Domenica scorsa in occasione della Maratona di Palermo ha gareggiato sulla mezza distanza l'ultraottantenne atleta di Bagheria, esperto di maratone ma anche di gare da 100 chilometri. E l'8 dicembre sarà di nuovo in pista
Podismo, 82 primavere sulle spalle e non sentirle Vaghetto: «Contano gambe ma soprattutto il cervello»
Ci sono due età: una anagrafica e una interiore. La massima secondo cui non contano gli anni che uno ha ma solo quelli che ci si sente è il principio alla base dell’attuale modus vivendi di Edoardo Vaghetto, 82enne atleta di Bagheria che, zigzagando tra corse, maratone e mezze maratone, ha di fatto accartocciato la carta d’identità dimostrando con abnegazione e spirito di sacrificio di avere i mezzi per rimanere evergreen. Vaghetto, che domenica scorsa ha gareggiato nella mezza distanza nell’ambito della 26esima edizione della Maratona di Palermo, è un fiore che non appassisce. Un albero con radici forti e che, pur essendo stato travolto da un vero tsunami, la scomparsa un anno e mezzo fa di uno dei tre figli all’età di 45 anni a causa di un brutto male, è rimasto e resterà sempre in piedi.
«Da quando è morto mio figlio Alessandro – racconta con un nodo in gola a MeridioNews – gareggio sempre indossando una t-shirt con la sua immagine. In occasione della Maratona di Palermo mi hanno detto: “Se ci fosse stato Alessandro…” ma lui c’era perché è sempre con me. Lo porto nel cuore e anche domenica mi ha accompagnato al traguardo». Avere completato il percorso, sulla distanza di 21,097 chilometri, è stato un altro tassello da aggiungere in un puzzle, ancora in costruzione, che il Benjamin Button di Bagheria ha iniziato a fare a cavallo tra la fine dello scorso e l’inizio del nuovo secolo. Vaghetto non è nato podista ed è stata casuale la modalità con cui, in merito alla pratica di questa disciplina sportiva, è scoccata la scintilla.
«Tutto risale a circa 20 anni fa. Era il 1999 e iniziai ad interessarmi all’atletica solo perché tramite qualche conoscente avevo sentito parlare della Maratona di New York. Fu allora che scattò una molla nella mia mente e dissi: “Perché non provarci?”. Un qualcosa di nuovo nella mia vita dato che prima del 1999 non mi ero mai dedicato alla corsa pur avendo già avuto dei contatti con lo sport tra judo e calcio, discipline oltretutto che poi hanno condiviso anche i miei figli. Dall’inizio degli anni duemila, invece, ho iniziato a praticare l’atletica rimanendo comunque sempre su livelli amatoriali al di fuori di agonismi esasperati». La nascita di un certo feeling con la corsa è stata la svolta per Vaghetto nel cui curriculum spicca uno score di 40 partecipazioni alle maratone (in diverse città italiane come Milano, Torino, Roma, Napoli ma anche all’estero come ad esempio a Gerusalemme dove ha partecipato, ironia della sorte, alla sua 33esima maratona in un luogo in cui il 33 ha un significato particolare sul piano simbolico), oltre 100 mezze maratone e molte presenze al Passatore. Una competizione di 100 chilometri, distanza nella quale vanta quattro titoli di campione italiano, che rappresenta il suo target di riferimento: «Dopo 6-7 anni da quando ho iniziato a correre ho partecipato per 14 volte consecutive a questa gara che da Firenze arriva a Faenza passando attraverso l’Appennino. Un percorso particolare ed è sublime potere portare a termine corse di questo tipo».
Ed è proprio dal serbatoio di esperienza riempito in questa manifestazione che l’ex sottoufficiale dell’Aeronautica attinge per dare dei consigli alle persone anziane intenzionate, seguendo il suo esempio, a superarsi coltivando senza soluzione di continuità la passione per l’atletica e ambire, magari, a correre una maratona: «Per fare bene alla 100 chilometri del Passatore contano due cose: le gambe e il cervello e nel momento in cui le gambe non vanno deve essere il cervello a prendere il sopravvento e ad oltrepassare gli ostacoli. La ricetta giusta da fare vedere ai miei coetanei si basa sul fatto che non bisogna mai dire o pensare di non farcela. Si può arrivare fino in fondo sapendo gestire le proprie energie senza esaurirsi partendo, ovviamente, dal presupposto che per avvicinarsi ad un certo di tipo di manifestazioni occorre un adeguato periodo di preparazione».
Ecco uno dei segreti di un corridore che, nonostante le 82 primavere sulle spalle e gli inevitabili acciacchi dovuti all’inesorabilità del tempo che passa, non ha intenzione di fermarsi: «Lo sport è palestra di vita e veicola valori positivi. Correre mi ha aiutato e mi aiuta ancora a superare le avversità della vita e della quotidianità. Prima mi allenavo non meno di cinque giorni alla settimana ma, anche se negli ultimi tempi ho dovuto diluire inevitabilmente le sessioni di allenamento, continuo a tenermi in forma. Prossimi appuntamenti in agenda? L’8 dicembre – ha confermato Vaghetto che in passato ha lasciato il segno anche nelle ‘defunte’ corse di 24 ore – parteciperò in viale della Libertà a Palermo al Memorial podistico Salvo D’Acquisto, sulla distanza dei 10 chilometri, e per l’anno nuovo cercherò di farmi trovare pronto cogliendo al volo le occasioni che si presenteranno». Com’è capitato per caso 22 anni fa in occasione della Maratona di New York, l’inizio del suo percorso. Gara che ha ripetuto poi altre due volte e nella quale (con un tempo intorno alle 4 ore e mezza) ha esordito con un buon piazzamento.