Piazza Dante, il giardino piantato dai ragazzi Alberi per Mauro Rostagno e don Pino Puglisi

Bella Abzug, leader del movimento femminile statunitense; don Pino Puglisi e il giornalista Mauro Rostagno, uccisi per mano della mafia; Franz Jagerstatter, giustiziato per essersi rifiutato di servire nell’esercito nazista; Massimiliano Kolbe, francescano polacco che prese il posto di un padre di famiglia salvandolo da Auschwitz; Carmelo Salanitro, antifascista ucciso al campo di concentramento di Mauthausen. Sono loro i Giusti e le Giuste a cui i ragazzi del liceo scientifico Boggio Lera di Catania hanno dedicato gli alberi piantati stamattina nella zona verde di piazza Dante, di fronte al Monastero dei Benedettini.

«Giardino delle giuste e dei giusti»: è questo il nome dell’iniziativa che si inserisce all’interno del progetto bandito dalla sezione catanese della Federazione nazionale degli insegnanti (Fnism), di cui è presidente la professoressa dell’istituto Vaccarini Pina Arena, e dal gruppo Toponomastica femminile, sostenuto da diverse associazioni catanesi. In prima linea Legambiente con tanti volontari, tra cui Costanza Franzì, che racconta come la prima fase del progetto – che ha come obiettivo creare unione tra ambiente e cultura e rimboschire Catania – abbia interessato il recupero degli spazi verdi non utilizzati all’interno delle scuole superiori Vaccarini e Boggio Lera. «La giornata di oggi ha respiro più ampio – spiega – abbiamo deciso di portare il progetto fuori dalle mura scolastiche per far affezionare i ragazzi al verde della città».

E il fatto che gli studenti abbiano dedicato gli alberi a persone che per loro hanno lasciato un segno ha un valore aggiunto. «Diventano simbolo non solo di un ambiente pulito, ma soprattutto di un impegno sociale vivo e che continua a crescere. Speriamo che tornino a curarli». Tra i sostenitori del progetto anche Mobilità sostenibile Catania. «Questa iniziativa permette di rivalutare un’area pedonale che, se valorizzata, potrebbe essere uno spazio per tutti i cittadini», commenta l’architetta Annamaria Pace. Con lei anche la figlia, che ha piantato alcuni alberelli, perché «i bambini sono i primi da cui si deve partire per divulgare questo messaggio».

E proprio gli studenti del Boggio Lera sono stati d’esempio nel prendere parte a questa iniziativa. Miriam, della 1 CL, spiega che la sua classe ha scelto di dedicare l’albero a Mauro Rostagno perché «merita di essere ricordato in quanto ha lottato per la mafia, argomento che ci riguarda da vicino, ha aperto un centro per tossicodipendenti e ha lottato contro il franchismo» dice ricordando quello che ha studiato in classe. La classe 1 BL, invece, ha scelto Massimiliano Kolbe. «Ha dato la vita per salvare un padre di famiglia in un campo di Auschwitz», commentano Sofia, Mariapia e Marica. È per loro e per tanti altri che oggi sono stati piantati nella piazza gli alberi della macchia mediterranea. Olivastro, mirto, lentisco, ginestra e filirea, come spiega Alessandro Di Marco, volontario Legambiente.

Tra i promotori dell’iniziativa Officine Culturali, l’associazione che si occupa delle visite guidate al monastero dei Benedettini. «Questa piazza è il biglietto da visita del Monastero e le battute dei visitatori sul suo stato sono frequenti», sostiene Emanuela Lupica. Officine culturali si impegnerà per mantenerla pulita come fa con il giardino di via Biblioteca, anche se è fondamentale il supporto dei cittadini. «Ci vorrebbe più attenzione da parte di tutti – invita Emanuela – in primis degli abitanti del quartiere, a cui viene affidato questo pezzo di verde».

«Sono felice perché quando le associazioni fanno rete vengono fuori delle iniziative bellissime – aggiunge Davide Ruffino, consigliere della prima municipalità –Vogliamo combattere lo smog nella nostra città, incentivare l’uso di mezzi sostenibili e rafforzare quelli pubblici». Anche lui ha portato il figlio, forse «futuro volontario di Legambiente», ipotizza scherzando. All’iniziativa ha partecipato anche Giusy Belfiore dell’associazione Guide Turistiche provinciali che ha raccontato ai ragazzi il mondo nascosto che c’è sotto la piazza. Tanti anche gli abitanti della zona che oggi sono venuti a curiosare. 

«Ho passato 10 anni della mia vita a scuola al Monastero», racconta Giancarlo Consoli, che ha ricordato uno dei tanti episodi che lo hanno visto protagonista da ragazzino in quella piazza. «Eravamo riusciti a comprarci un pallone per giocare e un ragazzino della zona se lo prese». Consoli inseguì il ragazzino per riprendersi ciò che gli apparteneva, ma fu colpito con la lama di un temperino. «È stata sempre una piazza confinante con un quartiere con problematiche sociali grosse – conclude – Ne sono rimasto sempre affezionato e sono qui oggi per solidarietà e simpatia».  


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