Luigi Ammatuna è il sindaco di uno dei cinque Comuni siciliani in cui si trovano gli hotspot. Centro che ospita più persone di quanto potrebbe e che è stato giudicato inadeguato. «Serve potenziamento, ma il governo non ci aiuta», commenta. E ricorda il trattamento diverso riservato all'isola amministrata da Giusy Nicolini
Pozzallo, fare accoglienza senza essere Lampedusa Sindaco: «Il Pd ci aveva promesso Festa dell’Unità»
«Neanche mi hanno calcolato». Poche battute, schiette, così come è solito fare. Senza quei giri di parole che chi sta in frontiera non si può permettere. Perché anche Pozzallo, a suo modo, è un avamposto d’Europa. Nonostante non sia una piccola isola e non si trovi a latitudini simili a quelle di Tunisi.
Quella di Luigi Ammatuna, sindaco della cittadina del Ragusano, è un’estate strana. Un misto di conferme e novità, delusioni e voglia di non arrendersi. Da una parte la vita quotidiana da primo cittadino, dall’altra la consapevolezza che farlo in una realtà come Pozzallo – uno dei cinque Comuni siciliani a ospitare un hotspot, i centri di identificazione per i migranti – significa dover affrontare difficoltà risparmiate ad altri colleghi. In mezzo, la sensazione di essere stato messo da parte dal Partito democratico, che un mese fa per bocca dello stesso presidente del Consiglio, Matteo Renzi, aveva fatto capire di voler organizzare proprio qui la Festa dell’Unità, salvo poi cambiare idea.
«Ho anche ricevuto in visita il segretario regionale Fausto Raciti – racconta il sindaco -. Ha fatto un sopralluogo nel corso del quale mi ha fatto capire che il posto gli piaceva e faceva al caso della Festa dell’Unità. Poi non so bene cosa sia accaduto, visto che l’ho scoperto dai giornali, che l’evento si sarebbe tenuto a Catania». Secondo il primo cittadino, l’occasione per Pozzallo era più che ghiotta: ospitare la manifestazione avrebbe consentito di attirare le luci dei riflettori sulla città, stimolando quell’aiuto che, a detta di Ammatuna, è stato tante volte promesso ma mai è arrivato. Da parte del Pd non ci sarebbe stata neanche la premura di spiegare la modifica. «Ho scritto un sms a Raciti chiedendo se era vero quello che leggevo, ma non ho mai ricevuto risposte», commenta amaro il sindaco.
«Da anni tengo un profilo basso, non vado in tv a lamentarmi e il risultato è quello di essere stati dimenticati dal governo – continua Ammatuna -. Abbiamo una struttura progettata per accogliere un massimo di duecento persone, che invece è arrivata a ospitarne anche cinque volte di più. Pozzallo meriterebbe la stessa attenzione di Lampedusa, lo dicono i numeri». L’hotspot, a fine giugno, è stato oggetto dell’ispezione della commissione parlamentare d’inchiesta sui centri d’accoglienza, che l’ha giudicato inadeguato. «Che ci sia bisogno di interventi di potenziamento dei servizi è indubbio – sottolinea il primo cittadino – ma il governo dovrebbe capire che finché saremo in emergenza sarà difficile fare manutenzione straordinaria. Non è facile mandare una squadra di operai a sistemare una doccia, se di docce nel centro ce ne sono poche e la popolazione è in sovrannumero».
Inevitabile, poi, il confronto con Lampedusa, anch’essa impegnata in prima linea nell’accoglienza dei migranti provenienti dal Nord Africa, ma che a differenza di Pozzallo riesce ad attirare l’attenzione di istituzioni e media. «Il governo è andato lì, il papa pure, i venti milioni del Cipe anche – ricorda Ammatuna – e non si tratta di invidia, ma di dati di fatto. Anche a Pozzallo c’è il turismo, che viene danneggiato non dai migranti in sé ma dai messaggi che, politici in primis, veicolano creando allarmismo». Ed è anche per questo che la Festa dell’Unità avrebbe potuto dare una mano all’economia locale.
E così, in attesa che da Roma ci si ricordi di Pozzallo, a partire magari dal ministro degli Interni Angelino Alfano che, a detta del sindaco, «ha più volte promesso vicinanza e aiuti senza che alle parole seguissero i fatti», ad Ammatuna non rimane che fare quello che prevede la quotidianità: accogliere. Perché se c’è una cosa su cui il sindaco non vuole fare un passo indietro è la propria disponibilità a dare una mano a chi, in fuga da povertà e persecuzione, pensa di trovare un posto migliore in Europa. Arrivando magari proprio nella piccola cittadina ragusana. «Quando sento gente sostenere che bisognerebbe respingerli li vorrei accanto a me sulla banchina del porto. E guardare se avrebbero davvero il coraggio di impedire a queste persone di salvarsi», conclude.
Pressapoco le stesse parole usate a marzo dalla sindaca di Lampedusa, Giusy Nicolini. Con Ammatuna, due esempi di amministratori che non voltano le spalle a chi è in difficoltà. Anche se, a detta del sindaco di Pozzallo, con qualche sottile differenza.