Escrementi, preservativi usati, bottiglie rotte, grosse boe e panchine a mo' di letti. Gli stabilimenti balneari comunali di viale Kennedy, due mesi dopo l'inizio della stagione fissato dalla Regione Sicilia, sono completamente inservibili. I sanitari sono stati portati via o distrutti, e le porte divelte. Ma l'appalto per la gestione degli impianti è stato affidato pochi giorni fa e intanto, a ripulire, ci sono solo gli operai della nettezza urbana. Guarda le foto
Playa, spiagge libere ridotte a discariche Il Comune: «Oltre dieci tonnellate di rifiuti»
«La bonifica è iniziata il 29 maggio e continuerà fino alla seconda settimana di giugno». E finché non sarà finita, i cittadini che vorranno passare del tempo in una delle tre spiagge libere di Catania sono avvisati: «Ci sono rifiuti di ogni tipo, perfino vecchi mobili, prevediamo di raccoglierne una decina di tonnellate», afferma Carmencita Santagati, assessore a Ecologia e ambiente del Comune etneo.
L’ingresso della spiaggia libera n°3Ma i rifiuti non sono l’unico problema: alla spiaggia libera numero uno i sanitari dei bagni sono distrutti, una parete annerita denuncia un principio d’incendio, e le mattonelle sono state staccate dal muro e portate via. Un buco nel muro fa passare la luce, i vetri alle finestre sono spaccati e non è rimasto un lavandino. E poi escrementi umani, bottiglie rotte, preservativi usati, abiti abbandonati, insetti. L’aria, irrespirabile, puzza di urina. In una delle stanze dell’edificio principale, quello in cui, a stagione avviata, di solito c’è la postazione della polizia municipale, è stato sistemato un materasso, in mezzo alla sporcizia. Le ante dell’ingresso sono divelte, mancano anche gli infissi. Alla spiaggia libera numero due le toilette in sé sono quasi integre: gabinetti e lavandini sono lì, i rubinetti no. E neanche le porte. Sono rimasti gli avvisi attaccati dal Comune: «Attenzione: balneazione non sicura per mancanza del servizio di salvataggio». E la spazzatura. La spazzatura è ovunque.
La spazzatura è anche quello che ti accoglie alla spiaggia libera numero tre. All’entrata, dopo la sedia lasciata là da un posteggiatore, i sacchetti sono uno sopra l’altro, come se quella fosse una discarica. A cielo aperto, col mare davanti. La sabbia è piena di lattine di Heineken e cocci di Moretti, vicino alla battigia c’è anche una grossa boa di metallo. Alta più di un metro, pesante, gialla, incrostata di telline, ancora attaccata a una catena. Poi c’è una panchina, con sopra un piumone, qualche coperta e una bottiglia di plastica. Dentro ai camerini, piatti e bicchieri usa e getta, resti di pic-nic al mare. I vetri alle finestre sono tutti spaccati.
Quello che resta dei bagniSecondo un decreto emanato dalla Regione Sicilia il 7 marzo 2013, la stagione balneare isolana per quest’anno è iniziata l’1 aprile e terminerà il 31 ottobre. Entro l’ultimo giorno di marzo era necessario, secondo l’ordinanza, attuare «tutti i provvedimenti volti a eliminare le cause di inquinamento delle zone di costa e di mare vietate e temporaneamente vietate alla balneazione». Ma il bando di gara per la gestione, dal 2013 al 2015, delle spiagge libere comunali di viale Kennedy è stato pubblicato solo il 14 aprile. E prevede anche l’assegnazione dei punti di ristoro e dei parcheggi. «Il valore presunto dell’appalto si legge nel relativo capitolato è stato calcolato in 55mila euro annui, per un totale di 165mila euro». «Il bando è scaduto due settimane fa e credo che la gara sia stata assegnata», precisa l’assessore Santagati. «Comunque, non è di mia competenza puntualizza Io mi occupo solo di arenile e litorale». Il resto spetta a Santi Rando, assessore a Decoro urbano e mare.
In attesa che intervenga la ditta che s’è aggiudicata le strutture comunali per il prossimo triennio, la pulizia delle spiagge «proseguirà a opera degli operatori della nettezza urbana del Comune di Catania». E non della Multiservizi, cosa che era accaduta lo scorso anno. Quando, a seguito delle intimidazioni ricevute e del tentato omicidio ai danni del titolare, l’azienda vincitrice dell’appalto aveva rinunciato. L’amministrazione era stata costretta, di conseguenza, a farsi carico di tutt’e tre le aree del litorale destinate liberamente ai catanesi.