Porto di Palermo, i due imprenditori che si sono rifiutati di pagare le tangenti

Due imprenditori palermitani si sono rifiutati di pagare le tangenti sui lavori subappaltati per il porto di Palermo. Un terzo invece, secondo l’accusa, avrebbe aderito alle richieste del direttore tecnico Francesco Tricarico di Canosa di Puglia e del direttore del cantiere Rosario Cavallaro di Giarre (nel Catanese). È quanto emerge dall’ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari di Palermo Rosario Di Gioia che ha disposto i domiciliari per i due impiegati della ditta romana Socostramo, società costruzioni strade moderne che si era aggiudicata l’appalto per 23 milioni di euro per ammodernare la nuova stazione marittima utilizzata come terminal per le crociere.

Per i primi due imprenditori, uno del capoluogo e un secondo del Palermitano, dopo il netto rifiuto a versare la tangente sarebbero iniziati i problemi. Controlli a sorpresa sulla qualità dei materiali utilizzati. Pagamenti posticipati e rallentati. «Il geometra Cavallaro – ha raccontato ai finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo uno dei due imprenditori che si è rifiutato di pagare – si vantava spesso di avere delle conoscenze con gli ambienti malavitosi di Palermo. Ad esempio, diceva che conosceva molti impresari di pompe funebri della città, avendo sovrainteso in passato dei lavori edili in alcuni cantieri di ospedali palermitani, come il Buccheri La Ferla».

In diversi incontri, i due imprenditori hanno ribadito il fermo no alle richieste. «Noi queste cose non le facciamo – hanno detto – Cavallaro mi propose di mettere vetri scadenti ossia di qualità inferiore rispetto a quella pattuita precisando che non ci sarebbero stati problemi in sede si collaudo in quanto i controlli li avrebbe fatti lui insieme a Tricarico. Naturalmente – aggiunge l’imprenditore – io ho rifiutato anche questa proposta di Cavallaro anche perché mettere vetri di qualità inferiore poteva mettere a rischio l’incolumità degli utenti della stazione marittima. Da questo momento in poi il mio rapporto con Tricarico e Cavallaro è stato molto conflittuale. Inizialmente, mi avevano anche escluso la fornitura cercando di affidarla a un altro operatore commerciale».

Il terzo imprenditore del Palermitano che accettò di pagare lo raccontò ai finanzieri. «Sì, devo ammettere di avere dovuto pagare delle somme di denaro a Rosario Cavallaro e a Francesco Tricarico. Se non ricordo male – aggiunge l’imprenditore – il denaro che ho consegnato ammonta a circa 80-90mila euro. Sono stato costretto ad accettare le loro condizioni in quanto ero consapevole che in caso di rifiuto non avrei più lavorato con la Socostramo».


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