte di Davide, ma saremmo stati assai più incoerenti se l’avessimo sostenuta, viste le posizione su aborto, adozioni e biotestamento». Intanto online anche il blog Donnexidiritti si schiera a favore di Faraone e contro le scelte politiche di Piccione in materia di diritti civili. E lancia una petizione. «Non abbiamo nessuna intenzione – si legge nel manifesto diffuso in rete – di avere un segretario, Teresa Piccione, candidata dell’area cattolica del partito, che si attiva per un fondo per le donne che rinunciano all’aborto, oppure che tante volte ha ribadito le sue posizione contrarie alle unioni civili».


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