La decisione, finora soltanto vociferata, viene confermata dall'istituto di credito ibleo che intraprende, malgrado la tradizione di radicamento sul territorio, la strada della dismissione delle filiali. Per il paese è un duro colpo
Piedimonte resta senza banca: Bapr pronta all’addio Si prepara protesta, ma prevale «razionalizzazione»
Il timore, finora circolato in paese solo come vocio, è ormai una realtà.
Piedimonte Etneo perderà il suo unico sportello bancario rimasto in attività, quello della Banca Agricola popolare di Ragusa, in corso Vittorio Emanuele II. La conferma arriva a MeridioNews direttamente dai vertici dell’istituto di credito ibleo e si preannuncia come un tassello di un più ampio piano di ridimensionamento della presenza della banca sul territorio siciliano. Sarebbero più di trenta in tutte le province – ma sulle cifre complessive Bapr non ha fornito certezze – le filiali destinate a chiudere nei prossimi mesi. Un percorso già intrapreso da altri istituti come Unicredit, Credito siciliano (gruppo Creval) e Banco Bpm e che conduce a esiti impensabili fino a qualche tempo fa. Ovvero decine di centri abitati senza neppure un bancomat e l’amare impressione di una spoliazione senza fine del territorio.
Nel Catanese gli ultimi casi si erano registrati nei piccoli centri di Sant’Alfio e Castiglione di Sicilia. All’elenco si aggiungerà a luglio, data fissata da Bapr, anche Piedimonte. L’anno scorso era stata la filiale del Credito siciliano a salutare il paese, ma in pochi si erano scomposti poiché restava ancora Bapr. Adesso invece la novità spiazza un po’ tutti. L’istituto ibleo, del resto, ha da sempre fatto del suo fortissimo radicamento nelle province il cavallo di battaglia principale. Non è bastato per evitare che il tabù della dismissione degli sportelli non venisse infranto, nella logica di una «razionalizzazione» che – assicurano da Ragusa – non implica «l’abbandono del territorio». I cambiamenti, in ogni caso, sono affare comune a tutto il sistema bancario. Anche per attori come Bapr, indicati per anni come «realtà solida», oggi non immuni da scossoni che potrebbero, come si vocifera fra gli addetti ai lavori, preludere a ristrutturazioni ben più radicali. L’ultimo bilancio, quattro giorni fa, è passato malgrado il «no» di circa 500 risparmiatori. Un numero mai così alto nella storia lunga 130 anni della popolare, da novembre affidata al manager Saverio Continella.
Vero è che la banca è un servizio essenziale, ma a prevalere sono sempre i meccanismi del mercato. Qualcuno ha pronosticato per le vecchie filiali una fine paragonabile a quella delle cabine telefoniche, spazzate via dalla rivoluzione digitale. A che serve un ufficio – anche di soli tre impiegati come a Piedimonte – quando esiste l’home banking? Nei piccoli paesi, nelle zone periferiche, è talvolta però difficile rassegnarsi. La prima reazione, davanti alla prospettiva di diventare un «paese senza banca», arriva dal circolo Lega di Piedimonte. Il consigliere Gabriele Ucciardello chiederà una seduta straordinaria di consiglio. «La chiusura della filiale – scrivono i leghisti in una nota – non deve lasciare indifferenti i cittadini di un paese nel quale la popolazione residente, per ragioni anagrafiche, è in buona parte priva di alfabetizzazione informatica». L’addio di Bapr coinciderebbe con «un duro colpo per i singoli, le piccole imprese locali, gli artigiani, agricoltori e commercianti, privati dell’unico sportello operante sul territorio».
Il sindaco Ignazio Puglisi, dal canto suo, sposa l’iniziativa e si dice pronto ad alzare la voce: «Avevo già scritto ai vertici di Bapr per chiedere un incontro, ma non ho avuto risposta. Sembra tutto già deciso». Sempre da Ragusa fanno sapere che a Piedimonte verrà lasciato uno sportello Versa facile per gli esercenti, ma per il bancomat sembrano ormai non esserci più speranze. I residenti dovranno spostarsi a Linguaglossa o a Fiumefreddo per trovare il più vicino.