Precari, Province, rifiuti: sindaci contro la Regione «Hanno creato uno stato di calamità istituzionale»

Lo «stato di calamità istituzionale della Regione» ormai «si è esteso anche agli enti locali». Il grido d’allarme arriva dall’Anci Sicilia, l’associazione che riunisce i sindaci siciliani, secondo cui «in assenza di norme chiare e in mancanza di un interlocutore istituzionale capace di definire l’attuazione delle norme da esso stesso previste, sono costretti a trovare soluzioni che diano risposte ai cittadini».

Dalle cifre incerte destinate ai Comuni nel 2017, al disastro delle ex Province, la riforma cavallo di battaglia del governo Crocetta, annunciata dal salotto tv di Massimo Giletti a inizio legislatura e naufragata rovinosamente sul finire di un quinquennio di governo ormai agli sgoccioli. «Nei Comuni siciliani – accusano Leoluca Orlando e Mario Emanuele Alvano, rispettivamente presidente e segretario dell’Anci – nelle ultime settimane si stanno verificando situazioni di grave disagio dovute ai troppi elementi di incertezza derivanti dall’attuazione di leggi della Regione».

A cominciare dalla stabilizzazione dei precari siciliani, rispetto alla quale il consiglio dei ministri ha scelto di chiudere un occhio e non impugnare il provvedimento: «Negli altri Comuni italiani – spiegano Orlando e Alvano – non si registrano né il fenomeno del precariato né le difficoltà derivanti dalle procedure collegate alle proroghe e alle stabilizzazioni in base alla norma regionale approvata negli ultimi giorni del 2016. Su questo, infatti, gli amministratori locali non possono accontentarsi della mancata impugnativa da parte del governo nazionale, ma hanno bisogno di regole chiare per l’attuazione delle norme: circolari, linee guida e procedure chiaramente definite».

E poi ci sono le ex Province. Con quella mobilità più volte annunciata, ma mai resa operativa e che – di fatto – blocca comunque il processo di stabilizzazione dei precari. «I Comuni del resto d’Italia – continuano – non hanno vissuto neanche lo stallo prodotto dalla mancata attuazione in Sicilia delle norme sulla mobilità del personale delle ex Province che, negli ultimi anni, ha impedito ai Comuni, da un canto, di potere utilizzare il personale dell’ente intermedio e, dall’altro, di poter destinare le risorse, rese disponibili dai pensionamenti, per effettuare nuove assunzioni di figure professionali essenziali. In questa materia è utile evidenziare che i maggiori disagi sono vissuti dai sindaci dei Comuni in dissesto o in piano di riequilibrio». Ancora sulle ex Province, il rinvio delle elezioni che avrebbero dovuto avere luogo lo scorso febbraio ha comportato un ulteriore stallo: «Manca di fatto – accusano ancora dall’Anci – un qualunque legale rappresentante in enti che restano un punto di riferimento istituzionale per i Comuni. Così come nelle città metropolitane oggi manca il commissario facente funzioni del consiglio metropolitano».

Le cose poi non vanno meglio per quanto riguarda i conti. Gli amministratori locali, infatti, denunciano «una situazione di estrema incertezza sotto il profilo finanziario»: l’esercizio provvisorio prorogato fino al 31 marzo (ma i ben informati sono pronti a scommettere che si resterà in esercizio provvisorio fino a fine aprile) «non metterà i Comuni in condizione di approvare i bilanci di previsione entro il previsto termine del 31 marzo». Le lamentele toccano infine anche anche la gestione integrata dei rifiuti: «Se è vero che le recenti ordinanze prevedono il commissariamento nel caso in cui non sia stato avviato il processo di trasferimento del personale dai vecchi Ato alle Srr, ancora oggi non sono stati nominati i commissari», concludono Orlano e Alvano.


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