Il candidato cinquestelle alla presidenza del consiglio ha parlato oggi da Catania. Attacchi ai rivali di centrodestra e centrosinistra, e un avvertimento: senza maggioranza assoluta il M5s può trattare la formazione di un governo con gli altri partiti, ma partendo dai punti su cui si basa il proprio programma
Politiche, Di Maio difende i candidati del Movimento «Dopo il voto saremo i soli a non cambiare faccia»
Ottenere in Sicilia un risultato migliore di quello registrato alle Regionali potrebbe significare presentarsi a Roma con le carte in regola per formare il primo governo nazionale a cinque stelle. Ne è convinto Luigi Di Maio, arrivato oggi nel Catanese per lanciare la campagna elettorale che lo vede candidato alla carica di presidente del consiglio, in un momento di profondo rinnovamento per il Movimento 5 stelle. Dopo la visita in mattinata all’incubatore di imprese di Acireale, Di Maio nel pomeriggio si è spostato nel capoluogo etneo. Nel suo discorso trovano spazio slogan e speranze, a riprova di come la volontà sia quella di guardare avanti e scrollarsi di dosso le polemiche delle recenti settimane. A partire dalle molteplici problematiche sorte per la selezione dei candidati da inserire nei listini, con le annesse esclusioni alle Parlamentarie, per finire con le scelte dei nomi da schierare nei collegi uninominali.
Critiche che però per Di Maio non possono mai inficiare il giudizio sui metodi adottati. «A Bologna il Pd ha candidato Casini, a Modena Beatrice Lorenzin, che si è fatta dieci anni con Berlusconi. E sono andati a candidarli nelle regioni rosse – ha attaccato Di Maio -. La gente di sinistra, che crede di votare a sinistra votando il Pd, adesso dovrà fare un ulteriore sforzo: votare un candidato di destra che rappresenta il partito di sinistra». Di Maio ha poi fatto riferimento ai sondaggi e ai possibili scenari post-voto. «Se arriveremo al 40 o al 35-36 per cento possiamo ambire a governare da soli e la squadra di governo ce l’abbiamo già, la presenteremo prima delle elezioni – ha spiegato -. Se invece non dovessimo arrivare alla maggioranza assoluta, state certi di una cosa: noi non facciamo il doppio gioco». Il leader del Movimento specifica il senso di quest’ultima espressione: «Non cambiamo il presidente del consiglio o cambiamo i ministri perché siete già stati fregati troppe volte in questo senso – ha proseguito -. Se non dovessimo aver raggiunto la maggioranza assoluta non staremo nell’angolo a dire “risolvetevela da voi”. Diremo: questi sono i nostri venti punti per la qualità della vita degli italiani. Volete aggiungerne qualcun altro? Mettetelo qui e avviamo la legislatura».
Per mantenere la solidità della squadra all’interno del Parlamento, il Movimento ha pensato anche a una penale per gli eventuali voltagabbana. «Chi cambia casacca ci deve dare centomila euro, che noi poi daremo in beneficenza ai cittadini», ha detto Di Maio. Ricordando anche che le azioni del governo pentastellato riguarderanno anche la cancellazione di leggi: «Abbiamo quattrocento leggi di cui liberarci, che stanno bloccando tutto in Italia e che non ci consentono più né di lavorare, né di fare impresa, né di vivere sereni con la nostra famiglia – ha attaccato Di Maio -. L’Italia ha 187mila leggi vigenti a cui si somma una nuova legge ogni due giorni e mezzo». Questa una parte del piano cinquestelle per cambiare l’Italia. Anche se Di Maio avverte. «Vincere non significa entrare a Palazzo Chigi. Quello è il primo passo, ma vincere è cominciare a realizzare le cose che tutti dicono da trenta anni di volere fare e che nessuno ha invece fatto».