La decana tra le allenatrici azzurre, alla soglia degli 82 anni, ricorda assieme al marito Ignazio Russo i tanti decenni passati alla guida della Libertas Katana atletica: «Credo di non avere un'erede: siamo stati bravi a creare una famiglia, trattavamo le atlete come figlie». Guarda le foto
Pina Marino, l’etnea prima allenatrice in Italia La storia della «mamma dell’atletica leggera»
Grande cordialità accompagnata da una stretta di mano calorosa e, soprattutto, la voglia di fare un salto nel tempo per ripercorrere una vita in prima linea nel mondo dello sport: si presenta così Ignazio Russo, 80 anni lo scorso gennaio, uno dei decani del mondo sportivo catanese. Russo, tra le tante altre cose, è stato atleta, insegnante di educazione fisica, tecnico e dirigente della Federazione Italiana di Atletica Leggera, organizzatore di tantissimi eventi tra cui val la pena ricordare le Universiadi del 1997, i Campionati italiani assoluti di atletica leggera nel 2001, i Campionati italiani universitari del 2005. Sei decenni di impegno costante, condivisi con la moglie Pina Marino, classe 1936: colei che, senza tema di smentita, può essere ribattezzata come la «mamma dell’atletica leggera» siciliana e italiana.
Incontrare entrambi significa avere di fronte un fondamentale pezzo della nostra storia sportiva: Pina Marino, sprinter e ostacolista negli anni ’50, è diventata assistente tecnico presso la Scuola nazionale di atletica leggera nel 1959. Gli altri dieci aspiranti tecnici che hanno conseguito il titolo assieme a lei erano uomini: farsi strada in un mondo che ancor oggi è prevalentemente maschile, però, non è stato così difficile. «Non ho mai sofferto di alcun pregiudizio – ci conferma Pina Marino – ero accettata come qualsiasi altro allenatore e atleta». «Quando in Federazione si parlava di tecnici femminili – gli fa eco Ignazio Russo – si faceva automaticamente riferimento a Pina: lei ha aperto una strada, è stata brava a crearsi spazio in un mondo declinato soltanto al maschile, ancora oggi».
Pina Marino è dunque una precorritrice che, però, ammette di non aver avuto in tal senso dei veri e propri eredi: «Quello dell’allenatore è un mestiere difficile, anche perché ci sono molte discipline e specialità tecniche differenti». «Abbiamo avuto grandi donne nell’atletica leggera italiana – puntualizza Russo – come Sara Simeoni e Gabriella Dorio, ma nessuna di loro ha mai ricoperto la parte tecnica». Il segreto di una carriera unica, che dal 1965 ha visto la Marino come tecnico dirigente della Libertas Katana atletica, è stata la sua metodicità, unita a un carattere forte e deciso. Sono tanti gli aneddoti, a riguardo: «Era stata scelta – ricorda il marito – come capo delegazione della rappresentativa siciliana del Coni. All’aeroporto di Fontanarossa c’era sciopero degli aerei: durante la lunga attesa, riuscì a convincere chi di dovere a dar da mangiare a tutta la rappresentativa».
Passione e rigore, dunque, hanno sempre caratterizzato l’operato di colei che è stata definita il «Bruno Cacchi in gonnella» dell’atletica italiana (Cacchi è stato storico commissario tecnico della nazionale azzurra, ndr). Uno stile di vita che ha trasmesso anche alle centinaia di ragazze che ha allenato durante la sua carriera e che, ancora oggi, contattano Pina Marino per salutarla e ringraziarla. «La chiamano mamma Pina – ricorda con un sorriso Ignazio Russo – lei si è sempre dedicata alle sue ragazze anche nelle vesti di educatrice e madre, non curando soltanto la parte atletica. Mia moglie è riuscita a formare una vera e propria famiglia – ammette Russo – e, quando rifletto su questi particolari, posso dire con certezza che sia io che lei abbiamo seminato bene».
L’affetto delle ex allieve, forse, vale più dei tanti riconoscimenti di una carriera inimitabile: Pina Marino, tra le altre cose, ha ricevuto la qualifica di allenatore per meriti e, soprattutto, la Quercia di terzo grado: diploma che si assegna dopo aver superato i 30 anni ininterrotti di attività all’interno della Federazione. Il ricordo di Laura Torre, atleta della Libertas Katana dal 1980 al 1989, è significativo: «Donna e allenatrice molto severa, ma allo stesso tempo professionale. A distanza di anni – ammette Torre – riconosco in lei tanti pregi: la serietà nel lavoro e l’impegno costante sono rimaste per me un costume in ogni ambito della vita». Torre conclude poi con un ricordo: «Quando ci siamo riunite allo Sheraton in occasione della festa per gli 80 anni di Pina Marino, il professor Russo ci ha detto: “Vi abbiamo cresciute tutte come figlie“. Questa frase non la scorderò mai».