Politeama, proteste contro guerra in Siria «Che cosa c’entrano i civili e i bambini?»

«Noi diciamo No alla guerra in Siria e soprattutto basta alla morte dei bambini. Morte ad Assad piuttosto». A parlare è un anziano volontario del Comitato Nour – Ama e cambia il mondo, che oggi pomeriggio insieme ad altri volontari e concittadini ha manifestato in piazza Castelnuovo, armato di megafono e striscioni, per protestare contro l’attuale presidente siriano Bashar al-Assad. «Questo è solo un piccolo movimento per attirare l’attenzione dei palermitani – spiega il volontario – Cerchiamo di essere partecipi contro questa cosa orrenda, sentiamo nella nostra coscienza l’esigenza di fare sentire la nostra voce, il nostro dissenso a questo continuo e intollerabile genocidio». A scatenare la protesta sono stati soprattutto i recenti fatti di cronaca che, come già accaduto in passato, hanno visto come vittime principali i bambini e i civili.

«Se quello che sta accadendo in Siria dovesse succedere qua, a casa nostra, a noi…Non alzeremmo almeno la voce? – domanda il volontario – È tremendo. E l’informazione veicolata dai media sembra sempre non essere abbastanza o non veritiera. Cosa c’entrano i civili con questa guerra? E i bambini? Non possiamo non chiedercelo, non possiamo non fare nulla». La stessa passione e la stessa rabbia animano anche un ragazzo, anche lui membro del Comitato Nour: «Il problema non è legato solo ai fatti drammatici avvenuti in Siria negli ultimi giorni – dice subito – Lì la guerra c’è da vent’anni e giorno dopo giorno, dal principio sino ad oggi, vengono commessi dei reati gravissimi contro l’umanità. Eppure nessuno sente il bisogno di dire che Assad dovrebbe essere condannato insieme al suo compare Putin, perché si ha paura».

Il ragazzo, nei suoi ragionamenti, azzarda addirittura un accostamento con un cancro che noi palermitani conosciamo fin troppo bene e che ha nome Cosa nostra: «Si tratta anche in questo caso di decidere: abbiamo paura della mafia e stiamo zitti o ne siamo coscienti e scegliamo di combatterla? Per una piaga tanto sofferta ci siamo fatti sentire, perché adesso dovrebbe essere diverso con la guerra e con il terrorismo?», si domanda. A rendere possibile l’incontro di questo pomeriggio è stato principalmente il giro di parola attraverso le piattaforme social. A dare il via è stato proprio il Comitato Nour, nato dalla volontà di un gruppo di persone che si pongono l’ambizioso quanto nobile obiettivo di cambiare il mondo con la forza dell’amore.

Il gruppo deve il proprio nome all’incontro con un bambino siriano di otto anni che a causa della guerra ha perso entrambe le gambe in un bombardamento a Douma. Il Comitato opera da due anni sul territorio siriano e si occupa principalmente della salvaguardia dei bambini. I progetti benefici di soccorso sono stati attivati dai volontari del Comitato anche in Iraq, Yemen e Palestina. Gli scopi sono semplici ma essenziali: portare acqua potabile e migliorare le condizioni di vita nei paesi maggiormente colpiti dalla guerra, creare una scuola nei campi profughi di Amria-Fallujah e cercare nuove cooperazioni. Non sono mancate le persone che oggi pomeriggio si sono lasciate incuriosire dai cori dei volontari, dai loro striscioni e dai girotondi mano nella mano. Molti hanno scattato delle fotografie e qualcuno si è avvicinato loro, prendendo parte alla manifestazione.


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