A rinunciare al grosso carico bloccato a marzo è stato il mulino Rocca Salva. A pagare il prodotto, per evitare un'eventuale richiesta di risarcimento danni, è stato infatti l'armatore. Il servizio di sanità marittima ha disposto il rientro nel paese da cui era partito. Nei giorni scorsi il Tar aveva invece disposto la cernitura
Pozzallo, grano con la muffa tornerà in Kazakistan «Allerta europea per evitare che possa rientrare»
Le cinquemila tonnellate di grano kazako arrivate a marzo a Pozzallo con evidenti tracce di muffa lasceranno oggi la Sicilia. Si conclude così la querelle, finita anche dentro le aule dei tribunali, legata al carico di cereale diretto al mulino Rocca Salva di Modica. Nei giorni scorsi il Tar di Catania, a cui si era rivolta l’impresa siciliana, aveva disposto una cernitura del grano, per poi procedere alle analisi. Passaggio che di fatto avrebbe potuto portare a una futura commercializzazione del prodotto, bloccato quasi due mesi fa dal personale del nucleo operativo regionale del Corpo forestale per la Sicilia orientale, della sanità marittima e dagli ispettori del servizio fitosanitario regionale.
Ad accettare che la disputa si concludesse è stato però lo stesso mulino. La notizia è stata rilanciata dall’assessore regionale all’Agricoltura Edy Bandiera. «Finalmente abbiamo messo fine alla vicenda. La ditta importatrice siciliana ha rinunciato all’immissione del carico sul mercato regionale». Bandiera ha poi specificato che, nonostante il pronunciamento del tribunale amministrativo etneo, «gli importatori, con atto formale, hanno rinunciato allo sdoganamento e richiesto tutta quanta la documentazione necessaria per il rientro al paese d’origine».
«Questo grano non andava commercializzato semplicemente per il fatto che presentava la muffa e invece si è aperta una querelle che ha avuto dei passaggi paradossali – commenta Giuseppina Pignatello, responsabile dell’ufficio di Sanità marittima -. Il respingimento doveva essere automatico e invece che il Tar ha disposto un provvedimento assurdo perché ha autorizzato un trattamento di cernita scambiandolo con uno di detossificazione. Con la cernita praticamente avremmo trattato il carico di grano come se fosse un pezzo di formaggio da cui asportare la parte ammuffita, una pratica che non è prevista da nessun regolamento comunitario». Pignatello spiega poi che il cattivo stato di conservazione della merce doveva essere ritenuto sufficiente a disporre il respingimento: «La legge parla chiaro, bastava l’esame ispettivo e invece con quella cernita ci saremmo trovati a fare qualcosa di non previsto, senza considerare i rischi per l’ambiente e la salute di chi avrebbe dovuto entrare in contatto con le muffe».
Adesso il cereale dovrà tornare in Kazakistan, dopo che in una fase l’armatore avrebbe spinto per poterlo portare in Turchia. «Abbiamo dovuto affrontare un ostruzionismo non indifferente – prosegue la responsabile dell’ufficio di Sanità marittima -. L’armatore ha comprato il carico dal mulino modicano, così da evitare di affrontare la richiesta di risarcimento danni da parte dell’impresa siciliana. A quel punto sembrava che il grano dovesse entrare a tutti i costi in Unione europea: pretendevano che la nave andasse via senza autorizzazione. Questo – prosegue Pignatello – avrebbe causato la perdita della tracciabilità». Ipotesi che è stata evitata garantendo maggiore sicurezza per le prossime importazioni. «Con il rientro obbligatorio in Kazakistan – specifica la dottoressa – scatterà un allerta per cui per i prossimi dieci carichi che arriveranno in qualsiasi porto europeo dal Kazakistan si attiveranno automaticamente i controlli con la campionatura, così da essere certi che non si proverà a piazzare lo stesso prodotto giunto in Sicilia».