Alessandro Liga è uno dei pionieri a Palermo. Svolge la sua occupazione per lo più nel settore edile, riprende dall'alto i cantieri con il suo Partagas 84. «C'è chi si improvvisa e combina guai. Per adesso la professione è poco diffusa e farla franca è facile, ma presto le sanzioni fioccheranno»
Pilota di drone, nuovi mestieri prendono piede in città «Settore in espansione, ma ci sono anche gli abusivi»
Non solo matrimoni: «Personalmente non sono la mia prima scelta, anche se qualcuno può sempre capitare. Lavoro soprattutto nel settore dell’edilizia: vengo ingaggiato per eseguire ispezioni nei cantieri, aerofotogrammetrie e rilievi tridimensionali». A parlare è Alessandro Liga, dal 2015 pilota di drone palermitano in possesso di brevetto Sapr – sistema aeromobile di pilotaggio remoto, riconosciuto dall’Enac – uno dei pionieri della professione in città: «È un settore lavorativo in espansione, anche se al momento siamo in pochi a svolgerlo. Nell’immaginario collettivo, prendere in mano i comandi è una cosa semplice, ma è solo un’imprsessione. Bisogna studiare e impegnarsi – spiega Liga – il corso per essere abilitati prevede 33 ore di teoria e quaranta di pratica».
Non tutti, però, seguono le regole: «C’è chi si improvvisa, lavora senza licenza e magari combina guai». Come è successo a maggio durante il ricevimento per festeggiare un matrimonio, ad Altofonte, quando il novello sposo è stato colpito da un velivolo in pieno volto. «A Palermo – spiega Liga – i piloti abilitati sono davvero pochi, si contano sulle dita di una mano. In molti lavorano senza licenza. Poi, però, succedono queste cose. Per adesso la professione è poco diffusa e farla franca è facile ma tra qualche tempo le sanzioni fioccheranno».
Pilotare un drone può, dunque, diventare una professione. Ma alla base ci vogliono passione e dedizione, anche per la cura e la manutenzione del proprio velivolo: «Il mio si chiama Partagas 84, come i sigari cubani che adoro. Chiaramente è assicurato contro danni provocati a cose e persone, se si vuole svolgere il proprio lavoro in maniera professionale bisogna essere disposti anche ad affrontare delle spese».
I motivi che hanno spinto Liga a imbarcarsi in questa nuova esperienza sono quelli comuni di una generazione, costretta a reinventarsi per mancanza di occupazione nei tradizionali settori lavorativi o per la crisi economica che ha messo in ginocchio tantissime attività commerciali: «Per dieci anni sono stato nel settore delle agenzie di scommesse, poi la pressione fiscale mi ha costretto a trovare altre soluzioni per tirare avanti. Mi sono guardato attorno e ho scelto di imbarcarmi in questa avventura. Per adesso il lavoro non manca, anche se in altre città come Milano o Torino ci sono maggiori opportunità. A Palermo la burocrazia ti soffoca – spiega Liga – servono mille permessi da diversi enti per far volare il done. Nonostante ciò, sono fiducioso: è un lavoro che mi piace svolgere e che spero possa continuare a darmi soddisfazioni».