Il direttore di TeleJato sei anni fa finì coinvolto in un'inchiesta che lo vedeva indiziato di avere chiesto denaro al sindaco di Borgetto in cambio di un trattamento di favore sul proprio telegiornale. L'accusa aveva chiesto undici anni. La soddisfazione del legale Antonio Ingroia
Pino Maniaci è stato assolto dall’accusa di estorsione Per il tribunale il fatto non sussiste. «Fatta giustizia»
Dopo una lunga camera di consiglio, il giudice monocratico del Tribunale di Palermo ha pronunciato la
sentenza del processo di primo grado a carico di Pino Maniaci. Il direttore di Telejato, difeso dagli avvocati
Antonio Ingroia e Bartolomeo Parrino, è stato assolto per il reato di estorsione ai danni degli ex sindaci di
Borgetto e Partinico, Gioacchino De Luca e Salvo Lo Biundo, perché il fatto non sussiste, mentre è stato
condannato a un anno e cinque mesi per diffamazione. «Giustizia è fatta – ha scritto su Facebook Ingroia –
dopo sei anni di un indecente linciaggio mediatico finalmente è arrivata la sentenza che ha assolto Pino
Maniaci da tutte le accuse di estorsione che lo avevano ingiustamente inchiodato e distrutto in questi sei
anni».
La pm Amelia Luise aveva chiesto per il giornalista la condanna a undici anni e mezzo di carcere. Richiesta
duramente contestata dagli avvocati difensori, che «solitamente si riserva ai delinquenti più spregevoli – ha
aggiunto Ingroia – ma Pino Maniaci ha diritto non solo che gli venga risarcito il danno subito, ma che gli
vengano restituiti sei anni di vita distrutta, l’onore e la reputazione professionale indegnamente cancellata.
Quella di oggi è una sentenza che riconcilia i cittadini con la giustizia del tribunale di Palermo, ma sei anni
di gogna mediatica restano e sono troppi e costituiscono un atto di accusa contro chi lo ha accusato, alcuni
con leggerezza, altri con strumentalità, altri ancora in malafede – continua il legale -. Ne è una dimostrazione il
fatto che il Tribunale, assolvendo oggi Pino Maniaci, ha anche ordinato la trasmissione alla procura di un
verbale dibattimentale di uno dei suoi accusatori che si era costituto parte civile contro di lui. Una cosa è
certa – taglia corto Ingroia – i guai di Pino Maniaci sono iniziati dal momento in cui ha cominciato ad
indagare sulle distorsioni del tribunale Misure di prevenzione di Palermo, quando questo era presieduto
da Silvana Saguto».
Proprio sulla ex presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, i legali si
erano soffermati nel corso dell’arringa difensiva dello scorso 9 febbraio: «La deposizione dei carabinieri
Genco e Tummina all’udienza del 25 febbraio 2020 ha dimostrato che la dottoressa venne più volte presso
la caserma dei carabinieri di Partinico che stava indagando su Pino Maniaci», aveva spiegato Ingroia,
ricordando le intercettazioni della Procura di Caltanissetta che oltre cinque anni fa ha registrato l’interesse
dell’ex magistrata affinché le indagini nei confronti del direttore di Telejato arrivassero presto a
destinazione. «Loro ci stanno lavorando – diceva Saguto durante una conversazione telefonica – me lo hanno
assicurato. Lo Voi (Procuratore capo di Palermo, ndr) mi ha detto: “Prenditi i calmanti e statti quieta, non
c’è bisogno di fare niente con Maniaci, stai tranquilla”». Per poi prendersela, in un’altra telefonata, con gli
stessi colleghi. «Se questi si spicciassero a fare le indagini che stanno facendo, noi non avremmo bisogno di
fare niente. Quello che non capisco è per quale ragione ancora nessuno si muove contro questo stronzo di
Telejato».
Oggi la decisione del giudice Mauro Terranova, che lo ha prosciolto con formula piena dall’accusa più
infamante, quella che nel 2016 lo ha visto coinvolto in una retata insieme ad alcuni mafiosi di Borgetto, che
poi furono processati in separata sede.